Oggi è la vigilia di Natale.
In tutte le zone d’Italia si consumerà il rito del pranzo condiviso con tutta la famiglia, pronta a riunirsi eccezionalmente durante le feste dopo un anno di latitanza dai grandi eventi (matrimoni e funerali esclusi).
Gli studenti fuori sede tornano a casa, i parenti trapiantati al nord affrontano ore di viaggio per tornare nel caldo focolare del sud decorato dai presepi viventi, i nostri compagni faranno il loro ingresso nel magico mondo della famigghia con la benedizione di mamme, zie e frociarole varie (non senza qualche imbarazzo dei parenti di sesso maschile), le nonne piangeranno dalla gioia di ritrovare figli dispersi in ogni angolo del globo e tutti si divertiranno attorno al desco natalizio.
Proprio tutti tutti? Ammettiamolo, no.
Gli interminabili pranzi di Natale (così come le cene della vigilia et similia) per alcuni sono il vero male del secolo, più delle pochette di Carpisa, più del cd natalizio di Laura Pausini. Perché? La ragione sta nella varia umanità che si ritrova attorno alla tavola imbandita nel triduo letale del 24-25-26. Alzi la mano chi non si è ritrovato ad avere a che fare, a Natale, con questa meravigliosa schiera di personaggi della commedia dell’arte.
La zia “signorina”
Di età superiore ai 50 anni, è la classica signora della porta accanto che non è mai riuscita a farsi corteggiare da un uomo. Sarà colpa di quei mustazzi incolti o di quel look da consacrata laica dei Focolarini, ma proprio gli uomini non la notano. E se anche la notassero, sarebbe ormai troppo tardi per riaprire una bottega ormai sotto custodia fallimentare. Di solito, di lavoro fa la segretaria ed è una taccagna senza possibilità di redenzione che sgancia i danari solo per le questue della chiesa del quartiere, presso la quale ha fatto carriera per sopperire ad altre mancanze. Date le sue pessime doti culinarie – il massimo della sua ars gastronomica è il minestrone dell’Eurospin – durante i pranzi di Natale funge da cameriera e mescita. Si becca spesso le battute del cognato impertinente di turno. Il suo livello di educazione sessuale è tale da farla arrossire anche quando si parla di mestruazioni, che lei chiama ancora “il marchese”.
La zia vedova
Di tutt’altra pasta rispetto alla zia signorina, la zia vedova è ormai una donna emancipata, realizzata e felice. Gode della ricca reversibilità del compianto marito, che ha onorato con abnegazione fino all’ultimo sospiro, ma del quale ha ampiamente elaborato il lutto fino a scoprire che una vita oltre i fornelli e le faccende di casa è possibile. Durante i pranzi di Natale è sempre la più energica, allegra, gioviale e generosa. Non dovendo badare al giudizio del coniuge, fa battute sconce e provoca il cuginetto adolescente di turno che si chiude in bagno per pasticciarsi. Ha modi spiccioli e sbrigativi, e da vera donna alfa si impone come aiutante cuoca, cameriera e tuttofare. Durante il pranzo racconta di quanto si stia bene senza uomini e prende in giro le sue amiche in corso di separazione. Urla per parlare anche se ti chiede di passarle il sale. È spesso ragione di imbarazzo per i suoi figli, che vorrebbero sedarla. Alla zia vedova piace alzare il gomito, e a fine serata si ritrova con un hangover micidiale da dover gestire tra una sessione di tombola e una del mercante in fiera.
Il cognato qualunquista
Si manifesta così: tv accesa sul tg, scene di ordinaria immigrazione del giorno di Natale e l’immancabile commento fuori luogo del cognato qualunquista, che crede a tutte le bufale condivise su facebook, da Rihanna figlia di Cécile Kyenge a Samuel L. Jackson che fa shopping in centro con i 35 euro degli italiani. Oltre al qualunquismo, è un vero campione del mondo di benaltrismo. La sua reazione ad ogni notizia è “E GLI ITALIANI CHE DORMONO NELLE MACCHINE“, da declinare in ogni accento possibile, pure se Alberto Bilà del tg5 annuncia un servizio su una mostra d’arte egizia. Altro classico è “DOVE ANDREMO A FINIRE?”. E la risposta che vorresti dargli è “tu sicuramente a fanxxlo“. I più arditi rimpiangono i treni in orario di quando c’era LVI. Tra un’invettiva e l’altra lanciata a politici random, strafoga ettari di cibo a una velocità sconsiderata. Quando si stanca di parlare di politica, il calcio è il suo argomento di riserva. Sciorina nomi di calciatori con un’abilità da fare invidia al compianto Aldo Biscardi. Voi solitamente lo avete a tavola di fronte, e vi chiedete cosa sia andato storto nella mente di vostra sorella quando se l’è sposato.
