Sbarcato su Netflix lo scorso Giugno, 365 GIORNI è un film inguardabile che non ha alcun pregio e anzi è altamente offensivo (per chiunque sia dotato di un minimo di raziocinio) per il genere femminile, manifesto neppure così velato di una misoginia e di un machismo dei più beceri.
Massimo è erede di un’organizzazione mafiosa. Laura è un’imprenditrice di successo che viene ignorata dal marito. Massimo rapisce Laura. Lei avrà 365 giorni per innamorarsi di lui, così non fosse potrà tornare a essere libera.
Dopo le recente denuncia da parte della cantante Duffy che in una lettera rivolta allo stesso amministratore delegato di Netflix, Reed Hastings, chiedeva la rimozione dal catalogo di 365 GIORNI perché il film “rende glamour la brutale realtà dello sfruttamento della prostituzione,del rapimento e della violenza sessuale”; anche il Codacons si esprime con toni severi sul film, preoccupato per il messaggio fortemente ambiguo che questo prodotto lancia su di una piattaforma tra le più usate da tanti giovanissimi spettatori.
Ho guardato 365 GIORNI con un misto di emozioni che passavano dal disgusto all’incredulità, dall’imbarazzo alla noia. Se pensavo non si potesse dirigere un film peggiore di 50 SFUMATURE DI GRIGIO, mi sono dovuto ricredere.
Questa produzione polacca è quanto di peggio ci possa essere.
Regia totalmente inesistente (e dire che si sono messi in due dietro la telecamera, tal Tomasz Mandes e Barbara Bialowas) e una sceneggiatura imbarazzante scritta a 8 mani tra cui la stessa autrice del romanzo da cui il film è tratto, Blanka Lipinska.
Che certe fantasie erotiche siano state scritte da una donna mi lascia quantomai perplesso, ma resto altrettanto basito che oggi il profilo instagram del bel protagonista, Michele Morrone, sia preso d’assalto da centinaia di donne che gli scrivono frasi del tipo “rapiscimi”.
È evidente che qualcosa non va.
Se volessimo addentrarci nella trama di questa pellicola sarebbe come cercare di trovare un senso logico dove la logica è bandita. Il film si apre sull’isola di Lampedusa e due famiglie di loschi affari contrattano sul commercio di minorenni. Il padre di Massimo non accetta la cosa e poco prima di crepare in una sparatoria dispensa questo consiglio al suo ragazzo “Figlio mio devi stare attento: le donne sono il paradiso degli occhi, l’inferno dell’anima e il purgatorio per il portafoglio” che già ti verrebbe da lanciare lo smartphone o tirare il telecomando contro il televisore.
Nella sparatoria Massimo viene colpito, perde i sensi, ma gli appare il viso di una donna bellissima. 5 anni dopo Massimo è diventato il boss e tra un affare e un altro decide di rapire la bella Laura. Quando la donna si risveglierà in un castello, noterà appeso alla parete un quadro che la ritrae e poco dopo verrà a sapere da Massimo che lui l’ha sognata per tutto questo tempo e che la terrà prigioniera per 365 giorni perché lei si innamori di lui..
Ora, caro Massimo, amante della fellatio perpetrata a oltranza per metà della pellicola ai danni di donne in procinto di soffocare, che problemi psichiatrici puoi avere per ossessionarti di una donna che hai immaginato e che hai cercato per 5 anni? Possibile che tu non sia capace di corteggiare una donna e decidi quindi di attuare un sequestro per arrivare a coronare il tuo sogno di felicità?
Ma il peggio deve ancora venire. Dapprincipio Laura sembra essere una donna forte, che si rifiuta di essere oggetto o proprietà di un uomo, e tenta di scappare (non che ci si impegni più di tanto eh), ma dopo pochi giorni di prigionia basta che il suo sguardo si posi sul membro del granitico Massimo perché perda la bussola e una propria dignità. Da menzionare le splendide battute nella celebre scena della doccia in cui Massimo, accortosi del desiderio della donna nel vedere il suo membro, le fa “perché lo guardavi?” e poi “Puoi toccarlo“. Momenti di vero pathos.
Da lì in poi ogni pretesto sarà buono per vedere le natiche o gli addominali del bel Michele Morrone e le performance erotiche ai limiti del porno tra lui e la bella Anna-Maria Sieklucka.
Dopo appena due mesi (DUE!) di convivenza “forzata” in cui i due protagonisti si sono dati in tutte le posizioni possibili, decidono di sposarsi. Vero amore! Laura rivede la sua più cara amica cui confessa quanto accaduto e giustamente la sua amica la mette in guardia, dopotutto sta per sposare un uomo che non conosce davvero (e che l’ha rapita, aggiungerei io, ma chiaro che pare essere un particolare di poco conto!).
Ed è qui che si raggiunge il culmine del sopportabile. Laura, ai dubbi dell’amica, risponde testuali parole “Immagina un forte maschio alfa che sa sempre quello che vuole, uno che si prende cura di te e che ti difende, e quando sei con lui ti senti una ragazzina” e continua “Realizza tutte le tue fantasie sessuali, in più è alto un metro e novanta e non ha un filo di grasso sul corpo ed è stato modellato da Dio.“
Un’amica o qualsiasi persona dotata di un minimo senno a una risposta del genere direbbe “Ma ci sei o ci fai?” o un più volgare “Sicura che nelle varie sessioni di sesso non abbia riportato qualche trauma cranico?“. Ma no, l’amica controbatte “Dio gli ha modellato anche l’uccello?”.
Siamo ai limiti del trash. Che un prodotto del genere possa essere stato concepito da una donna è preoccupante.
365 GIORNI è un film girato male, contornato da scene inutili (una su tutte quella che vede i due protagonisti a un ballo esibirsi in un tango manco fossero a un talent show) e dialoghi che ci fanno rimpiangere il copione della web serie di Lory Del Santo, THE LADY; affossato da una colonna sonora che sembra ci abbiano appiccicato canzoni senza il minimo senso logico; e un messaggio sbagliato.
Che un sequestro di persona e non pochi atti ai limiti della violenza (psicologica, verbale e sessuale) siano fatti passare per una cosa quasi romantica perché il sequestratore di turno è un adone, anche no!
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