Anche BL Sigle vuole dare il suo contributo alla settimana della Giornata Internazionale contro l’Omofobia con un post a tema, che sono certo farà piacere a molti.
Ditemi, qual è la prima eroina gender della storia degli anime giapponesi? Se vi dicessi “Guarda il lampo che laggiù attraversa il cielo blu?”… ancora niente?
E… “Grande festa alla corte di Francia“? Beh non avete più scuse.
Stiamo parlando di LADY OSCAR!
Lady Oscar è uno degli anime più amati della storia della tv. Le sue numerose repliche televisive dal 1982, la storia avvincente, l’animazione elegante, l’ambientazione nella Francia dell’Ancien Régime e gli intrecci con i programmi scolastici studiati nelle scuole lo hanno reso immortale nella memoria di tutti noi amanti dei cartoni animati di tutte le generazioni.
Basato sulla storia dello shōjo manga “Versailles no Bara” (Le rose di Versailles) di Riyoko Ikeda, pubblicato nel 1972 e suddiviso in 9 tankōbon (ossia 9 volumi), fu trasmesso in Giappone per una produzione Tokio Movie Shinsha, con enorme seguito, a partire dal 1979 per un totale di 41 episodi. La serie giunse in Italia solo nel 1982 sulle reti Fininvest ed esplose anche da noi, trascinata dalla sua sigla che, come spesso accade fu fondamentale anche per il successo dell’anime.
Adesso non starò qui a raccontarvi la storia di Oscar François de Jarjayes perché la conosciamo sicuramente tutti, e mi soffermerò sull’argomento principale di questa rubrica: le sigle!
La particolarità di questa serie, come i più attenti avranno notato, sta nel fatto che può vantare non una ma ben due sigle amatissime: la prima, composta dal grande Riccardo Zara dei Cavalieri del Re (autori di numerosissime sigle di quel tempo), e cantata da sua moglie Clara Serina, è intitolata semplicemente “Lady Oscar“, ed è riconoscibile per l’intro di clavicembalo associato alla figura della protagonista che, come una rosa, è circondata da uno stelo di spine. Ebbe un successo strepitoso: non solo finì in top ten nella hit parade delle canzoni più vendute, ma fu il 57° disco più venduto nel 1982 (quando i dischi ancora si vendevano, e pure tanto).
La sigla dei Cavalieri del Re fu però sostituita, a partire dal 1991, da “Una spada per Lady Oscar” scritta da Alessandra Valeri Manera (testo) e Carmelo “Ninni” Carucci (Carucci) per Cristina D’Avena, che aveva ormai assunto il monopolio delle sigle dei cartoni animati delle reti Fininvest. Nel 2017 è stata inserita nell’album “Duets” in una versione originale, con un arrangiamento molto curato, dove Cristina la esegue in duetto con la cantante Noemi.
Al testo – filastrocca di Zara, suonato in maniera raffinata con strumenti d’epoca, si contrappose un brano più moderno, decisamente pop, dalla grande apertura che potesse valorizzare il timbro vocale della D’Avena e il tono drammatico della serie, inaugurato da una piccola marcetta. La sigla della D’Avena fu utilizzata in via esclusiva fino al 2005: successivamente si decise di alternare la sigla storica e quella moderna in apertura e in chiusura di episodio, e anche adesso, ad ogni replica della serie (spesso al mattino), vanno in onda entrambe le sigle.
Quale sia la migliore sigla non sta a me dirlo. Anche perché, il più delle volte, le disamine su questo atroce dilemma si consumano drammaticamente in flame e discussioni molto accese alimentate soprattutto dallo scontro generazionale fra trentenni e quarantenni. Per tirare un calcio alla botte e uno al cerchio, mi verrebbe da dire che sono entrambe bellissime perché rappresentative di due decenni anche musicalmente diversi tra di loro.