Quarta parte della guida di BL Magazine all’Eurovision Song Contest. Vi ricordiamo gli appuntamenti in diretta da Lisbona su Rai 4 dell’8 e del 10 maggio alle 21, e su Rai 1 del 12 maggio, quest’ultimo con il commento di Federico Russo e Serena Rossi, alle 20.40.
Oggi ascolteremo e analizzeremo le entry di Australia, Macedonia, Russia, Danimarca, Moldavia, Svizzera, Bulgaria e Bielorussia.
Australia
It’s not a joke. Direte voi: ma non si chiama “Eurovision” Song Contest? Ebbene sì, ma l’Australia, la lontanissima Australia, si è guadagnata sul campo la partecipazione all’Eurovision a partire dal 2015, quando fu invitata direttamente in finale come “big” per celebrare la sessantesima edizione. Vi chiederete come mai: considerate le radici culturali molto europee dell’Australia, e anche il fatto che nella lontanissima isola oceanica l’Eurovision Song Contest gode in un enorme seguito di pubblico sin dal 1983. Vi basta? Magari direte di sì, ma io da purista continuo a non digerire particolarmente la loro presenza in gara. Ma ok, sticazzi. Altro dubbio lecito sarebbe questo: ma se vincesse l’Australia ci si sposta tutti a Canberra? No, assolutamente. Questo non è possibile in quanto la SBS (la tv australiana) non è un membro effettivo dell’EBU ma solo affiliato, pertanto la facoltà di organizzare l’edizione successiva gli sarebbe concessa ma solo coadiuvata da una rete europea (e pare che la Germania si sia già offerta da tempo). Cosa che prima o poi avverrà, perché in tre edizioni l’Australia non solo si è sempre qualificata per la finale ma ha collezionato un quinto, un secondo e un nono posto: niente male!
Ma torniamo a noi: l’Australia non ha una selezione nazionale e opta sempre per una scelta interna. Quest’anno, a rappresentare la union jack con la croce del sud, avremo Jessica Mauboy, una cantante pop piuttosto nota in Australia, che ha esordito come concorrente in Australian Idol e ha all’attivo 4 dischi, con con #WeGotLove Gli eurofans più attenti la ricorderanno cantare nell’interval act di Copenaghen 2014, quando l’Australia fu ospite della seconda semifinale dell’edizione danese (e cantò abbastanza male, potete vedere qui). Il brano è piuttosto catchy e di sicuro si guadagnerà un posto in top 10, a meno che la Mauboy non faccia disastri con l’intonazione.
Si esibirà nella seconda semifinale, in cui l’Italia ha diritto di voto.
Macedonia
La dicitura corretta sarebbe Ex Repubblica Yugoslavia di Macedonia, acronimo inglese FYROM, ma Macedonia andrà benissimo.
Purtroppo, negli ultimi dieci anni la Macedonia ha centrato la qualificazione solo una volta, nel 2012 con Kaliopi, una sorta di “Maria Nazionale” macedone, nonostante alcune ottime scelte passate del tutto inosservate. Insomma, purtroppo la Macedonia non è una delle nazioni che beneficia del “block voting” balcanico, per via di alcuni pessimi rapporti con i dirimpettai (Grecia su tutti).
Quest’anno la selezione macedone è stata vinta da Eye Cue con “Lost and Found”, che a me piace davvero tanto perché è piuttosto fresca e funny. Con un ottimo staging potrà fare davvero bene. Tra gli autori del brano c’è Darko Dimitrov, autore, per quest’anno, anche della canzone serba.
Si esibirà nella prima semifinale.
Russia
La grande madre Russia fa sempre dell’Eurovision una questione politica e di propaganda. A dispetto della reputazione spesso feroce e non sempre allineata con quella occidentale sui diritti civili, la Russia all’Eurovision ha spesso legato la propria immagine a cantanti dall’immagine dolce, affabile e delicata: dal palestrato bonazzo del 2016 alle gemelline del 2014, alla cantante in dolce attesa del 2013 passando per la biondina perennemente emozionata in lacrime del 2015. E chi dimentica le dolci nonnine di Buranovo del 2012 che infiammarono la platea? Paraculate senza precedenti.
Quest’anno la scelta è ricaduta su Julia Samoylova, ventinovenne cantante di Uchta, che era stata selezionata anche lo scorso anno per partecipare in Ucraina, ma che a causa di un “ban” ottenuto dal governo ucraino per le sue posizioni filo-russe sull’invasione in Crimea ha dovuto rinunciare giocoforza a partecipare. Nonostante le esortazioni dell’EBU, la Russia si è rifiutata di sostituire la cantante e questo ha comportato la loro prima mancata partecipazione in 23 anni. Julia Samoylova soffre di una particolare forma di atrofia muscolare, che la costringe su una sedia a rotelle. Purtroppo, le sue doti canore sono piuttosto discutibili e già nei primi Eurovision in concert si è ravvisata una sua grande difficoltà nel raggiungere le note alte del suo brano “I won’t break”. Vedremo se questo sciacallaggio russo avrà presa facile sul pubblico dell’ex Unione Sovietica, che stravota sempre in massa la Grande Madre, oppure finalmente riusciremo a vedere la Russia fuori dalla finale come meriterebbe ampiamente.
