a cura di Stefano Ebolito
Probabilmente sono io che non capisco. Eppure boh… è comunque uno dei cantautori più famosi in Italia.
Un asso pigliatutto che, ai tempi di Alla Mia Età, L’Amore è Una Cosa Semplice sbancava le classifiche e portava a casa recensioni entusiastiche e rispetto incondizionato. Ma riavvolgiamo il nastro.
Tiziano Ferro (mio concittadino di Latina) è stato per anni il trait d’union tra la musica “ggiovane” e il cantautorato tradizionale italiano. Con ottimi esiti, tra le altre cose. Non sto qui ad elencare i suoi risultati, ma sono tanti e sotto gli occhi di tutti. Poi, ad un certo punto succede che TF decida di mettere un punto alla sua carriera con un best of. Best che contiene qualche inedito non proprio convincentissimo (Senza Scappare Mai Più, Incanto, Lo stadio). Vabbè, ci può stare, magari sono scarti dei vecchi dischi.
Poi vai a guardare gli autori e ti rendi conto che TF ha “aperto” a collaborazioni. Se nel passato era quasi un’egemonia Ferriana a livello autorale, ora ci sono delle new entry. E va bene. E poi esce un album come “Il Mestiere Della Vita”. Io ho una teoria: quando un artista consolidato pubblica una cazzata, vende comunque perché si “gioca il jolly”. Praticamente vende sulla fiducia. Ecco, TF si è giocato il jolly con un album come quello succitato, un disco che scorre via senza praticamente lasciare traccia, se non per la title track e per “Il Conforto”.
Intendiamoci, parlo da fan di TF, il disco è stato una delusione, assolutamente confusionario e sciatto nella realizzazione.
Archiviata la pratica “Il mestiere della vita” con un’appendice (quasi inutile) del solito repacking (Urban/Acoustic), arriviamo ai giorni nostri. Ormai TF non muove più un passo senza Emanuele Dabbono e Giordana Angi. Per carità, va benissimo, per me potrebbe pure scrivere con Axl Rose, se volesse…
Nel frattempo attendo con interesse il nuovo singolo (oggetto della recensione di oggi), anche se la tanto sbandierata produzione di Timbaland mi fa inarcare un sopracciglio. Mi spiego: Timbaland era sulla cresta dell’onda 10 anni (e più) fa, era il deus ex machina dietro Justin Timberlake, Nelly Furtado, Jennifer Hudson… nonché responsabile di uno degli album più brutti dei Duran Duran (Red Carpet Massacre) e 4 Minutes di Madonna. Del resto, se sono anni e anni che Timbaland sta a bordo piscina a godersi i miliardi, è perché ormai il mercato musicale è andato avanti. I proclami sui social (di TF) di essere riuscito a coronare il sogno di lavorare con Timbaland, sanno molto di “pensa che culo, ho trovato un Armani originale in supersaldo”. Anche perché, se prendi Timbaland, sai benissimo cosa otterrai: quelle vocettine sue tipiche, in mezzo alla canzone (che fanno tanto inizio anni 2000), suoni ormai stantii e schemi ripetitivi. Per non parlare della canzone in sé.
Siamo abituati ad un primo singolo spiazzante da parte di TF (Xverso, Stop Dimentica, Alla Mia Età, La Differenza Tra Me e Te), ma questo è veramente inconsistente. Mi dispiace molto, personalmente, “davvero speravo in qualcosa di meglio”. Canzone “vecchia” nei suoni e nella struttura, poco comprensibile a livello testuale (volutamente?) e che non lascia traccia (anzi a me ricorda un po’ “Nella Notte” degli 883, guarda un po’). Resto in attesa di “Accetto Miracoli” (nuovo album in uscita il 22 novembre). Speriamo che avvengano.