Antimo Verde, napoletano doc, giornalista, regista e autore teatrale, direttore del magazine “Tv-Generation”, avvocato, organizzatore di eventi civili e culturali, studioso della storia della televisione, del costume e dello spettacolo italiano e internazionale.
Che fine ha fatto l’avvocato che è in te?
Mi definisco un condominio all’interno del quale vivono varie personalità, ognuna con la sua passione e inclinazione. È un condominio affollato, eterogeneo, in cui a volte, le parti convivono pacificamente e tranquillamente, altre invece, in conflitto, che lottano fra loro. Perciò L’avvocato c’è sempre, così come il professore, ma in questa fase lascia emergere gli altri condomini e aspetta che arrivi placidamente il suo turno per ritornare alla ribalta. O forse no!
Qual è il momento preciso in cui sei diventato esperto di storia della TV, esperto di costume e spettacolo italiano?
In realtà, lo sono sempre stato fin da piccolo. Ho sempre amato i mezzi di comunicazione, di qualsiasi specie e natura, documentandomi su di essi e informandomi sui suoi protagonisti. Ascoltavo e leggevo di tutto, dai giornali di notizie e di spettacolo ai saggi dei più grandi autori del settore, conservando, ancora oggi, scrupolosamente e maniacalmente ogni documento, arrivando a costruire un immenso archivio di materiale vario. Ho realizzato, poi, dei lavori attinenti, nei quali ho potuto inserire la mia preparazione in materia, dal teatro alla televisione fino alla radio.
Qual è stato il tuo primo scritto o articolo in assoluto?
Non lo ricordo esattamente perché sono passati tanti anni. Ricordo, però, che da piccolo amavo confezionare con dei fogli di carta colorata, una sorta di giornalino su cui scrivevo racconti o romanzi a puntate. Ma se ci riferiamo a uno scritto per i lettori, sicuramente sarà stato qualche articolo sul giornaletto della parrocchia che frequentavo e che volli realizzare per raccontare la realtà del quartiere, oltre naturalmente, alle notizie di spettacolo vario. Ho ancora in mente il nome: Karika! La stessa che provavo ogni volta che vedevo persone per strada leggerlo con attenzione e che, poi, ho cerco di trasmettere nella fondazione del mio magazine Tv-Generation.it che tratta di Tv, costume e spettacolo a tutto campo.
Uno dei tuoi libri è “La TV è tutta un quiz”, dove ci sono mille curiosità sui quiz, dall’origine fino ad oggi. Quanto tempo ci è voluto per raccogliere tutto il materiale. E poi qual è il tuo quiz preferito di sempre?
Il quiz è sempre stato il mio genere televisivo preferito che mi ha appassionato fin da bambino, per cui mi sono sempre documentato. Per questo, un po’ come per tutto quello che scrivo, sono andato a cercare qualsiasi cosa, dai documenti cartacei ai memorabilia, raccogliendo e conservando materiale anche introvabile, perché di quello che vado a raccontare, mi piace scovarlo, toccarlo e visionarlo. Più che un giornalista, infatti, mi piace definirmi un “ricercatore di notizie”. Per il libro La Tv è tutta un quiz, quindi, partendo già da una solida base preparatoria, ho impiegato un paio d’anni per scriverlo. Il quiz che preferisco, anche se non l’ho vissuto, è Il Rischiatutto. Per me rappresenta il game televisivo per eccellenza. Un mix di ritmo, preparazione e suspance che lo rendono praticamente perfetto ancora oggi.
Un altro tuo importante libro è la biografia della mitica Raffaella Carrà, “Una leggenda in tre minuti”. Ti faccio una domanda doppia: perché Raffaella Carrà cambia la cultura Pop mondiale? E perché il tuo libro si intitola “…in tre minuti”?
Quello per il libro dedicato alla Carrà è stato davvero un lavoro imponente. La ricerca di documenti è stata tanta e faticosa perché è stato veramente complicato mettere insieme i pezzi di un puzzle enorme come quello della carriera di Raffaella. Ho impiegato oltre quattro anni per completarlo, con spostamenti in ogni dove per poter raccontare esattamente e analiticamente le gesta di quella che può considerarsi una vera rivoluzionaria della cultura pop mondiale. La Carrà con le sue canzoni, i suoi balletti, le sue trasmissioni ha inneggiato alla libertà, all’emancipazione e all’inclusione in tempi in cui determinate tematiche erano assolutamente tabù. I tre minuti che cito nel titolo, poi, sono quelli che Raffaella richiese per poter dimostrare ciò che sapeva fare. Tre minuti fondamentali che hanno visto nascere, prima un mito, poi, una leggenda.
