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DIVERSAMENTE SHAKESPEARE _ 3 film che non sapevi di voler vedere (Capitolo II)

- 06/10/2020
ROMEO + GIULIETTA di Baz Luhrmann (1996)


Per gli appassionati dei versi del Bardo questo è l’articolo che fa al caso vostro. O forse no…
Spesso opere letterarie trasportate sullo schermo vengono tradite, se non addirittura modificate. L’esito poi può essere più o meno soddisfacente.

Certo tradire testi “sacri” della letteratura e della drammaturgia, come quelli di William Shakespeare, può esser un azzardo o un vero e proprio sacrilegio agli occhi dei suoi “followers”.

Se non siete dei puristi e amate le contaminazioni e le variazioni e le licenze poetiche, sono certo che apprezzerete.
In un precedente articolo (Clicca QUI per recuperarlo) andai a citare alcuni film ispirati alle opere di Shakespeare, trasposizioni più o meno fedeli, ma coraggiose e “moderne”.

Anche qui vi consiglierò 3 film cui sono molto affezionato che tentano di dare una lettura contemporanea a opere immortali del passato.

Claire Danes e Leonardo Di Caprio in ROMEO + GIULETTA (1996)

Comincio con segnalarvi un titolo che credo non abbia bisogno di presentazioni, giacché presto diventato un cult e manifesto generazionale.
Mi riferisco a ROMEO + GIULIETTA per la regia di Baz Luhrmann.
Il regista che tutti (o quasi) hanno amato per quel folle circo che sarebbe stato il MOULIN ROUGE!, nel 1996 diresse una delle trasposizioni più azzardate eppure più fedeli dell’opera originale scritta da William Shakespeare.
Trasportata l’azione in California, nell’assolata e corrotta Verona Beach, la guerra tra Montecchi e Capuleti si svolge a suon di sparatorie e cazzotti. L’amore tra i due figli delle due famiglie rivali hanno il volto di Claire Danes e di quel Leonardo Di Caprio che è oggi considerato uno dei più bravi attori del presente. Tra pulp e mito, sacro e profano, droghe e versi appassionati, la storia d’amore più tragica di tutti i tempi trova la sua forma più bella.
Una soundtrack elettrizzante (si passa dai Garbage ai Butthole Surfers, dai Radiohead ai The Cardingans) e un montaggio frenetico da videoclip, trova i suoi momenti più poetici nelle scene che vedono i suoi innamorati conoscersi e ritrovarsi e cercarsi. Un film che ha fatto storia e ha portato Leonardo di Caprio nell’Olimpo delle star.

Altra trasposizione moderna tra le opere più forti del Bardo è certamente
“O” COME OTELLO (2001) per la regia di Tim Blake Nelson.
Diciamolo subito: la sceneggiatura di Brad Kaaya ha fatto danni irreversibili a questa opera di Shakespeare.
Sebbene le idee di partenza possano essere anche interessanti (trasportare l’azione ai giorni nostri in un liceo del sud degli Stetes dove i conflitti navali sono stati sostituiti dal campionato scolastisco di basket, tra rivalità e problemi di razzismo e di droga) e gli attori protagonisti siano amati dai più giovani di quel tempo; è imperdonabile come siano state banalizzate certe dinamiche e non siano stati rispettati i dialoghi e le parole del Bardo, condannando così gli attori (ancora acerbi) a recitare ruoli per certi versi bidimensionali.
Eppure la trama e i volti di Julia Stiles (che in quegli anni pare fosse destinata a rileggere i versi di Shakespeare, da 10 COSE CHE ODIO DI TE fino ad HAMLET 2000) e quello di Josh Hartnett (nei panni del luciferino Hugo, qui protagonista assoluto e meno marginale rispetto al testo originale) fino al mono espressivo rapper Mekhi Phifer (nel ruolo del geloso e iracondo (Odin/Otello) potevano essere indirizzati verso qualcosa di più incisivo. Il risultato per buona parte dei critici è una ciofeca, per me è comunque un prodotto dignitoso, un compito fatto discretamente bene non privo di un’anima (o di un’intenzione), ma che se non altro ha la capacità di avvicinare i più giovani a un testo forse mai letto.

Una scena tratta dal docufilm dei fratelli Taviani, CESARE DEVE MORIRE (2012)

E chiudiamo questa rassegna con il titolo forse più distante dal poter essere considerato una trasposizione.
Spesso il teatro (come l’arte in generale) è elemento catartico, di rinnovamento (spirituale) e di arricchimento (personale e culturale). In questo senso ecco arrivare nel 2012 un docu-film ad opera dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani, CESARE DEVE MORIRE.
La pellicola narra la messinscena del “Giulio Cesare” di William Shakespeare da parte dei detenuti (veri) di Rebibbia.
In quello che potremmo considerare anche un esperimento sociale, i detenuti del carcere, nello studio e nella rappresentazione teatrale del testo originale, possono ritrovarsi e riflettere sui drammi e le passioni che guidano o traviano la vita dell’uomo. Un copione che si ripete nei secoli, da sempre, fatto di tradimenti e sconfitte e sangue versato.
Il film ha vinto l’Orso d’oro al Festival di Berlino 2012 e vincitore di 5 David di Donatello tra cui Miglior Film e Miglior Regia.

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Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.

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