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CENERENTOLA – Il film (2015)

- 31/07/2018


C’era una volta una favola amata da tutti che la Disney rivisitò, rendendola indimenticabile.  Quella favola era CENERENTOLA e il film d’animazione era del 1950.

Più di 60 anni dopo, sempre la Disney, ne gira un film il live action…
La domanda che sorge spontanea, sopratutto dopo averne visto le due versioni, è: “Perché?”

Partiamo dai punti a favore.
Le scenografie  sono sontuose, spettacolari, valorizzate anche da una fotografia e un montaggio ricercati e più che apprezzabili.

Gli effetti speciali sono “magici”: la celebre scena della preparazione al ballo, in cui la fata Madrina si adopera con la sua bacchetta a trasformare vegetali e animali in carrozza e cavalli e cocchiere, è davvero ben realizzata.

La trama viene rispettata nei suoi nodi e intrecci principali, aggiungendo giustificazioni più che valide dove essa si permette piccole ma importanti alterazioni.

Ma questo è sufficiente?
La risposta è chiaramente no!
Perché la magia ha breve durata.
Anzitutto delude la regia di Kenneth Branagh che spesso pare più interessata a sbalordire gli occhi che il cuore.
Poi il cast: Lily James conferisce una certa freschezza ma anche una tediosa e smaccata ingenuità al suo personaggio, fatto di bronci e ilarità forzata. Quasi mai risulta vera.
Il principe – il bel Richard Madden – a parte gli occhioni blu e il pacco in bella vista (forse per destare l’interesse delle mamme in sala) non offre niente che abbia un certo spessore.
Ma la grande delusione è stata lei, la mia Cate Blanchett, relegata a un personaggio-macchietta.

L’ira della Blanchett dopo essersi rivista sul grande schermo

Apro una breve parentesi a tal proposito.
Questa moda hollywoodiana di dare il ruolo della cattiva a un’attrice brava o di richiamo ha anche rotto le balle!
Continuo a sostenere che, per ora, l’unica attrice cui è stato affidato un personaggio degno di nota è stata Charlize Theron e la sua Ravenna di “BIANCANEVE E IL CACCIATORE“. Un personaggio complesso e davvero crudele, ma allo stesso tempo affascinante.
Tutte le altre “cattive”, da Julia Roberts alla Jolie fino a questa insipida Blanchett, sono la noiosa copia di un’altra “stronza” per eccellenza: la Miranda Prisley de “IL DIAVOLO VESTE PRADA“.

Ciò non bastasse, questa CENERENTOLA 2.0, indecisa se rivolgersi ai bambini o al pubblico adulto, nella prima parte ha una terribile colpa: quella di risultare noiosa.
Il pathos, tra ripetuti lutti e ingiustizie che Cenerentola subisce e sopporta con la stessa empatia che hanno gli attori di BEAUTIFUL, fa solo sperare si arrivi al lieto fine per lasciare la sala e rifugiarsi nel cibo.

La “comodissima” scarpetta

Ma quello che mi ha maggiormente irritato è stato sulla chiusura del film.
Dopo che Cenerentola ha subito per anni la cattiveria gratuita della matrigna; dopo che il principe la ritrova grazie alla celebre scarpetta e la invita ad andare via con lui per vivere al palazzo reale; lei, poco prima di abbandonare quella casa/prigione, si volta verso quella donna che le ha rovinato l’esistenza e dice “Io ti perdono”.
Quale falsità!
Molto facile perdonare il tuo nemico quando stai per lasciare la casa dove eri trattata come una schiava e stai andando a grattarti la patafioccola in un castello.
Chiaro che tale perdono non sarebbe mai arrivato se fosse rimasta confinata a pulire pentole e cessi per il resto della sua putrida esistenza!
Cenerentola, sei falsa come quelle scarpette di cristallo in digitale!

#LumierePerdonali

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Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.

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