Ci scrive Nino:Ciao Michelangelo, ciao a tutti, mi è capitato in passato di avere a che fare con ragazzi che al primo appuntamento mi riversavano fiumi di parole sui propri ex, alle volte fatti molto privati e neanche troppo edificanti. Contestualmente, in tutte queste occasioni non solo non è mai successo nulla con questi ragazzi (che pure mi piacevano tanto), ma spesso, alle volte dopo poco tempo, il tipo in questione tornava insieme al tanto vituperato ex. Non conoscendoli, e non avendo un livello di confidenza tale da permettermi di parlare liberamente, ho sempre subito in silenzio aspettando con ansia che trascorresse una porzione di tempo congrua da salutarli e dare loro l'”arrivederci a mai più” senza sembrare sgarbato. Al di là di queste situazioni borderline, cosa pensi di quelli che già dal primo appuntamento ti raccontano vita, morte e miracoli dei propri ex? Nino
Ciao Nino! Hai toccato una questione che definire ridondante nei rapporti di coppia è un eufemismo. Probabilmente è prerogativa della nostra epoca. Cinquant’anni fa era impensabile avere più ex da mettere a confronto, e anche fosse stato solo uno, discorrerne risultava molto poco elegante. Oggi ci ritroviamo non solo a fare i conti col nostro passato, ma ci viene chiesto (o chiediamo) di farci carico di ricordi e i sentimenti legati a una relazione che fu, in una sorta di contorto ménage à trois .
Potremmo cercare insieme di comprendere il perché di questo modo di proporsi, senza darci risposte facili, né tanto meno complicando ciò che non ci torna. Non siamo qui per spargere giudizi, ma per concederci un momento di riflessione e mettere un ponte tra noi e l’altro. Una delle risposte facili, e non è detto che non sia neanche la meno vera, è che il sentimento per l’ex non si sia mai spento.
Personalmente credo ci siano due tipologie di persone da prendere seriamente in considerazione: chi ancora nutre un sentimento e chi, pur libero nel cuore, fa fatica ad elaborare la rottura. In entrambi i casi l’istinto di sopravvivenza può portare le persone ad andare avanti cercando un nuovo flirt , magari con un bel “chiodo schiaccia chiodo”, ma partendo da due posizioni non proprio identiche.
Chi è rimasto con “anima e core” bene ancorati all’amato/separato, tenderà a rimuginare a gran voce (spesso utilizzando epiteti variopinti, come mi accennavi), ripercorrendo il doloroso travaglio della separazione , ma anche dell’iter che li ha portati alla rottura.
Qui c’è poco da fare, abbiamo poco da dire, soprattutto avrai poco spazio per dire la tua al tuo interlocutore, dato che da candidato a fidanzato-compagno-focosavventuradiunanotte, passi a confidente/recipiente di un malcontento che non dovrebbe toccarti nemmeno di striscio.
Queste persone sicuramente hanno bisogno di più tempo per elaborare il dolore e la perdita e, nella confusione generale, scambiano l’interesse di una persona (tu) per una spalla su cui appoggiarsi. È indiscutibile che umanamente ci sentiamo chiamati a non sbattere la porta in faccia a qualcuno che vediamo in difficoltà, ma io ti consiglierei di stoppare immediatamente quel tipo di scambio; inizia deviando prontamente la discussione su altri temi, se persiste, in modo diretto e senza fronzoli fagli presente che il momento : “perchè il mio ex” ti mette a disagio, che preferiresti parlare di voi individualmente, di voi “miscelati”, che in seguito ci sarà tempo per affacciarsi sul passato. Sentirci subordinati alle emozioni di un estraneo, per lo più riguardanti un rapporto terzo, ci prosciuga pian piano, ci fa sentire ostaggi nella nostra casa; è sacrosanto puntare i piedi affinché l’appuntamento non diventi un incontro di terapia psicologica o un momento per tamponare le ferite di uno a discapito di un altro.