I CUGINI
Capitolo a parte meritano i cugini, che noi, figli di genitori di famiglie numerose, abbiamo solitamente in quantità
LA CUGINA SOCIAL
Appena arriva saluta con un irritante entusiasmo, tira fuori il bastone per i selfie e comanda “AAALLOORA GUARDATE TUTTI QUI FACCIAMOCI UN SELFIEEEE“! La famiglia per lei è out per 364 giorni l’anno, ma a Natale fa sempre comodo mostrare le vergogne del parentame in fila per tre col resto di due su instagram e facebook. Condivide immediatamente lo scatto, tagga pure il cane e l’albero di Natale e infarcisce il post di filtri e hashtag discutibili come #xmastime#family#ILoveFamily#SieteTuttaLaMiaVita#CèAncheNonnino#FamigliaPazzaaaaa.
Studia solitamente scienze della comunicazione o della formazione, facoltà delle quali decanta tutte le difficoltà insormontabili che supera con abilità grazie al suo qi sopra la media. Chiede un selfie a tutti, dal nonno alticcio a te che non la sopporti, ma che ci vogliamo fare, è Natale, ti abbraccia e devi sopportarla. Fotografa e instagramma di tutto col suo iPhone dalla cover glitterata, dai segnaposti alla parmigiana di melanzane (che non mangerà, ma posterà con gli hashtag #yummy#DaDomaniADieta con tanto di primo piano col dito sulla guancia) fino ai gamberetti in salsa rosa, e in un’ora di antipasti, dopo aver addentato un gambo di sedano e una fetta di prosciutto, è già piena. Veste sempre e ingiustificatamente come se fosse il 15 agosto, perciò ha sempre freddo. Ti osserva sempre con quell’aria alla “tu sei quello che i francesi chiamano les incompetents“.
IL CUGINO SOCIOPATICO
Vive nel suo mondo nerd coltivando i rapporti sociali esclusivamente su whatsapp, telegram, facebook, twitter. È sempre aggiornatissimo sui prodotti Apple. Mangia sempre con la forchetta in una mano e l’iPhone dall’altra, ad un certo punto chiede dove sia la presa più vicina per ricaricare la sua ragione di vita melafoninica. Si esprime a monosillabi, e quando gli girano le balle in grugniti. Se per caso ti cade l’occhio su una sua chat whatsapp, è lì che scrive “ahahahahah” pur rimanendo assolutamente imperturbabile e col broncio. Ha più consolle in camera che amici con i quali andare a bere una birra, ti concede gli auguri con la manina moscia perché fondamentalmente gli fai senso. Può essere soggetto ad attacchi di ira tra i tortellini in brodo e l’arrosto di agnello.
IL CUGINO COMPLICE
È l’amico di giochi, il custode dei tuoi segreti. Siete cresciuti insieme e da sempre occupate lo stesso posto al tavolo, vicini. Basta un’occhiata per intendersi e ridere di gusto dell’ennesimo momento comico del pranzo. Il problema è che ha una ragazza rompicoglioni da accompagnare ovunque, perciò come tutte le cose belle, dura poco.
Il parente che non mangia
Non mangia UN CAXXO. Sarà per la dieta, sarà perché la sua selettività alimentare ha raggiunto livelli preoccupanti, sta lì e guarda con aria di sufficienza la plebe che si ingozza della qualunque. Al massimo spizzica un po’ di sedano per antipasto o un po’ di melone dal quale ovviamente sfila il prosciutto crudo. Gli fa schifo tutto. E il brodo no, e la consistenza della carne macinata no, e il riso no, e le verdure no, e gli spaghetti no, e il panettone coi canditi no. Probabilmente è il parente più odioso della tavola, perché ha da ridire su tutto. Prima di farsi servire un piatto, deve accertarsi che questo non sia stato contaminato da alimenti non visibili e per questo sottopone al terzo grado le donne cuciniere. Ha un colorito tale da meritare un tso a base di pane e mortadella. È tra le vittime preferite di zia vedova che non ha paura di dirgli in faccia quanto sia viziato e rompicoglioni.
Nonno
Nonno è cardiopatico, ha più bypass che capelli in testa, la pressione alle stelle, i trigliceridi alti e una decina di pillole da ingoiare ogni giorno, ma sticazzi, è Natale. E si abbuffa come un criceto che riempie le guance pur di non lasciare neanche mezza caloria sul piatto. Oltre a essere una buona forchetta, ci dà dentro col nettare degli dei. Nonna lo mette in guardia, la figlia gli lancia un’occhiataccia, ma lui, con mezzo dente ancora in vita e la complicità dei generi sornioni tracanna tutta la fiaschetta incurante dell’incombente pericolo di vita. Ormai alticcio al momento della frutta secca, si lascia andare a racconti di discutibile gusto e barzellette sconce con le guance più rosse di Heidi. L’Hangover lo costringe a letto fino a Santo Stefano.
