Sono trascorsi undici anni dall’ultima edizione del Festivalbar.
Era il 2007 quando lo scheletro di ciò che era il Festival dell’estate per eccellenza, condotto da Giulio Golia, Elisabetta Canalis ed Enrico Silvestrin, ridotto ad un pugno di puntate, devastato da ascolti ridicoli e ormai privo di appeal per una scena musicale ormai completamente diversa da quella per cui era stato concepito decenni prima, esalava i suoi ultimi respiri davanti alla platea televisiva incoronando i Negramaro reucci dell’estate con “Parlami d’amore“.
Il Festivalbar oggi ha lasciato l’eredità a diversi format, peraltro tutti molto simili, che però non hanno mai avuto la stessa forza propulsiva dell’originale.
Il Wind Summer Festival, il Summer Festival, il Radionorba Battiti Live. Neanche le scarpe vecchie del Festivalbar.
Impossibile dimenticare le serate in tv in cui finalmente davamo corporeità ai nostri beniamini dei video musicali di MTV, i Galà di Apertura da Piazza del Plebiscito di Napoli che sancivano la fine della scuola e le finali all’Arena di Verona che invece trasmettevano sempre quel pizzico di nostalgia per l’immediato ritorno tra i banchi del liceo.
E poi le notti horror del martedì su Italia1 che seguivano lo show in tv, le compilation con tutti i brani da urlare a squarciagola in auto mentre si andava al mare, la voglia di cornetto Algida che montava a ogni telepromozione.
Il Festivalbar ha permeato tutte le estati della nostra giovinezza e, come vedrete, dopo Sanremo è stato senz’altro il palcoscenico più prestigioso della musica italiana e internazionale.
Com’è nato il Festivalbar?
A dispetto di un’immagine giovane, dinamica e moderna, il Festivalbar ha una storia che comincia più di cinquant’anni fa.
Era il 1964, e a Vittorio Salvetti, giovane produttore cremonese, venne in mente di proclamare la canzone più ascoltata nei jukebox dei bar d’Italia (da qui il nome). Un rudimentale meccanismo simile all’auditel, una sorta di contatore, segnalava infatti quante volte ogni canzone venisse suonata. Il pezzo più “gettonato” (per azionare il jukebox era necessario introdurre una moneta/gettone, da qui il neologismo “gettonare” tutt’oggi in voga) negli apparecchi di tutta italia veniva premiato in una serata speciale che si teneva a settembre, trasmessa solo via radio.
Solo dal 1967 il Festivalbar diventò un appuntamento televisivo (ai tempi a rappresentare il prototipo del Festival estivo in tv era “Un disco per l’estate“), in onda sull’allora Rete 2.
Curiosità: il primo vincitore fu Bobby Solo, con “Credi a me“. Tra i pezzi che trionfarono in quegli anni, anche “Perdono” di Caterina Caselli, “Stasera mi butto” di Rocky Roberts, “Acqua azzurra acqua chiara” di Lucio Battisti e “Piccolo uomo” di Mia Martini. Il primo cantante straniero a vincere fu Demis Roussos con We Shall Dance.
Dal 1967 si istituì il premio “Discoverde“, dedicato alle giovani promesse. A inaugurare questa sezione fu la vittoria di Albano Carrisi con “Nel sole“.
Il conduttore di tutte le edizioni fino al 1982 fu proprio Vittorio Salvetti, patron della kermesse. A ospitare le prime edizioni furono Asiago, Milano e Salice Terme, fino all’approdo all’Arena di Verona, che fu consacrata poi location storica.
Nel 1983 il format fu acquistato dalle reti Fininvest, che lo rivoluzionarono. In che modo? Lo scopriremo domenica prossima con la seconda parte della storia del Festivalbar!