HER-Lei di Spike Jonze è un dramma intimista che parte da degli elementi della fantascienza, ma è il film più umano e romantico del secolo.
Un gioiello che necessita di essere guardato a occhi chiusi.
Theodore lavora presso un’azienda che scrive lettere d’amore commissionate da terzi.
Non riesce a scrollarsi di dosso la sua separazione e l’imminente divorzio con la sua ex moglie.
Si sente solo e apatico e triste.
Finché non viene a conoscenza di un Sistema Operativo dotato di una propria personalità e intelligenza sorprendentemente umane.
Ecco che Theodore inizia una relazione con Samantha, il suo OS.
Spike Jonze prende il tema più vecchio e sfruttato del mondo (l’amore) e lo fonde con un elemento che fa parte ormai del nostro presente e futuro (la tecnologia). Egli crea così un ibrido che ha la pelle della fantascienza, ma un cuore pulsante di melodramma.
Perché questa operazione azzardata possa funzionare affida il ruolo del protagonista a uno degli attori più capaci e versatili del nostro secolo, Joaquin Phoenix.
È tramite i suoi occhi e le sue espressioni e i suoi gesti che possiamo “indossare” un sentimento che nasce su di un livello slegato alla materialità e alla fisicità.
Prende quindi una delle attrici più sensuali e fisiche del cinema contemporaneo di cui sentiremo soltanto la voce: è Scarlett Johansson a conferire umanità al sistema operativo di cui Theodore si innamorerà, corrisposto.
Se teoricamente la cosa può apparire strana, la poesia e la naturalezza con cui questa storia ci viene presentata, riesce a farci entrare fin da subito all’interno di questo rapporto amoroso.
HER riflette sulla condizione umana moderna.
Siamo portati a ricercare un’unicità nell’amore che è in netto contrasto sia con la vastità e la complessità del genere umano, sia con le infinite possibilità che la tecnologia moderna ha apportato nel metterci in contatto col prossimo.
Il film racconta sopratutto di solitudine nella moltitudine, di come ci si aggrappi facilmente anche alla sola idea di un sentimento per sentirci vivi e indispensabili; di come l’amore che riversiamo sull’altro sia spesso viziato da tutta una serie di necessità e di mancanze che pretendiamo siano colmate dal nostro oggetto d’amore.
Ma quali sono i confini dell’amore?
Dove inizia e dove finisce?
Cosa resta di esso? Che forme può assumere?
Sono tutte domande che HER solleva senza dare risposte univoche, il film costringe semmai lo spettatore a interrogarsi sulla natura dei propri desideri e su come questi vadano a delineare percorsi accidentati o confusi.
La meravigliosa fotografia che alterna sapientemente colori ora freddi e ora passionali e accesi per arrivare ai colori pastello, più delicati; la colonna sonora che fa da seconda voce alle emozioni dei due protagonisti; l’utilizzo della luce sugli oggetti e negli ambienti; sono tutti elementi che rendono questo film un’esperienza che scivola dolcemente come miele per alleviare le pene e le colpe dell’anima.
Ci possiamo perdonare. Ci possiamo ancora amare.