È disponibile da venerdì 13 aprile nei migliori negozi di musica e in tutti gli store digitali “Eco di Sirene”, doppio album nuovo di zecca che segna il ritorno di Carmen Consoli nella scena musicale italiana, dopo il tour omonimo che l’ha vista protagonista per oltre sessanta date nel 2017 in Italia e in Europa.
Noi di BL Magazine abbiamo ascoltato per voi “Eco di Sirene” e vogliamo raccontarvelo a quattro mani, attraverso le orecchie e il cuore di chi, Carmen Consoli, la ama, la sostiene e la ascolta da vent’anni.
La recensione di Oscar Innaurato
É uscito il 13 Aprile, etichetta Narciso Records (di cui l’artista catanese è proprietaria) e distribuito da Universal. Due Dischi registrati in presa diretta presso il Forum Music Village di Roma, tempio della musica gestito da Fabio Patrignani.
Ventidue brani RI-arrangiati per un terzetto di strumenti a corda: Emilia Belfiore al violino, Claudia Della Gatta al violoncello e, senza giri di parole, l’immancabile chitarra della Carmen nazionale.
L’album nasce dopo il tour internazionale, che ha avuto innumerevoli sold out e celebrazioni infinite da pubblico e critica, sancendo l’assoluta negazione di dinamiche discografiche Pop da parte della Consoli.
Carmen infatti sembra assolutamente allergica alle classifiche di vendita o ai passaggi in radio… L’album é composto da vecchie canzoni del suo repertorio e da due inediti tutt’altro che commerciali: Uomini Topo, brano acoustic-punk che strizza l’occhio, nell’introduzione, a 29 settembre dell’Equipe 84, con una Tematica totalmente “distopica”: in un futuro imprecisato gli uomini ibridano l’essere umano con il ratto norvegese.
Tra “pregiati cocker“, che si sono prestati anche per qualche scatto a questo articolo (grazie Ulisse) , e, razzisti incalliti dalle opprimente dinamica buonista, Carmen, quasi in versione Signora ammazzatutti, ci dona uno spaccato critico, autentico e totalmente veritiero della nostra epoca. Sicuramente gli ammiratori di vecchia data avranno riconosciuto qualche strofa di “Uomini Topo” nella mini web serie in cui la cantantessa addirittura si cimenta come attrice: la scaramantica donna in carriera nel traffico romano.
E poi arriva TANO… un capolavoro. Incastonato tra endecasillabi perfetti, in una autentica “collana di perle metrica” (come suo solito) in lingua siciliana. Ci regala un punto di vista nuovo, inaspettato: l’emozione di una madre nell’avere in casa il macho italico Tano (diminutivo meridionale di Gaetano), figlio disperatamente confinabile in quella immondizia umana di “ominicchi” che stalkerano, violentano, tradiscono le donne….
Ma ora basta con vergini commenti tecnici. Noi di BL Magazine l’abbiamo incontrata, l’abbiamo ascoltata, e, senza pudori: abbiamo fatto l’amore con le orecchie sulle note di ECO DI SIRENE. Carmen Consoli è un’artista a tutto tondo. Donna con la D maiuscola di inesauribile umiltà col pubblico e con chiunque si approcci alla sua opera. Nella Feltrinelli in piazza Piemonte a Milano é stata accolta da una fiumana di persone di tutte le categorie possibili. Uomini, donne, bambini anziani e giovanissimi.
Insomma Carmen Consoli ha un pubblico fedelissimo, probabilmente privo di smartphone ultimo modello ma con un romanzo in tasca. Arriva con un sorriso enorme e, subito, assieme alla sua band inizia a cantare: come se non ci fosse bisogno di presentazioni, come se qualunque parola del disco fosse già la presentazione del disco stesso. E poi, l’inaspettato, soprattutto per eventi milanesi: Carmen Consoli ha ringraziato ad uno ad uno le persone presenti ricavando con ognuno, me compreso, una piccola e dignitosissima chiacchierata. Ve lo possiamo dire a chiare lettere: Carmen Consoli ha l’umiltà dei grandi saggi e l’energia positiva della fotosintesi clorofilliana a primavera.
Nei prossimi giorni sarà presente nelle maggiori Feltrinelli d’Italia per incontrare il pubblico. Inoltre parteciperà al concertone del 1* maggio a Roma, il 10 maggio sarà ospite della fiera internazionale del libro a Torino e il 1*giugno canterà con molti Friends a Catania per aiutare il progetto NAMASTÉ.
