Chissà se Jane Austen avrebbe mai pensato che dal suo romanzo “Orgoglio e pregiudizio” potessero trarre questo riadattamento così… queer!
FIRE ISLAND (2022) gioca con un classico della letteratura mondiale e riporta quelle stesse dinamiche all’interno di un variegato e multietnico gruppo di amici gay.
Trama _ Noah è deciso a far risvegliare il suo amico Howie da un’apatia e un’astinenza sessuale ormai divenuta quasi patologica. Con un gruppo di amici partono verso Fire Island, meta di divertimento tra le più gettonate nell’ambiente gay. Qui faranno la conoscenza del timido Charlie, da subito attratto dall’originalità di Howie e dei suoi amici un po’ snob, tra cui spicca la serietà dello scontroso Will.
Una settimana all’insegna di feste e spiagge assolate riserverà non poche sorprese.
FIRE ISLAND – lo dico subito – è una scommessa a mio parere vinta. La regia di Andrew Ahn è fresca, frizzante, spudorata quanto basta e si basa su di una sceneggiatura altrettanto ben scritta dal giovane autore Joel Kim Booster che è qui anche attore e si riserva il ruolo del protagonista: la versione maschile della scettica e combattiva Elizabeth Bennet, protagonista assoluta delle pagine della Austen.
Rispettoso degli snodi fondamentali dell’intreccio amoroso del romanzo “Orgoglio e Pregiudizio“, ma riportando l’azione ai giorni nostri e per di più nel contesto della “movida gay“, FIRE ISLAND riesce a trovare il giusto umorismo capace di strizzare l’occhio al pubblico a cui si rivolge, senza porsi alcun limite nel mostrare anche scenari di festini e sesso promiscuo nelle dark-room, così come anche l’uso di sostanze stupefacenti e i suoi effetti.
Lo so, la cosa potrebbe farvi storcere il naso. Ma il film e i toni non sono mai giudicanti se non per un episodio in cui un ragazzo si trova vittima inconsapevole di “revenge porn” (la registrazione e poi la diffusione su internet di materiale fotografico o video intimi, senza il consenso dei protagonisti degli stessi).
Ho apprezzato una certa onestà così come spesso l’autore si diverta a smontare gli stessi cliché della Austen perché oggi forse antiquati o risulterebbero poco credibili : così addio alle pompose ed epiche dichiarazioni d’amore eterno, meglio un semplice “mi piaci, mi interessi e vorrei conoscerti”, magari col supporto di amici che ci sono sempre: di quelli che si smarriscono in feste dove può capitare che si perda il controllo tra un drink di troppo e lo sperimentarsi con le più svariate droghe di facile reperibilità in certi ambienti (non esclusivamente gay) e di cui il film – seppure in maniera molto semplicistica – ti svela gli effetti “positivi”, ma anche gli strascichi negativi ed effetti collaterali.
Perché FIRE ISLAND funzionasse davvero serviva fare anche un buon lavoro di casting e sta qui forse la piccola nota dolente. Se Joel Kim Booster – un bel ragazzo statunitense ma di origini Sud Coreane – ha il volto e il giusto carisma per essere credibile nella parte; funziona meno Conrad Ricamora (che i più conosceranno per la sua partecipazione alla serie LE REGOLE DEL DELITTO PERFETTO) nei panni del moderno Mr Darcy. Poca espressività e certo manca di quel fascino che traspariva sotto la coltre di freddezza e ostilità che erano caratteristiche del personaggio creato dalla Austen.
Buone le prove degli altri attori secondari: da un simpatico Browen Yang, passando per il timido e solare James Scully, fino alla divertente e impicciona (ma non troppo) Margaret Cho che qui è chiamata a interpretare una sorta di madre adottiva dei ragazzi venuti sull’Isola di Fire Island, sempre preoccupata perché i suoi “figli” si rispettino e trovino l’amore o la loro dimensione per essere felici.
Nulla di travolgente, ma certamente una ventata di aria buona che riscalderà i cuori e alleggerirà i pensieri di chi sceglierà di vedere questo film. Benvenuti a FIRE ISLAND!
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