Avete letto bene: oggi scomoderemo Shakespeare per il nostro appuntamento con #3filmchenonsapevidivolervedere.
William Shakespeare non credo abbia bisogno di molte presentazioni, ma penso basti ricordarlo come uno dei più grandi e amati drammaturghi e poeti inglesi del passato. Le sue opere immortali hanno ispirato il teatro, la letteratura, la musica e, ovviamente, il cinema.
In questa piccola rassegna (prima, ma non ultima) non andremo a elencarvi quelle che sono comunemente considerate le migliori trasposizioni cinematografiche dei versi del Bardo, semmai quelle più originali e coraggiose.
Partiamo con un titolo del 1999 che vide uniti 2 volti tra i più amati di quella generazione: Julia Stiles (vedi SAVE THE LAST DANCE, 2001 e IL LATO POSITIVO, 2012) e il compianto Heath Ledger (noto per I SEGRETI DI BROKEBACK MOUNTAIN, 2005 e per la sua interpretazione del Joker in IL CAVALIERE OSCURO, 2008).
10 COSE CHE ODIO DI TE, liberamente ispirato a “La Bisbetica Domata“.
Se l’azione originale era ambientata in Italia e guardava alla psicologia femminile del periodo elisabettiano, il film è ambientato invece in una cittadina di provincia statunitense ai giorni nostri.
Le sorelle Stratford sono diametralmente opposte: la minore, Bianca (Larisa Oleynik), è amabile e vanitosa, la maggiore Kat (Julia Stiles), è invece irascibile e scontrosa con tutti.
Bianca vorrebbe tanto uscire con Joey, ma il padre ha imposto una regola alle figlie: Bianca potrà uscire la sera con un ragazzo solo quando anche la sorella maggiore farà altrettanto.
Così non passa molto tempo che Bianca e Joey pagano il ribelle Patrick perché corteggi e conquisti Kat.
Quando Patrick però conoscerà la vera natura della ragazza e se ne innamorerà, una serie di equivoci porterà la verità a galla e Kat scaccerà via il suo corteggiatore. Nonostante l’odio iniziale Kat si scoprirà innamorata del ragazzo che tanto odia.
I tempi comici e i caratteri delineati dalla fulgida penna di Shakespeare ben si sposano con i piccoli drammi dei liceali e in questo senso, per quanto possa sembrare azzardato, il testo trova una sua collocazione centrata e appassionata. La freschezza dei suoi giovani interpreti poi riesce ad avvicinare il giovane pubblico alla conoscenza di un testo immortale. Nulla di pretenzioso, ma neppure da dimenticare.
Sempre nel 1999 esordì una delle regista più eccentriche e originali del nostro secolo, Julie Taymor (suo anche il biopic di FRIDA, 2002 e lo splendido musical ACROSS THE UNIVERSE, 2007).
Sua è la trasposizione della tragedia di Shakespeare “Tito Andronico”.
TITUS vanta un cast eccezionale e una fotografia e delle scenografie davvero spettacolari che miscelano sapientemente passato e presente, dove convivono elementi di età arcaica (armature e vestiario) con altri più moderni (auto, motociclette, architetture).
La trama resta pressoché invariata: Tito Andronico (Anthony Hopkins), torna a Roma con alcuni ostaggi della tribù dei Goti, inclusi la regina Tamora (Jessica Lange) e i suoi figli (tra cui spicca un ancora poco noto Jonathan Rhys-Meyers), il maggiore dei quali viene sacrificato agli dei del capo militare, muovendo la disperazione e la sete di vendetta della donna.
A Tito viene offerta la corona per succedere all’imperatore deceduto, ma egli appoggia la causa di Saturnino (Alan Cumming), erede del precedente sovrano, che si contendeva il trono con l’odiato fratello Bossiano (James Frain).
Ogni azione avrà le sue tragiche conseguenze in un gioco di vendette e ribaltamenti di situazioni in cui tutti sono destinati a soccombere.
Una delle opere più violente del Bardo e – a oggi – una delle trasposizioni più originali, ma fedele ai versi di Shakespeare. Da recuperare.
E chiudiamo la rassegna di oggi con un titolo cui sono particolarmente legato.
HAMLET 2000 di Michael Almereyda, trasposizione di una delle più note tragedie di Shakespeare, “Amleto“.
La trama è praticamente identica, salvo qualche adattamento “storico” richiesto dall’ambientazione in epoca moderna.
Il castello di Elsinore diventa l’Hotel Elsinore, sede della Denmark Corporation. Amleto è un giovane con velleità da filmaker. Il celebre passo “Essere o non essere” verrà recitato dal protagonista (un bravo Ethan Hawke) tra gli scaffali di un Blockbuster e il fantasma del padre si materializzerà davanti a un distributore di bibite.
Ofelia (Julia Stiles) è appassionata di fotografia ed ella annegherà in una fontana di un centro commerciale, tra le foto che ritraggono fiori.
Se in apparenza il tutto possa stonare o dapprincipio possa risultare forzato vi è invece una forte valenza simbolica che adatta perfettamente i versi del Bardo a quelle che sono le paure e le ossessioni dei nostri tempi dove non ci si interroga più sul valore della verità della parola, ma bensì quello strettamente legato all’immagine che una videocamera o una fotocamera ci restituisce: siamo quello che siamo o quello che mostriamo?