La recensione di Nicola Napoletano
La cantantessa è tornata. Lei, l’originale. Carmen Consoli di San Giovanni la Punta, Catania. Col suo carro di Tespi di chitarre forgiate con la pietra lavica suonate “in punta di plettro”, storie e sicilianità. E ogni volta che la cantantessa si riaffaccia nel mercato discografico, i suoi ammiratori sanno bene di potersi aspettare sempre qualcosa di nuovo. E anche questa volta non ha deluso le attese.
A tre anni di distanza dall’ultimo album di inediti, “L’abitudine di tornare”, Carmen Consoli capitalizza l’esperienza maturata sui palchi d’Italia lungo tutto il 2017 con Emilia Belfiore (violino) e Claudia Della Gatta (violoncello), con le quali ha condiviso la scena in “Eco di sirene”, tour che ha contato oltre sessanta date, tra l’Italia e l’Europa. Una piccola orchestrina che ha passato in rassegna in modo trasversale gli oltre vent’anni dell’eterogeneo repertorio della cantantessa, tra capisaldi della sua discografia a piccole perle conosciute soprattutto dai fans.
L’esperimento live è stato ripetuto in sala di registrazione, incidendo in presa diretta direttamente su nastro, in analogico. Ma l’esito è tutt’altro che “operazione vintage“. Imperfection makes beauty, dirà qualcuno. E le impercettibili sfumature dissonanti si notano, soprattutto ad un orecchio attento. Tuttavia, in un periodo in cui la musica “artigianale” è diventata prerogativa di pochi musicisti, ben vengano esperimenti come questo, nel quale le canzoni sono costruite nota dopo nota con fatica, sudore, studio e creatività.
In “Eco di sirene”, uscito in tutti i negozi e negli store digitali in doppio album venerdì 13 aprile, la musica riparte dal basso, dalla sua matrice originaria: uno spartito, una chitarra acustica e un piccolo complesso di archi (delle già citate Belfiore e Della Gatta), ai quali di tanto in tanto si aggiungono le percussioni o le tastiere di Elena Guerriero. E ovviamente la vocalità vulcanica della Consoli, che è fuoco e passione. Ogni brano indossa un abito nuovo che gli calza alla perfezione, qualche volta assecondando le intenzioni originarie degli album di provenienza e altre volte addirittura stravolgendole.
È così che “Eco di sirene” (da “Mediamente isterica”), la title track, concepita come un brano rock alla Pj Harvey, diventa una dream-ballad con atmosfere oniriche. Stessa sorte per “AAA Cercasi“, nato come pezzo pop di denuncia alla repubblica “delle olgettine” di berlusconiana memoria, si trasforma quasi in un tango. E ancora “Pioggia d’aprile” e “L’eccezione“, che col nuovo abito da sera sfoggiano un’eleganza che apre la strada ad accenni di jazz.
Non mancano anche i grandi classici della discografia consoliana: L’ultimo bacio, Parole di burro, In bianco e nero, Fiori d’arancio. Ascoltarli è quasi come ritrovare vecchi amici di sempre.
Tra i pezzi meglio riusciti anche “Perturbazione atlantica” (da “Elettra”, Targa Tenco 2010), con il suo arioso ritornello che sembra accogliere a braccia aperte la primavera, e “Blunotte” (da “Confusa e felice”), uno dei brani emotivamente più intensi scritti della cantantessa.
Due inediti inaugurano l’ascolto dei due cd: “Uomini Topo”, brano di denuncia dedicata al feticismo dell’immagine della società contemporanea e al suo degrado intellettuale, che allontana sempre più il concetto di tolleranza, e “Tano”, che dopo l’esperimento elettronico di “Masino” (L’eccezione) e “‘A finestra” (Elettra) diventa il terzo episodio cantato interamente in siciliano dalla cantantessa. In “Tano” si racconta della condizione della donna subalterna al proprio uomo-padrone, che degenera nel femminicidio, e di un retaggio duro a scomparire perché spesso tramandato dal rapporto di servilismo madre-figlio.
Non resta che ascoltarlo e riascoltarlo, “Eco di sirene“. Per godere anche un po’ di quella buona musica italiana ispirata dal genio creativo, prima ancora che da sbiadite logiche di mercato.