Tra le tante trasmissioni sia televisive che radiofoniche che hai fatto, c’è quella con Manuel Bartolini su Radio Cusano TV, con il programma “Cambio stagione”. In questa trasmissione si parla soprattutto delle Dive nazionali e internazionali, icone come Mina, Patty Pravo, Loretta Goggi. Chi hai incontrato e chi vorresti incontrare?
È un programma che è diventato un appuntamento molto atteso e che sta riscuotendo sempre più consensi. E di questo ne siamo estremamente felici. Evidentemente il nostro modo di raccontare i personaggi iconici piace. Molti, quelli un po’ più contemporanei, ho avuto la fortuna di incontrarli, ma l’incontro che più mi è rimasto impresso è stato quello con Mia Martini. L’ho vista due settimane prima che ci lasciasse. Mi colpì la sua allegria, il suo scherzare e la sua risata. Quando venne resa nota la sua dipartita e la sua storia di solitudine, ricordai subito quell’incontro in cui, al contrario, conobbi una donna simpatica e divertente, veramente differente da come veniva raccontata in Tv. Invece, il personaggio che mi piacerebbe incontrare è Mina. Sono certo che avrebbe ancora tanto da raccontare e sarebbe fantastico, magari, che lo facesse con me. Chissà che, prima o poi, in un modo o nell’altro, non possa succedere. Nella vita tutto è possibile!
Soap opera, telenovelas, fiction, sono un genere così famoso che anche il Trio (Solenghi, Lopez e Marchesini) ne hanno fatte varie parodie. So che le hai viste studiate tutte. Qual è la tua preferita e perché?
Questo genere di intrattenimento mi ha molto affascinato perché sia le soap che le telenovelas sono diventate un fenomeno sociale e di costume. La rappresentazione dei sentimenti nei vari decenni, poi, sono indicatori dei mutamenti della società. Senza dimenticare, inoltre, che proprio da questo genere, considerato erroneamente di serie B, provengono alcuni tra gli attori più amati del piccolo e del grande schermo. Ho amato tanto Sentieri, perché è stata la prima soap ad approdare sui teleschermi italiani, ma con già una lunga e blasonata storia alle sue spalle. Ma soprattutto perchè, in maniera molto delicata, trattava di tematiche sociali che nella televisione italiana erano assolutamente vietate.
Si parla molto della TV di oggi, si fanno sempre le differenze con la tv di ieri. Ci sarà una nuova Raffaella Carrà?
Una nuova Raffaella Carrà non ci potrà mai più essere. Non solo perchè è un personaggio unico e inimitabile, ma più semplicemente perchè il genere televisivo in cui è cresciuta e si è formata non esiste più, come ad esempio, il varietà classico e le commedie musicali. Ma, soprattutto perchè, la Tv non permette più ai suoi personaggi di migliorarsi gradualmente acquisendo sempre nuove competenze che li permetta di misurarsi in tutti i campi dello spettacolo. Credo, però, che la Tv, come la vita, è fatta di corsi e ricorsi storici, e può darsi che, presto o tardi, si possa ritornare a quel modus operandi, e che quindi, possa far emergere qualcuno che ricordi la Carrà. Rimane, comunque, il fatto che Raffaella resta unica e ineguagliabile.
Un altro libro tuo:” TV generation”, anche qui una lunga lista di telefilm. Anche qui ti chiedo qual è il tuo preferito? Io ti dico subito che metterei al primo posto “Spazio 1999” e “Charlie’s Angels”.
Con quel libro ho voluto approfondire un altro genere televisivo che ha fatto storia e che ha plasmato una generazione intera, quella dei “teledipendenti”, ossia coloro che guardavano ininterrottamente ore di televisione, e soprattutto i telefilm americani. Questi prodotti hanno avuto il merito di far scoprire realtà e condizioni sociali completamenti differenti da quella italiana. Protagonisti di colore o sboccati che con le loro battute sdoganavano termini e temi assolutamente censurati nei più didattici sceneggiati, rendendo, di fatto, l’Italia un paese più libero e aperto mentalmente. Quello che più mi faceva sognare è stato Star Trek, con i viaggi interstellari dell’astronave Enterprise alla scoperta di nuovi universi. Invece, Vita da Strega, con le situazioni divertenti nate dagli equivoci delle magie di Samantha, mi rallegrava tanto.
Che cosa ti auguri dal futuro?
Di continuare a divertirmi e a far divertire con il mio lavoro e con le mie passioni. E soprattutto, assieme a tutti i miei condomini entusiasticamente.