Gareggerà nella seconda semifinale.
Danimarca
La Danimarca, a fronte di 47 partecipazioni, ha vinto tre volte: nel 1963, nel 2000 e nel 2013. L’edizione del 2014 è stata una delle più viste e apprezzate dell’ultimo decennio grazie anche alla vittoria di Conchita Wurst con “Rise like a Phoenix”. Gode di un ottimo rapporto con gli altri paesi della Scandinavia e di una decennale tradizione eurovisiva. La selezione nazionale è il Melodi Grand Prix, organizzata dalla DR (Denmark Radio), che quest’anno è stato vinto da Tormund di Game of Thrones, o se preferite tale “Rasmussen”, con “Higher Ground”. Il suo nome completo è Jonas Flodager Rasmussen, ha 32 anni, e insegna “Arti Performative” in due scuole di spettacolo in Danimarca. È il leader di una cover band di musica metal anni ‘80. Fa molta scena, cattura lo sguardo, è inquietante quanto basta per passare agevolmente. Vedremo, perché dopo la vittoria del 2014 la Danimarca ha collezionato figuracce e cattivi risultati.
Si esibirà nella seconda semifinale, in cui l’Italia ha diritto di voto.
Moldavia
Torna dopo il grande successo dello scorso anno la Moldavia, inaspettatissima medaglia di bronzo con “Hey Mama” dei Sunstroke Project. Pensate che la piccolissima rete nazionale moldava rimborsa le spese di viaggio e soggiorno ai cantanti in gara all’eurovision solo se questi si qualificano per la finale: questo per incentivare buoni risultati e la proposta di canzoni valide (e per manlevarsi da spese fastidiose). La canzone scelta quest’anno, My lucky day, vincitrice del festival nazionale, coniuga pop e folk music ed è scritta, tra gli altri dall’arraffone Philipp Kirkorov, eminenza grigia della delegazione russa.
A cantare sono i DoReDos, un trio formato da Marina Djundiet, Eugeniu Andrianov e Sergiu Mita che ha spesso cercato di vincere la selezione moldava dell’Eurovision.
La Moldavia si esibirà nella seconda semifinale, in cui l’Italia ha diritto di voto.
Svizzera
Nonostante sia una delle nazioni fondatrici dell’Eurovision, e abbia vinto la prima edizione, i bei tempi di prestigio eurovisivo per la Svizzera sono passati. Deve l’ultima vittoria a Celine Dion, che vinse nel 1988 con Ne partez pas sans moi, e da allora ha collezionato ben poco in termini di risultati. L’ultima qualificazione in finale risale al 2014, con lo svizzero di origini italiane Sebalter e la sua carinissima “Hunter of stars”. In quanto nazione composta da più “anime”, le selezioni svizzere vedono sempre la partecipazione di artisti di tutte le origini delle sue federazioni: italiana, francese, tedesca. A spuntarla quest’anno nella consueta (e noioisissima) selezione nazionale sono stati i Zibbs, due fratelli originari di Zurigo e residenti a Los Angeles, con “Stones”. Nulla di che. Profilo basso anche quest’anno.
Ovviamente non passerà mai.
Gareggerà nella prima semifinale.
Bulgaria
Anni fa non avrei mai immaginato che la Bulgaria potesse diventare un paese competitivo. Dodici partecipazioni, nessuna presenza nel 2014 e 2015, tre finali raggiunte con ben tre top 5, le ultime due collezionate negli ultimi due anni, con Poli Genova nel 2016 ma soprattutto con Kristian Kostov lo scorso anno, motivatissimo 17enne che con la sua “Beautiful mess” non vedeva l’ora di vincere, e a show ultimato si è sfogato con i cronisti bulgari piangendo come un bambino al quale hanno rubato la merenda. Imbarazzante. Prima o poi Sofia vincerà, ed è probabile che possa accadere proprio quest’anno perché il livello è assai alto, l’hype è alle stelle e la Bulgaria sull’Eurovision sta investendo davvero tanto. Il progetto proposto alla tv bulgara che ha vinto quest’anno è stato quello degli EQUINOX con “Bones”, un elettropop da mercato internazionale. Puntano alla vittoria e possono farlo agevolmente, finalmente con un bel progetto. In bocca al lupo, Bulgaria!
Gareggerà nella prima semifinale.
Bielorussia
Non c’è molto da dire sulla Bielorussia all’Eurovision, se non che è un po’ la nazione baciapile della Russia, alla quale regala sempre tutti i punti possibili, e che per ragioni politiche non c’è mai una selezione trasparente. Ogni tanto, vedi lo scorso anno con il country in lingua bielorussa dei NAVI, riescono anche a proporre belle canzoni, ma è abbastanza raro che succeda. Quest’anno la selezione nazionale è stata vinta (non sapremo mai quanto limpidamente) da tale Alekseev, ucraino, che canterà “Forever”. Alekseev è un cantante pop che ha partecipato a The Voice. Non è malaccio, ma la melodia di questo brano non ha nulla di originale, né la sua vocalità è particolarmente piacevole e inconsueta. Insomma, passa e se ne va senza alcun particolare piacere.
Gareggerà nella prima semifinale.