Nonna
Dall’alto del suo scranno sul quale siede imperiosa e regale, dopo aver prodotto tagliatelle, orecchiette e pasta all’uovo varia per tutto il vicinato all’alba, nonna è l’imperatrice della casa. Comanda a bacchetta le zie e soprattutto tua mamma perché tutto il pranzo sia perfetto, bene organizzato e soprattutto abbondante. Nonna non cucina, ma come gli chef stellati si limita ad assaggiare e ad annuire, in segno di approvazione, oppure a correggere, il più delle volte, le versioni light di qualunque pietanza imponendo condimenti nucleari. Nonna ordinerebbe di friggere pure le ciavatte del nonno, se potesse. È la prima persona che si saluta quando si arriva a casa e l’ultima dalla quale ci si congeda, e ha sempre la parola definitiva su tutto. Lei pensa che ogni suo Natale potrebbe essere l’ultimo anche se gode di una salute di ferro, perciò si lascia ammantare di candore, amore e vive tutto come se l’apocalisse fosse imminente. Almeno un’ora di chiacchiere del pranzo di Natale è dedicata ai suoi acciacchi, ai dottori, ai ricoveri.
Gli uomini di casa
Il più delle volte si disinteressano delle vicende domestiche. Si siedono, cominciano a spizzicare olive e taralli e cominciano a parlare, nell’ordine, di lavoro, di calcio, di politica e di defunti. Colmano i loro calici di vino fino all’orlo e mangiano come se avessero davanti l’ultimo pasto della loro vita. Chiedono bis, tris, poker di tortellini e a metà pasto sono costretti ad allargare il primo bottone del jeans per non rischiare di rovinare il Natale altrui con un decesso, o con il lancio del bottone che, pressato dalla panza, schizza fuori ad una velocità inconsueta. Durante le tombole di rito, tirano sempre fuori il repertorio della smorfia zozza che conoscono solo loro e hanno imparato ai tempi della naja. Grandi complici del nonno, con loro nei dintorni i vassoi di antipasti sono sempre vuoti.
Mammansia
Mamma durante i pranzi di Natale è la personificazione stessa dell’ANSIA. Comincia a star male il 22, quando nonna comincia a fare l’inventario di ciò che c’è in dispensa e ciò che manca. Mentre nonna è la mente, mamma è il braccio. Cucina, apparecchia, accoglie gli ospiti, bada al marito, ai bimbi, ricorda al nonno di prendere le pillole. Il giorno di Natale per lei è sudore e fatica. Zia signorina e zia vedova le danno spesso una mano ma lei sa bene che è tutto sulle sue spalle. I suoi regali di Natale consueti sono accessori da cucina e grembiuli colorati, che lei apprezza ma ammettiamolo, quanto le farebbe comodo un pomeriggio alla spa? Il 26 sera comincia a rifiorire, per poi ritrovarsi a cominciare daccapo il 31 con la preparazione della cena di capodanno. Una vita da trincea, quella di mamma durante le feste.
Cane
Cane intuisce che c’è qualcosa di nuovo che aleggia nell’aria il giorno di Natale. Può capitare di rinchiuderlo in una stanza al freddo e al gelo perché zia signorina lo teme. La sua fame chimica vince puntualmente sull’addestramento. Mille odori lo inebriano. Viene da te con gli occhioni grandi dell’amore e ti chiede il dazio. Un pezzo di finocchio, una tartina, un ciuffo di insalata, una nocciolina, la pasta al forno, la faraona ripiena per intero, qualunque cosa purché sia commestibile e possa soddisfare per qualche secondo il suo robusto appetito. Durante l’attesa raccoglie briciole e rimasugli accidentalmente caduti sul pavimento. Nonostante l’indifferenza, lui è lì imperturbabile. Sa che prima o poi cederai, lo sa. L’importante è cominciare a farsi smollare le cibarie, il resto è un percorso in discesa.
Tu
E poi ci sei tu, che ti ritrovi nel bel mezzo di questa famiglia pittoresca. Per un po’ vorresti essere altrove, poi però ti lasci andare e ti rendi conto che c’è gente che per assistere a spettacoli di questo tenore va a teatro e ci rimette dei soldi. Tu, invece, il teatro ce l’hai in casa. Tanto vale approfittarne.
E voi? Quali sono i personaggi dei vostri pranzi di Natale? Raccontateci i VOSTRI personaggi della commedia dell’arte che incontrerete durante le feste. Buon Natale a tutti!