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GREENLAND _ La fine del mondo…in famiglia (recensione)

- 16/10/2020
GREENLAND con Gerard Butler


GREENLAND riporta in auge il filone (mai stanco) del disaster movie, concentrando però l’attenzione sulle dinamiche di una famiglia in fuga. Un piacevole passatempo che vorrebbe scuotere i sentimenti ma sbaglia traiettoria e fa solo sbadigliare.

John, in crisi con la moglie, torna a casa per il compleanno del loro bambino. Ma mentre egli è intento a comprare le ultime cose al supermercato arriva un allarme: la cometa Clarke si sta avvicinando minacciosamente al pianeta terra. Jeff e la sua famiglia sono stati selezionati per essere portati in salvo, ma la strada verso la salvezza è costellata di imprevisti.

GREENLAND di Ric Coman Waugh

Ric Roman Waugh sembra incerto sul da farsi e dirige il suo GREENLAND verso una possibile catastrofe cinematografica.
Incerto se essere il classico disaster movie (alla ARMAGEDDON per intenderci) o il drama family a uso e consumo dei buoni sentimenti, nel mezzo guarda anche alle vite e alle reazioni di tanti e troppi personaggi secondari.

Di fatto ci sarebbero state diverse scene che avrebbero meritato maggiore attenzione, come ad esempio quelle che preannunciano la catastrofe o quella che vede protagonisti una coppia in fuga che offre un passaggio in auto alla bella (ma non certo brava) Morena Baccarin.

Anche la scelta di affidare il ruolo da protagonista al roccioso, ma dal cuore tenero, Gerard Butler, convince fino a un certo punto. Demerito di uno script che non sa (o non vuole) approfondire le dinamiche interne alla famiglia (le ragioni della crisi tra i due coniugi non ci vengono spiegate se non quasi sulla fine) e che guarda alla condizione di tutti coloro che sono stati abbandonati a loro stessi, in attesa di una fine certa.

GREENLAND parla di una terra promessa (la Groenlandia del titolo) e del viaggio infernale che una famiglia deve compiere. La vera azione, la tensione legata all’imminente attacco, le tensioni e gli scontri tra coloro che cercano una via di fuga, sono rese al peggio; il tutto è gettato alla rinfusa.
La macchina da presa guarda alla tragedia formato famiglia e alla loro singola volontà di restare uniti e sopravvivere. Ma sceglie di fatto di puntare su sentimenti snocciolati e surgelati o precotti che non hanno un vero sapore o colore.

Manca un’intuizione, manca la gestione dei tempi di scena.
Alla fine non si capisce se GREENLAND volesse incupire o spaventare o scaldare il cuore. Una cosa di certo la sa fare e anche bene: sa involontariamente annoiare.

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Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.

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