DOCTOR STRANGE NEL MULTIVERSO DELLA FOLLIA (2022) è una delle esperienze cinematografiche più esaltanti dell’anno.
In pieno stile Sam Raimi (regista di cult intramontabili come LA CASA, 1981; DARKMAN, 1990 e L’ARMATA DELLE TENEBRE, 1993), il giocattolo fracassone della MCU evidenzia però qualche difetto nella fase quattro iniziata con BLACK WIDOW (2021).
Trama _ Doctor Strange si ritrova a salvare una misteriosa ragazza, America Chavez, che gli era comparsa precedentemente in sogno, dall’attacco di un orribile mostro. La giovane ha la capacità di spostarsi nel multiverso, ma non sa come gestire il suo dono e sta scappando da un’entità malvagia che vorrebbe ucciderla e impossessarsi del suo potere. Così Strange decide di rivolgersi alla sola persona capace di affrontare una minaccia di tale portata, Wanda Maximoff, che si è ritirata a vita appartata dopo i tragici eventi nella cittadina di Westview (vedi la serie su Disney Plus, WANDAVISION, 2021).
Peccato che sia la stessa Wanda, corrotta dal libro di magia Darkhold, divenuta ora Scarlett Witch, a desiderare i poteri della giovane America, intenzionata a ricongiungersi (in un universo alternativo) coi suoi bambini perduti. E Scarlet non si fermerà davanti a niente e nessuno pur di coronare il suo sogno.
Ci sono due problematiche di fondo, a mio parere. Vorrei partire da qui.
La prima è la presenza del Doctor Strange del titolo.
Declinato nelle sue tante variabili (da quella che tutti conosciamo, passando per una malvagia fino a quella zombie), per buona parte del film il nostro Strange (un sempre bravo bravissimo Benedict Cumberbatch) non sembra essere neppure il reale protagonista, schiacciato dalle presenze femminili che sono le reali macchine motrici del progetto: la giovane America Chavez (l’attrice statunitense di origini messicane, Xochitl Gomez) e la villain di turno, la nostra Wanda/Scarlet Witch.
La seconda – e più importante – è la poca cura con cui è stato trattato lo splendido personaggio di Wanda. Mi chiedo se Sam Raimi avesse visto o avesse preso in considerazione la serie WANDAVISION per comprendere a pieno la portata e la profondità (e complessità emotiva) di uno dei personaggi più interessanti dell’universo MCU; o se semplicemente si sia affidato alla sceneggiatura di Michael Waldron e abbia fatto il suo mestiere, quello di regista.
Le colpe, le maggiori, ricadono quindi proprio su quel neo sceneggiatore, qui alla sua prima stesura di un copione per un lungometraggio, che aveva già lavorato per la Marvel nella serie LOKI (2021). Possibile che Waldron abbia scelto di snaturare un personaggio per meri scopi di narrazione? A vedere il risultato direi che poteva farlo. Me ne rammarico.
Nulla da dire sull’interpretazione e/o la credibilità di Elizabeth Olsen, che anzi riesce a conferire tridimensionalità al suo personaggio in ogni battito di ciglia o respiro emesso: ogni cambiamento di umore o di intenzione, il conflitto interiore tra la sconfitta e riflessiva Wanda e la determinata e incontrollabile Scarlet Witch, sono resi alla perfezione.
Wanda – per esigenze di copione – è qui relegata, fin da subito, al ruolo della cattiva. Senza troppe spiegazioni ci viene fatto intendere che la sua fragile mente di donna/madre ferita venga asservita al potere oscuro del Darkhold (cosa che invece non accadrà a Doctor Strange, quando lui pure si vedrà costretto a sfruttarne i suoi incantesimi. Perché? Perché lui è il protagonista, chiaro!), così che Scarlet Witch possa prendere il sopravvento sulla mente e la volontà della nostra eroina e attuare quindi un piano folle perché possa riabbracciare i suoi figli.
Per il resto il film è un giro sulle montagne russe in cui il regista Sam Raimi è libero di mostrare come egli, oggi sessantenne, non abbia perso il suo tocco magico e folle e unico nell’usare la cinepresa, e come sia capace di saper costruire un film autoriale, rispettando le regole imposte a casa Disney.
DOCTOR STRANGE NEL MULTIVERSO DELLA FOLLIA è in verità un omaggio e una continua citazione al suo cinema, quello più fracassone e grottesco e divertente, che lo ha reso celebre: dalle inquadrature sbilenche che corrono verso porte che si sbattono da sole; dall’uso dei suoni sinistri e dei pochi ma funzionali jump scare disseminati lungo la storia; ogni elemento è un continuo richiamo ai classici senza tempo dei suoi prmi lavori o a quell’umorismo cinico e beffardo che rendono film come DRAG ME TO HELL (2009) veri e propri gioielli della paura condita da risate inaspettate. Lo stesso libro del Darkhold non può che richiamare alla mente il libro maledetto del LA CASA, capace di invocare forze demoniache. E non mancherà uno spassoso cameo di Bruce Campbell (attore feticcio di Sam Raimi che lavorò nei primi due capitoli del LA CASA e poi nel mirabolante L’ARMATA DELLE TENEBRE, 1993).
C’è effettivamente così tanto materiale in sole due ore che potevano farci una serie o due film!
Ma al di là delle critiche, se amate il cinema di Sam Raimi, sarete accontentati e vi godrete ogni singola scena con lo stesso stupore misto a terrore dei bambini che vanno a visitare la casa dei fantasmi al Luna Park.
Nel mezzo c’è poi tutta la sanguinosa furia di una villain che spero – invano – possa trovare reale redenzione (narrativa) in un futuro film (seppure si vociferi che Wanda potrebbe effettivamente tornare in una nuova serie e/o in un titolo futuro).
Ma le regole a casa Disney le conosciamo tutti. Chi si macchia le mani di sangue è di fatto un cattivo che merita di essere ucciso.
Se Wanda – nella serie a lei dedicata – aveva fatto un percorso similare a quello che vediamo in DOCTOR STRANGE NEL MULTIVERSO DELLA FOLLIA, in passato i suoi crimini erano “limitati” ad aver soggiogato le menti di un’intera cittadina, schiavizzando di fatto tutti gli abitanti di Westview. Una volta compreso di aver sbagliato, aveva liberato tutti dal suo potere e si era allontanata dalla civiltà, isolandosi da tutto e da tutti.
Nel film Wanda, ormai succube del suo alterego Scarlet Witch, si macchierà le mani del sangue di una moltitudine di persone.
Le scene dedicate alla strage di Kamar-Taj e poi quella spettacolare ai danni degli Illuminati (sequenza che farà impazzire i fan della Marvel Studios) sono molto forti, intrise di una certa crudeltà nell’esecuzione di alcuni personaggi, che strizzano l’occhio al cinema horror!
Solo alla fine Wanda/Scarlet, messa dinanzi alla sua vera natura, riflessa negli occhi spaventati dei suoi stessi figli che la vedono come un mostro, ella capirà di essere non una madre, ma solo una minaccia ( a differenza del nostro Doctor Strange, che nel corso del film e sul finale si rivela essere una sorta di figura paterna positiva per la giovane America, spronandola e aiutandola a trovare fiducia in se stessa).
Come l’Ikaris di ETERNALS (2021) l’unica e sola redenzione per la nostra Wanda sembra essere il sacrificio.
Che spezza il cuore e che non posso ancora accettare.
Una soluzione a cui non so dare un senso a questo multiverso che un senso (per gli sceneggiatori del MCU) non ce l’ha.
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