Buona Pasqua amici di BL Magazine!
Per festeggiare questa domenica di rinascite e risurrezioni, oggi parliamo di una sigla che è nel cuore di tutti noi trentenni, e che tutti noi abbiamo cantato (male) almeno una volta. Se vi dicessi: ANOUWANAWEI! NANANAAA TU BI OVEEER cosa vi verrebbe in mente?
Se vi dicessi quattro ragazzi di Capeside? Un appassionato di cinema con Steven Spielberg come mito, la sua migliore amica perennemente in conflitto con se stessa, una ragazza anticonformista che vive con sua nonna e uno sbruffoncello a cui piacciono le milf?
Ma certo, stiamo parlando di DAWSON’S CREEK!
Andato in onda tra il 1998 e il 2003 in USA e dal 2000 e il 2004 su Italia1, Dawson’s creek fa parte di quel filone di serie tv capaci di raccontare i corsi e ricorsi storici di un’intera generazione, come del resto sono riusciti a fare Friends, Beverly Hills 90210, Melrose Place, The O.C., Gossip Girl e così via. Dawson’s creek, tuttavia, aveva una particolarità che lo rendeva diverso e originale rispetto agli altri: l’ambientazione. Le vicende di Dawson (il ragazzo protagonista che dà il nome alla serie, interpretato da James Van Der Beek) e sodali erano ambientate nella profonda provincia d’America, presso città balneare immaginaria di Capeside: una location ben diversa dalla chicchissima costa californiana o dalla vippissima New York.
I ragazzi di Dawson’s creek davano una chiave di lettura delle proprie vicende controverse attraverso una visione del tutto familiare alla nostra. Non vestivano alla moda, non avevano genitori ricchi e famosi, non erano trendy, non guidavano macchine lussuose, e comunicavano tra di loro con un linguaggio del tutto inedito per noi adolescenti brufolosi d’oltreoceano. Dawson’s creek era un telefilm profondamente esistenzialista.
Nel corso delle sei stagioni prodotte, e ben 128 episodi, sono state molteplici le storylines con le quali i nostri amici della creek hanno avuto a che fare: la sessualità precoce, il difficile rapporto con i genitori, omofobia e omosessualità, eutanasia, l’alcoolismo, il bullismo, i disturbi mentali, con estrema intelligenza e fuori dagli stereotipi della tv americana.
Grande successo hanno avuto anche alcuni dei protagonisti della serie. Oltre a James Van Der Beek, attivo nel cinema e in tv, hanno fatto molto parlare di sé la talentuosa Michelle Williams (la Jen Lindley della serie), 4 nomination all’Oscar e un Golden Globe (la ricordiamo in Brokebak Mountain, tra le altre cose), e Katie Holmes (alias Joy Potter), ex moglie di Tom Cruise e attuale compagna dell’attore Jamie Foxx, nota anche per aver ricoperto il ruolo di Jakie Kennedy nella serie tv “I Kennedy”. Chiude il cerchio Joshua Jackson (Pacey Witter), che oltre al cinema e alla tv lavora anche come produttore.
Ha recentemente fatto scalpore la copertina di Entertainmente Weekly che, per festeggiare il ventennale della serie, ha dedicato un servizio alla serie tv. Si è parlato di reunion per un eventuale sequel, in linea con quanto fatto negli ultimi anni con altre serie tv (vedi Beverly Hills), vedremo come andrà.
A seguire, la celeberrima sigla che tutti noi, da ragazzi, abbiamo canticchiato in un inglese maccheronico. In questo video in particolare sono mixate in successione tutte e sei le sigle delle stagioni andate in onda. Ci sono però altri brani legati a Dawson’s creek: il primo è “Hand in my pocket” di Alanis Morissette, utilizzato come sigla nell’episodio pilota (poi la produzione optò per “I don’t want to wait”), e “Kiss me” dei Sixpence none the richer, utilizzata per settimane da Italia1 nel promo dello show, e ancora oggi associata al telefilm nell’immaginario collettivo).
La dedica di questo post va a Italo, per l’affetto e lo spunto.