Avviandoci verso la fine del lungo elenco di canzoni che ascolteremo a Tel Aviv, quest’oggi, prima di prendere il volo verso i paesi più lontani, ci dedichiamo alle nazioni dei Balcani.
Croazia
La Croazia partecipa dal 1993, successivamente allo smembramento della ex Jugoslavia nella quale confluiva precedentemente. A parte 2 quarti posti negli anni ‘90, è una nazione che ha mai regalato grosse soddisfazioni. Dopo una serie di gravi insuccessi, si è ritirata nel 2014 e 2015 per una pausa di riflessione, per poi tornare nel 2016 centrando la finale con un brano imponente e moderno nel sound, “Lighthouse” di Nina Kralijc. Meglio di lei ha fatto lo scorso anno Jacques Houdek, il tenore oversize dalla voce bipolare che con “My friend” ha diviso il pubblico.
Quest’anno torna dopo aver fallito la qualificazione in finale a Lisbona, la Croazia è tornata alla sua selezione nazionale. la Dora. Ha vinto uno sbarbatello di nome Roko Blažević, che canta “The dream”, un brano in lingua metà inglese e metà croata (e questo ci piace, perché siamo sempre #TeamBabele), scritto da autentici campioni dell’Eurovision come Jacques Houdek (di cui sopra) e Charlie Mason, che ha scritto anche per Conchita Wurst. È un brano fortemente eurovisivo, e ha tutte le carte in regola per passare la semifinale.
Si esibirà nella seconda semifinale, in cui l’Italia ha diritto di voto.
Montenegro
Dopo la separazione amministrativa dalla Serbia, il Montenegro è diventato uno stato sovrano e partecipa all’Eurovision dal 2007. A differenza della Serbia però, non solo non ha mai vinto ma non ha mai collezionato risultati esaltanti, centrando la finale solo in due occasioni (2014 e 2015). Il Montenegro inoltre ha un curioso primato: in 9 partecipazioni si è fatto rappresentare quasi esclusivamente da cantanti di sesso maschile (ad eccezione del 2008 e, parzialmente, da quest’anno). Da segnalare il “performanzo” Slavko Kalezić che nel 2017 ha fatto la pazza a Kiev.
Qualche settimana fa si è tenuta la seconda edizione di “Montevizija”, e hanno vinto i D Mol, un sestetto interessante formato da giovani montenegrini di età media 17 anni, tanto volenterosi di fare bella figura e riportare il paese dell’amaro in finale dopo 4 anni. I suoni balcanici ci sono, potrebbero fare breccia nei cuoricini dei televotanti. L’unico problema è che si esibiranno per secondi, e Dio solo sa quanto poi sfiga il numero 2 all’Eurovision.
Il Montenegro gareggerà nella prima semifinale.
Albania
Gli amici albanesi, con il loro Festivali i Këngës (Festival della canzone) di dicembre, inaugurano la stagione delle selezioni nazionali: la loro scelta è sempre la prima della lunga serie di annunci che si susseguono da gennaio a marzo in tutta Europa. Paese amante delle grandi voci femminili (che spesso sfociano nelle urlatrici), ha raggiunto il suo massimo risultato (5° posto) con Suus, canzone del 2012 cantata da Rona Nishliu che, vestita come Grimilde la strega sul palco di Baku, dava sfoggio di una potenza vocale con pochi precedenti nella storia in un brano dai toni nichilisticamente drammatici (giudicate voi).
Quest’anno a vincere il Festivali è stata ancora una volta una donna: Jonida Maliqi con Ktheju tokës (ritorno alla terra)che richiama i fasti delle belle melodie albanesi che abbiamo imparato ad apprezzare in questi anni: possiamo dire con una certa sicurezza che l’Albania ha una solida tradizione sonora eurovisiva.
L’Albania è una nazione amica e ci regala sempre tantissimi punti preziosi, quindi tanto sostegno a prescindere per mantenere i rapporti di buon vicinato.
Potete farlo anche perché si esibirà nella seconda semifinale, in cui l’Italia ha diritto di voto.
Nord Macedonia
Nuovo nome per la Ex Repubblica Yugoslavia di Macedonia, da quest’anno (e si spera per sempre, con buona pace dei greci) Nord Macedonia.
Purtroppo la Macedonia dal 2008 ad oggi ha beccato una sola qualificazione: Kaliopi con “Crno i belo” nel 2012 (Kaliopi è una sorta di “Maria Nazionale” in patria, è poi tornata all’ESC nel 2016 senza successo), nonostante alcune ottime scelte passate del tutto inosservate (tra cui la mia adorata “Dance alone” di Jana Burčeska). Insomma, la Macedonia non è una delle nazioni che beneficia del “block voting” balcanico, anche per via di alcuni pessimi rapporti con i dirimpettai (Grecia su tutti, come detto).
Quest’anno la selezione macedone è stata vinta da Tamara Todevska, che vuole farci emozionare tutti con “Proud“, una canzone che parla dell’orgoglio delle donne e dell’importanza di essere uniche, ognuno a modo proprio. Un brano emozionale e impegnato, che non scivola nel paraculismo. Auguriamo a Tamara di passare in finale con tutto il cuore.
Si esibirà nella seconda semifinale, in cui l’Italia ha diritto di voto.
Romania
Tra tutte le nazioni tamarre, la Romania fa da capofila. La nazione dei gitani per eccellenza ha sempre qualche freccia trash nel suo arco, e anche quando si propone in chiave soft, con qualche ballad, non resiste nell’esagerare con qualche componente random dell’esibizione. Certo, dopo lo Yodel rap dello scorso anno, con Ilinca e Alex “so’coatto” Florea, era difficile superarsi, e in effetti un’inversione di tendenza c’è stata. La soberrima “Goodbye” di The humans però non è stata apprezzata dal pubblico, che per la prima volta ever ha lasciato la Romania in semifinale. Quest’anno hanno tentato di ripetere la svolta sofisticata dello scorso anno. Peccato. ROMANIA, CI DEVI DARE IL TRASH.
Vabbè, sul palco di Tel Aviv vedremo Ester Peony con “On a sunday“. La canzone in sé non è male, ma perché, amici rumeni, conformarsi allo stile dominante? Ridateci il vampiro Cesar, le pecorelle con lo Yodel, gli effetti speciali alla Fantaghirò di Paula Seling e Ovi.
Gareggerà nella seconda finale, in cui l’Italia ha diritto di voto.
Moldavia
Chiudiamo con la Moldavia, che non è propriamente una nazione balcanica ma non sapevo in quale elenco inserirla e ve la beccate qui.
La Moldavia è reduce da due partecipazioni di grande successo: il terzo posto di “Hey Mama” dei Sunstroke Project e il decimo di “My lucky day” dei DoReDos. Pensate che la piccolissima rete nazionale moldava rimborsa le spese di viaggio e soggiorno ai cantanti in gara all’eurovision solo se questi si qualificano per la finale: questo per incentivare buoni risultati e la proposta di canzoni valide (e per manlevarsi da spese fastidiose).
Riusciranno a far sborsare i denari alla tv di Stato anche quest’anno? Vedremo se Anna Obodescu con “Stay” ci riuscirà. Una ballad dopo due uptempo, come verrà accolta dal pubblico?
La Moldavia si esibirà nella seconda semifinale, in cui l’Italia ha diritto di voto.
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