ELEGIA AMERICANA è presente sul catalogo Netflix dal Novembre 2020. Un’opera incompiuta e imperfetta che ha la presunzione di voler essere migliore di quel che appare e che spreca il talento di due grandi attrici.
J.D. Vance è a un passo dal coronare il suo sogno e di emanciparsi da una vita difficile fatta di povertà, malattia e morte. Cresciuto nelle campagne dell’Ohio da una madre tossicodipendente trova la sua ancora di salvezza nella nonna, donna granitica e fiera che vuole solo il meglio per il suo nipote.
Ron Howard ha sempre amato dirigere e raccontare storie vere; da APOLLO 13 (1995) passando per lo splendido A BEAUTIFUL MIND (2001) fino a RUSH (2013). Ma inizio a pensare che ami sopratutto ritrovarsi con un Oscar in mano o non si spiegherebbe perché impegnarsi (pure male) a confezionare un film fatto apposta per far incetta di premi e candidature.
Il sogno americano, il riscatto sociale, la povertà, la tossicodipendenza, ma anche una (mancata) riflessione su quella fetta di popolo americano della “classe bianca povera” che pare essere stata dimenticata dalla Storia, dal sistema sociale e sanitario, ma che viene puntualmente abbindolata e sfruttata in periodo di elezioni governative (e Trump lo sa bene).
Tratto dal romanzo autobiografico dello stesso J.D.Vance “Hillbilly Elegy“, questo ELEGIA AMERICANA ha il peggior difetto nel volersi mostrare come manifesto di una vita di un ragazzo destinato a piegarsi alla propria condizione, ma che invece è riuscito a risollevarsi dal pantano in cui è cresciuto per arrivare a studiare a Yale e quindi riscattarsi. C’è tanta ipocrisia però in questa operazione e tanti inutili cliché che il tutto diventa parodia di se stesso.
Anzitutto il film, per quanto voglia inabissarsi tra le brutture della gente dimenticata da Dio e dallo Stato, non va mai realmente a fondo, si ferma sulla superficie del fango e del sudore e tutto resta così dannatamente fasullo che è al pari delle protesi facciali o delle parrucche indossate da Glenn Close (mi stupisce che a tal proposito abbia ottenuto una nomination per l’Oscar al Miglior Trucco e Acconciatura).
ELEGIA AMERICANA non è mai violento o crudele quando potrebbe o dovrebbe esserlo, può sembrarlo in apparenza, ma non lo è mai realmente. Nei migliori dei casi vedi Glenn Close o Amy Adams sbraitare contro il cielo o contro la telecamera, ma quasi mai risultano vere o centrate (e questo non è certo colpa loro, semmai di uno script poco realistico e una pessima direzione degli attori da parte dello stesso Howard.)
In particolare il personaggio di Amy Adams il più delle volte risulta essere grottesco e la sua interpretazione a volte rasenta la caricatura. Eppure la Adams nella sua filmografia ha raccolto interpretazioni davvero indimenticabili: basti pensare a titoli come IL DUBBIO (2008) o THE MASTER (2012) o le sue spettacolari performance in titoli come AMERICAN HUSTLE (2013) e ANIMALI NOTTURNI (2016).
Qui, quando la vedi correre sui pattini tra le corsie dell’ospedale o in preda alla rabbia mentre minaccia il figlio di uccidersi con il loro furgone, non è mai vera, non è mai credibile, la sua recitazione è sopra le righe.
Si salva, ma di poco, Glenn Close, vuoi per la sua esperienza, o per quel suo essere altrettanto tenace e granitica come la donna che interpreta. Sebbene lei pure sia costretta a recitare tutta una serie di battute e monologhi tra i più banali mai scritti nella storia del cinema contemporaneo, nonostante un trucco pesante che ne incattivisce i lineamenti e lo sguardo, riesce a brillare del suo talento e ogni tanto riesce a conferire umanità al suo personaggio. Scontata (o forse no) che arrivasse l’ennesima nomination agli Oscar. E se dovesse vincerlo per questo ruolo sarebbe davvero una beffa dopo che è stata snobbata per ruoli molto più interessanti di questo.
In definitiva se cercate un film che racconti di sogni più grandi di noi che circostanze e vita fanno di tutto per privarcene; se cercate un film alla REQUIEM FOR A DREAM o un film sì poetico, ma crudele come sa esserlo la vita (mi vengono alla mente titoli come PRECIOUS o MOONLIGHT); ecco… questo ELEGIA AMERICANA non è per voi. È tutto così edulcorato (anche il dolore, la rabbia, il rancore, la cattiveria) che non offende, non ferisce, non scandalizza neppure quando avrebbe tutte le possibilità e le necessità per farlo.
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