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GHETTOLIMPO di MAHMOOD _ Il cuore di un ragazzo tra mito, showbiz e quotidianità (recensione)

- 11/06/2021
Mahmood - GHETTOLIMPO


GHETTOLIMPO è il secondo album di Mahmood, da oggi disponibile in tutti gli store e sulle piattaforme digitali.
Dopo il grande successo ottenuto con l’album d’esordio GIOVENTÙ BRUCIATA (2019), arriva la conferma del talento di un artista capace di mettersi in discussione e mostrare le contraddizioni che sono comuni a noi tutti e ci rendono unici, vulnerabili, eppure per questo speciali.

Nel 2019 il brano “Soldi” aveva acceso i riflettori sul giovane Alessandro, in arte Mahmood. Inaspettatamente aveva vinto Sanremo apportando una ventata d’aria fresca e originale su di un palcoscenico e in uno spettacolo che iniziava ad essere fin troppo ancorato a delle tradizioni che sapevano di stantio.
Lo stesso brano portò il cantante a esibirsi e quindi conquistare tutta l’Europa dopo la sua partecipazione all’Eurovision Song Contest (posizionandosi al secondo posto della gara).

GHETTOLIMPO già lì germogliava tra i pensieri di Mahmood la cui anima era divisa tra Egitto e Sardegna, tra le strade di Milano e gli studi televisivi e gli stadi di mezza Europa.
Il successo, si sa, può dare alla testa, può confondere, viziare, ammaliare fino a cambiarti, contaminarti e nel peggiore dei casi, divorarti. Ti porta a conoscere tante persone, ti porta lontano da casa, ti rende popolare e allo stesso tempo bersaglio di critiche e invidie e (pre)giudizi.

Proprio ieri, in occasione dell’uscita del suo secondo album, sul suo profilo instagram Mahmood, sotto a un post dove canta alcuni versi tratti dal brano “Baci Dalla Tunisia“, ha scritto “Queste canzoni le ho portate dietro con me per più di 2 anni, cercando di capire ogni giorno cosa realmente stesse cambiando nella mia vita” e ancora “…sono stati 2 anni in cui ho capito di non poter essere ciò che la gente si aspetta che io sia e di questo. per un po’, me ne sono fatto una colpa.”

Il Ghettolimpo di Mahmood è quel mondo immaginario che Alessandro bambino amava pensare durante l’infanzia, affascinato dalla mitologia greca: un mondo dove gli dei e gli esseri umani potessero incontrarsi. Quindi un mondo dove le differenze, tra un sopra e un sotto, ricchezza e povertà, vengono a cadere.
Questo mondo è l’universo interiore dell’artista e le 14 tracce del suo secondo lavoro (15 per l’esattezza, se consideriamo la spanish version della hit “Klan”).

Anticipato dai due singoli INUYASHA e il già citato KLAN, GHETTOLIPO è un misto di contaminazioni musicali che diventano un sound irresistibile e unico nel panorama della musica italiana. Tra elaborate sonorità urban, elettronica, preghiere musulmane, parole arabe, influenze latine e una splendida e inaspettata immersione nel canto sardo; questo lavoro sofisticato vede la collaborazione di tanti produttori come Drd, Muut, Francesco Fugazza e collaborazioni con artisti come Sfera Ebbasta, Feid, Elisa e Woodkid.

L’album si apre con la track DEI, una sorta di filastrocca che guarda alle divinità greche che popolavano l’Olimpo, e si chiude idealmente sul mito di Icaro con la bella ICARO È LIBERO, simbolo di una libertà di pensiero le cui ali non possono essere tarpate da nessuno.

