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Pasquetta in quarantena: braciata su whatsapp

- 26/03/2020


Ahhhh, che tempi quando ci lamentavamo della chat di gruppo per organizzare Pasquetta. Tempi lontani. Oramai quello è diventato solo un ricordo, una chimera, una speranza che fu.

Adesso che siamo tutti a casa i gruppi su whatsapp sono milioni. Qualsiasi tipologia. Gruppo “noia”, gruppo “cuochi”, gruppo “ginnastica”, gruppo “dieta”, insomma chi più ne ha più ne metta. Persone mai sentite nell’ultima decade, compagni di liceo, della scuola elementare, della gita. Presenze che come zombie riemergono tra i contatti e si fanno vive per chiacchierare. 

Per carità, siamo talmente tanto in buca che una persona che vuole parlare con noi è una manna dal cielo, una cometa, quindi perché privarci anche di questo piacere. Non ci sono più neanche i centralini a chiamare nei momenti meno opportuni e adesso, che ora vorremmo disperatamente sentirli per scambiare due sani insulti, non chiamano.

Invece le telefonate sono tutte mielose, affettuose, comprensive e di supporto. Videochat con 6-10 persone in contemporanea. La vita in diretta condivisa su un telefono. Bisogno di vedere persone fisiche e non solo sentirle. Il fastidio di veder suonare il telefono da numeri che non conosciamo, se prima era angoscia, adesso invece è un dono. Persone che non ci saremmo mai lontanamente immaginate di sentire nel nostro quotidiano ecco che appaiono e ci indicano la strada come un Messia. 

La domanda è: le sentiremo ancora tutte queste persone finita questa situazione di staticità casalinga? Dedicheremo ancora delle ore a quella persona o la stiamo usando solo come salvagente per svoltare una giornata? Sicuramente i gruppi dove adesso le persone condividono qualsiasi cosa dal nuovo brufolo alle pile nuove del telecomando rimarranno muti e silenziosi.

Quanto di quello che stiamo facendo adesso continueremo a fare anche dopo?

Nel pieno ritmo lavorativo faremo ancora una così accurata raccolta differenziata lavando persino le confezioni di plastica? Saremo così bravi da centellinare la spesa senza abboffarsi come maiali? Prenderemo meno la macchina per mantenere l’aria più pulita? Continueremo ancora a cucinare neanche per le selezioni dì Masterchef? Ma soprattutto, quella persona chiamata un po’ per sbaglio un po’ per solitudine, la sentiremo e forse la vedremo? 

Tutto amplificato in questi giorni anche la dipendenza da essere umano. La necessità di raccontare tutto e trascorrere ore al telefono, cosa che che nei ritmi quotidiani odi fare perché magari hai mal di testa, adesso volano che è una meraviglia. L’ansia di essere aggiunto al gruppo “vacanze2020” ci mancherà come ci mancherà aprire un gruppo per organizzare “Pasquetta” per poi vedere che i membri del gruppo parlano di tutto tranne che di pasquetta. Siamo talmente abituati a lamentarci che non ci rendiamo conto che stiamo usando quello di cui ci lamentiamo come un salvagente.

Quando una telefonata ci allungava la vita.

Più passano le settimane, più le persone sclerano e condividono su Facebook mille passatempi tanto che mi viene da pensare cosa accadrà finito questo periodo. Ci saranno le condivisioni con hashtag #finalmente o #libertà senza considerare che stare a casa ci sta preservando.

Mi vedo già subito gente nuda al mare, piedi nell’acqua, selfie in mezzo al caos con scritto #quantomimancava. Come è buffo l’essere umano, lamentarsi, lamentarsi sempre. Prima regola. Stai in casa vuoi uscire. Devi uscire vorresti stare in casa. Ti scrivono vorresti non ti scrivessero. Non ti scrivono e vorresti che ti scrivessero. Non sopporti telefonare, fai telefonate di giorni interi. Tutto il contrario di tutto. Ma quando arriverà lunedì di pasquetta e non ci sarà da organizzare la bracciata in giardino, da trasferirei in casa perché inizia piovere, anche i meno sentimentali secondo me rimpiangeranno quello sbuffare e alzare gli occhi al cielo alla notifica: sei stato aggiunto al gruppo “pasquetta 2020”.

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