Poi, come accennavo, c’è anche quella persona che magari ti parla dell’ex perché ha bisogno di comunicare, attraverso la storia passata, attraverso le tribolazioni varie, di cosa ha bisogno, cosa non vuole accada più, o cosa auspica possa mutare.
È un meccanismo indiretto, può risultare capzioso nel suo indurci a credere che sussista ancora un legame con l’ex, ma di certo non prelude ad una conoscenza già morta in partenza: ci si può lavoarare ! Anche in questo caso mio buon Nino, io partirei cercando di instradare gli argomenti su un binario che parta da te e arrivi a lui, ma se anche qui si cerca di utilizzare sempre quel tipo di linguaggio, se vengono riportati solo episodi che hanno a che fare col suo precedente fidanzato, facendoti sentire il terzo incomodo al tuo appuntamento, con modo fermo e pacato gli esponi quel che stai vivendo, in maniera assertiva : “ho bisogno di conoscerti e farmi conoscere, vorrei si parlasse di noi !”. In maniera “asfaltativa”( solo nella diabolica perseveranza) : “comprendo che hai bisogno di sfogarti.
Ma non credi che questa cosa possa farmi sentire a disagio?” Nino carissimo, mi dici che ti risulta difficile prendere di petto queste persone, perché non avete un livello di confidenza tale da permetterti di parlare liberamente. Io invece ti esorto a non soccombere sotto il peso di un silenzio che rende quell’approccio asfissiante e, a lungo andare, darti l’impressione di essere inerme e isolato.
Noi tutti dobbiamo imparare a far rispettare le nostre esigenze. Senza prevaricare e cercando sempre di incontrarci a metà strada con i bisogni altrui. Mi hai chiesto cosa ne pensi di chi parla del suo ex al primo appuntamento: nella mia prospettiva credo sia un modo per raccontare chi siamo quando siamo impegnati sentimentalmente e, insieme, per portare alla luce il carico emotivo dietro cui nascondiamo la nostra fragilità.
Per alcuni potrebbe suonare come una preghiera: “ ti prego non farmi star male anche tu!” Per altri potrebbe essere un monito: “non sono più così ingenuo, non provarci neanche a farmi fesso!” Per altri ancora una richiesta di aiuto: “sto male, sono sfiduciato, faccio fatica a ricompormi ora come ora”! Ho conosciuto tante persone che parlavano della loro precedente storia, ed io stesso in alcuni momenti ho avuto bisogno di fare il punto della situazione, spesso brontolando, dichiarando quel che mi gravava sull’animo, forse per imprimere nella mia mente, prima ancora che in quella di chi mi ascoltava, il desiderio del cambiamento, o per esorcizzare il trauma di un legame difficile, non per forza il menzionare il “vecchio” raffigura una chiusura al “nuovo”! Chi subisce questo sfogo spesso si sente avvilito, trasparente e inadeguato.
Ci si chiede il perché di un incontro, se poi la risultante è un tavolo con tre sedie e una proiezione di diapositive su cui passano le vicende di qualcun altro. Fa male, specie quando ci piace qualcuno, dover realizzare che il nostro tempo, il nostro insediamento nella relazione, debba sostare sulle “spoglie” dell’ex! Proprio per questo dobbiamo asserire la nostra presenza.
Non è detto che dall’altra parte ci sia quella consapevolezza che porta ad una rivisitazione del proprio atteggiamento, ma il nostro non nasconderci più nel fondo della nostra mente (“l’arrivederci a mai più” di cui mi scrivi), aspettando il momento di fuggire lontano, ci riscopre persone in grado di reagire alle difficoltà, ci rivela non più vittime ma agenti di cambiamento delle situazioni che ci investono.
Una metamorfosi che potrebbe includere anche la conoscenza che andava prendendo una brutta piega. Spero di averti aiutato e spronato a vedere con occhi diversi l’uomo che si maschera davanti a loro , davanti al tuo stesso riflesso.
Un abbraccio .