Nel mezzo è impossibile non lasciarsi stregare dalle sonorità di brani come la già celebre DORADO (che aveva visto Mahmood danzare tra le stanze del Museo Egizio di Torino) o la più recente KLAN (il cui video e la splendida coreografia trovano il scenario ideale a Fiumara d’Arte, parco monumentale, tra i più grandi d’Europa, nei pressi di Messina che ben evidenziano questo divario e incontro tra dimensione divina e la sfera umana) fino al nuovo brano/video rilasciato proprio in concomitanza con l’uscita dell’album, KOBRA (che strutturalmente ha certe assonanze con un altro precedente singolo di Mahmood, “Barrio”)

Ma è certamente il brano TALATA che è il sunto migliore per guardare alla sperimentalità e all’originalità di questo artista e a quelle melodie e a quella miscela di suoni che vanno a sovrapporsi e inseguirsi in un sound che diventa contagioso. Il cantante milanese si diverte a contaminare quindi anche il testo inserendo la numerologia araba in un ritornello che entra subito in testa fin dal primo ascolto.

Mahmood sulla cover dell’album guarda se stesso riflesso sulla superficie dell’acqua, evidente richiamo al mito di Narciso.
Qui però il nostro eroe non si riconosce e neppure si innamora di se stesso, semmai vede qualcuno o qualcosa che non riconosce (una figura simile a uno scorpione che ha il suo volto).
Si torna al conflitto interiore comune a tutti, quello della percezione che abbiamo di noi stessi e di quella che gli altri hanno di noi e quel divario incolmabile tra chi siamo e chi siamo stati (per noi, per gli altri). Si torna a quel ragazzo dalle umili origini, cresciuto per le strade di un’afosa Milano e le vacanze in Sardegna (di dove è originaria la madre) e l’Egitto (terra paterna) che tra fama e amori e nuove amicizie e pandemia ha dovuto guardare alle luci e alle ombre di un successo che lo ha portato lontano da casa e dalle confortanti abitudini di una vita semplice.

Ed è da questo dialogo interiore ed esteriore che nascono quelli che sono i brani più toccanti di questo GHETTOLIMPO.
Ecco quindi la splendida RAPIDE, passando per la confessione dell’intima BACI DALLA TUNISIA, fino alle contaminazioni RnB di brani come ZERO e la preziosa RUBINI che vede la collaborazione di Elisa.

Ma è il brano T’AMO, dedicato a sua madre, che tocca inaspettatamente a quel cuore/terreno comune a noi tutti: il legame materno.
Qui quell’amore trova voce nel solo modo possibile, nelle radici e nelle sonorità di quella terra, la Sardegna, che ha conservato con orgoglio tradizioni e una lingua che ha la durezza della pietra, ma anche la poesia di certi tramonti che dormono dietro l’orizzonte. La voce di Mahmood è impreziosita da un coro di Orosei per dare nuova cornice alla splendida “A Diosa“, più conosciuta come “Non Potho Reposare” di Salvatore Sini e Giuseppe Rachel, certamente una delle canzoni più conosciute a livello nazionale, negli anni portata alla fama da artisti come Maria Carta, Tanzenda e quindi Andrea Parodi.

Altrettanto meravigliosa è poi KARMA che vede la collaborazione della bellissima voce di Woodkid. Brano certamente di maggiore respiro internazionale, perché quasi interamente cantata in inglese e con una melodia davvero avvolgente. Una possibile hit futura, molto commerciale.

Se GIOVENTÙ BRUCIATA ci aveva mostrato le origini e il passato di Mahmood, polaroid di un passato e di un presente che si abbracciavano meravigliosamente nelle parole e nella voce di Alessandro; in questo secondo lavoro la fanciullezza e la spensieratezza fanno spazio a una maggiore consapevolezza delle proprie capacità vocali (vedi ad esempio la complessità metrica di brani come “Inuyasha” e “Rapide“) e un maggiore coraggio nell’osare tra sound raffinati e strutturati che forse potrebbero trovare impreparati i più che si accomodano sulla banalità di certe solite melodie.

Torna quella capacità di Mahmood di scrivere e racchiudere in pochi versi storie, fotogrammi di ricordi e pensieri e desideri tanto intimi quanto comuni a noi tutti, contaminando i testi delle sue canzoni con elementi che guardano al mito, al cinema, alle culture più disparate, ai manga, ai canti popolari. Ma c’è di più.
In GHETTOLIMPO c’è l’azzardo di un volo, come quello di Icaro, verso un nuovo sole e nuove avventure che porteranno Mahmood chissà dove. Per adesso conforta sapere che questo album è la conferma del sua bravura.

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Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.

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