I Social Network oramai sono un pulpito sul quale chiunque sale per dire la propria opinione su tutto.
Prendiamo a campione le diverse categorie presenti sui social che postano.
Gli opinionisti politici: tutti pensatori rivoluzionari attivisti che cambierebbero il mondo se potessero fare qualcosa, che vanno su tutte le pagine dei politici e dei comuni e criticano e commentano ogni post.
I sociali: coloro che si battono per le giuste cause dalla loro tastiera ma poi di pratico non fanno niente.
I pensatori: esprimono il loro concetto di vita e insegnano su come affrontarla e sono solitamente quelli che non ti salutano se ti incontrano per strada.
I filosofi: che hanno teorie per affrontare la vita e che niente li potrà abbattere perché riflettono sulle azioni e sanno gestire le avversità e poi magari li trovi a piangere davanti ad un cancello dove c’è scritto tirare e loro continuano a spingere.
E poi bugiardi che attaccano chi dice bugie. Maniache/ci del selfie che criticano quelli che si fanno foto in continuazione (ma poi chi cazzo gliele fa tutte quelle foto ovunque e in continuazione?). I pessimisti che si lamentano di tutto e vedono tutto nero perché magari il vero buio non lo hanno mai affrontato. Tutti pieni di like di persone altrettanto ipocrite che invece di dire la verità commentano con approvazioni altrettanto senza senso o con complimenti palesemente pilotati per essere tra i fans prediletti.
Tutti stiamo al gioco del social. Tutti cerchiamo la notorietà per cinque minuti (oramai secondi). Tutti abbiamo bisogno di raccontare, condividere ed esprimere la nostra vita. Ma perché crearsi personaggi che sono lontani anni luce dalla realtà. Personaggi stereotipati che sono carne da “macellosocial”. Pensieri annientati dalla necessità di avere un personaggio, informazioni non interessanti alla maggior parte dei lettori ma lette per capire fino a dove la mente umana riesca ad arrivare. La ricerca dei like postando cose fighe, spesso forzate, la convinzione che interessi ciò che viene detto, scritto. Personaggi inventati, falsi influencer, falsi fashion blogger, falsi opinionisti, falsi commentatori.
Sì, è vero, questo è il nuovo intrattenimento: il social network game, un po’ come The SIMS. Un personaggio diverso che non riconosci. Che ti crea confusione fra quello che sai e quello che dice. Fra quello che ama e quello che posta. Spesso si dimenticano che chi legge i post li conosce davvero.
L’ipocrisia, però, sta anche nel lettore e non solo nel “postatore”. Si sa tutto di tutti, tutti leggono, seguono però quando l’unico commento dovrebbe essere “sticazzi” oppure “ora lo segno fra le cose che NON mi interessano” o anche “ma se invece quando usciamo fai l’opposto o dici il contrario”…insomma, smerdarli. No, il commento deve essere di tifo, approvazione e assolutamente di supporto. E se magari li aiuti a vedere la realtà e li porti davanti al fatto compiuto ti rispondono “ah non so, a me non interessa”, ma sono proprio loro a finirsi le dita nello scrolling per leggere i fatti altrui.
Ma siamo tutti spettatori, delle volte anche attori, di un grande spettacolo e in silenzio diventiamo tutti complici della creazione di questi personaggi. A volte mi domando se sbaglio io a vedere la cosa con così criticità o se davvero faccio come il bimbo della fiaba di Hans Christian Andersen, ‘I vestiti nuovi dell’imperatore’, quando se ne esce con l’esclamazione “Il re è nudo”. Avere il coraggio di dire la verità in mezzo a persone che per assecondare e non uscire dal gruppo annuiscono in silenzio a costo di mentire.
Mi sono anche sentita dire “ma allora perché non ti cancelli?” effettivamente non hanno tutti i torti ma poi mi domando, perché privarmi di un passatempo così piacevole che mi fa divertire? Imparerò a vedere cose che non mi interessano, a leggere frasi che non capisco. A vedere viaggi perfetti. Sì, perché grazie a Facebook adesso scandisco bene le 4 stagioni.
I post di Autunno sono dedicati ai ricordi lontani delle vacanze (2 giorni prima), all’abbronzatura che se ne va, alle scuole, alla noia del rientro a lavoro, ai primi freddi, solitamente alla cucina.
I post dell’Inverno sono Natale, alberi di Natale, alberi di Natale con sotto regali di Natale, tavole di Natale, pranzi di Natale, avanzi nel piatto del pranzo di Natale, vacanze sulla neve, tanto sci, camini, stufe, tazze con tisane, piumoni e coperte.
I post della Primavera vedono sbocciare le prime foto per mostrare il fisico che solitamente è associato ad hashtag come #cicciona, #domanimimettoadieta, #holabuzza ( che in certi casi meriterebbero solo il commento “si lo sei e dovresti”).
E poi arrivano i post dell‘Estate, quelli che regalano le vere gioie. Vacanze che durano mesi, decenni, secoli ma hanno sempre il commento “durano sempre poco”, “purtroppo finiranno” e l’intramontabile “lasciatemi qui” ( il cui commento sarebbe “ma chi ti chiede di tornare”). Mare da sogno, fisici scolpiti, sorrisi da pubblicità della Mentadent. Coppie meravigliose da fare invidia alla famiglia dei Sofficini Findus (non cito la Mulino Bianco perché la Barilla non ritiene le famiglie gay tradizionali quindi sono in punizione). E poi dopo tutto mare mare mare, sole sole sole, barche, paesi esotici, würstel sulla spiaggia, si ritorna alla “normalità” con i post di Settembre.
Tutta la vita in diretta, minuto per minuto come se fossimo ad un reality. Adesso però devo interrompermi perché mi devo fare la doccia, preparare la parmigiana di melanzane, farmi un selfie senza plastica per il pianeta, scrivere un paio di post sulla politica, condividere una canzone e retwittare tutta la prima puntata del GFVIP.