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IL CINEMA CHE RACCONTA L’AIDS. SGUARDI CORAGGIOSI OLTRE LO SCHERMO (WORLD AIDS DAY)

- 01/12/2019
THE HOURS giornata mondiale contro l'AIDS


Il cinema da sempre è stato luogo di intrattenimento e mezzo per fuggire dalla realtà. Ma è stato – e deve essere – anche specchio della società in cui viviamo, una fotografia del presente (o del passato), la cronaca di un certo momento storico, una denuncia o un atto politico.

Negli ultimi 30 anni sono stati tanti i registi che hanno avuto il coraggio di parlare di AIDS con l’intenzione di sensibilizzare l’opinione pubblica su di una malattia che sopratutto negli anni ’80 e ’90 ha fatto milioni di vittime, ma che ancora oggi, in tutto il mondo, è un male difficile da debellare.

Il primo film – per la televisione – risale al 1985 con un giovanissimo Aidan Quinn nel ruolo di un avvocato che, scopertosi malato, dichiara il proprio orientamento sessuale e il suo stato di salute a conoscenti e familiari, provocando differenti reazioni; mi riferisco a “UNA GELATA PRECOCE” di John Erman.

Cinema e AIDS
Tom Hanks in “PHILADELPHIA”

Ma è nel 1993 che Jonathan Demme parla per la prima volta al grande pubblico di AIDS col suo “PHILADELPHIA“.
Lo fa schierando attori amatissimi, tra cui Denzel Washington e Antonio Banderas, con le dovute precauzioni, ma senza celare scomode verità e pregiudizi che girano attorno a questa malattia. Un bravissimo Tom Hanks (premio oscar come Miglior Attore per questo ruolo) offre forza e fragilità e infinite altre sfumature al personaggio di Andrew Beckett. Non si può restare indifferenti ai suoi occhi in cerca di risposte o alla struggente scena in cui danza da solo sulle note tragiche della voce di Maria Callas nell’opera Andrea Chénier.

Un altro personaggio rimasto nel cuore è la suora Rosa, interpretata da un’ottima e dimessa Penélope Cruz, nel film di Almodovar “TUTTO SU MIA MADRE” (1999).
In una storia di identità perdute, la trama parte da un lutto che spinge una madre a ritrovare quello che era il padre di suo figlio, uomo che oggi è una trans di nome Lola.
Lola entra ed esce nelle vite di molti personaggi “infettandoli” chi nel cuore e chi nel sangue. La giovane e bella suora Rosa è una delle tante vittime d’amore e porta in grembo suo figlio. Grava sulla sua esistenza il peso di una malattia che potrebbe trasferire al bambino che deve nascere.

cinema e AIDS
Penélope Cruz in “TUTTO SU MIA MADRE”

E passiamo quindi al film “THE HOURS” (2002).
Tratto dall’ omonimo romanzo di un ispirato Michael Cunningham e diretto da Stephen Daldry, il film racconta di tre donne su tre livelli temporali differenti, tutte unite dal romanzo e dallo spirito della Signora Dolloway di V. Woolf.
L’amico ed ex amante di Clarissa (un’immensa Meryl Streep) è uno scrittore omosessuale, Richard Brown. Egli vive da solo in un piccolo appartamento. Sta per ricevere un premio alla carriera che pensa di non meritare ed è prigioniero dei fantasmi del passato che la malattia gli evoca. Ed Harris buca lo schermo: la follia e la paura e la presa di coscienza della sua fine sono quasi palpabili.

E sono ancora fantasmi del passato o presenze angeliche quelle che tormentano i protagonisti di “ANGELS IN AMERICA“, bellissima miniserie di Tony Kushner del 2003. Qui guardiamo alle vite di alcuni omosessuali che hanno contratto il virus HIV e poi l’AIDS nell’America regeniana. Un cast d’eccezione tra cui spiccano i nomi di Meryl Streep, Emma Thompson, Al Pacino e un allora poco conosciuto Patrick Wilson.

Nel 2005 approda sugli schermi l’adattamento cinematografico – non riuscitissimo – del famoso musical di Brodway, “RENT“.
Ambientato nell’East Village degli anni ’80 sconvolto dall’AIDS, il film racconta la vita di alcuni artisti bohémien, della loro sessualità, della povertà, dell’uso di droghe.
Sebbene le interpretazioni non siano tutte allo stesso livello e risulti un tantino didascalico, offre brani di forte impatto emotivo e splende il nome di Rosario Dawson nel ruolo di una tossicodipendente.

cinema e AIDS
Gabourey Sibide in “PRECIOUS”

Siamo sempre negli anni ’80, ad Harlem, nel film “PRECIOUS” di Lee Daniels (2009). La storia segue la vicissitudini della giovane Precious, interpretata straordinariamente da Gabourey Sibide (che i più ricorderanno per aver preso parte alla serie di American Horror Story). Violentata ripetutamente dal padre, poi morto di AIDS, e costantemente minacciata e ostacolata da una madre nociva, Precious è sieropositiva e ha a cuore soltanto il destino dei suoi bambini. Un personaggio coraggioso e resiliente che nei suoi momenti più bui e crudeli trova rifugio in scenari da musical che vanno a illuminare e rallegrare una trama quasi insopportabile per tanta sofferenza mostrata.

Nel 2013 scalda il cuore il personaggio di Philomena nell’omonimo film di Stephen Frears. Judi Dench offre una delle sue migliori interpretazioni nelle vesti di una donna irlandese pronta a tutto pur di ritrovare il bambino che le fu portato via quando era solo una ragazzina. Accompagnata da uno scettico giornalista, ella arriverà fino negli Stati Uniti. La verità che le si presenterà davanti non sarà facile da accettare, ma il cuore di una madre non si sfalda davanti a niente e nessuno e gli occhi vibranti e luminosi della Dench ci riportano a quell’amore unico che tutti noi conosciamo.
Tratto da una storia vera, sebbene tocchi solo marginalmente il tema dell’AIDS, lo fa con una dolcezza e una delicatezza disarmanti. A stento si trattengono le lacrime.

cinema e AIDS
Jared Leto e Matthew McConaughey in “DALLAS BUYERS CLUB”

Sempre nel 2013 il tema dell’AIDS viene portato al cinema con una crudezza forse necessaria, perché le nuove generazioni non abbassino mai la guardia su questa malattia.
Il film “DALLAS BUYERS CLUB” di Jean-Marc Vallée si svolge tra il 1985 e il 1988 in Texas, ispirato a una storia vera.
Il rude e omofobo Ron Woodroof conduce una vita sregolata tra alcol, sesso e droghe. Dopo un rapporto non protetto con una tossicodipendente contrae il virus dell’HIV. Quando gli sarà diagnosticato l’AIDS ha ormai i giorni contati.
Supportato dalla dottoressa Eve Saks, quando gli verrà negata la sperimentazione del farmaco AZT, potente antivirale, decide di procurarselo illegalmente in Messico. Qui viene in contatto col dottor Vass che lo allerta sugli effetti collaterali del farmaco AZT, estremamente dannoso per l’organismo perché distrugge anche le cellule sane. Gli viene prescritta una cura a base di peptide T, una proteina non approvata dalle case farmaceutiche.
Tre mesi dopo le condizioni di Ron sono molto migliorate e decide di importare in Texas le proteine per poi rivenderle ad altri sieropositivi. In questo verrà aiutato dalla transfgender tossicodipendente e sieropositiva Rayon.
Le prove attoriali qui sono ai massimi livelli e i due attori, Matthew McConaughey e Jared Leto, sono stati premiati entrambi con l’ambita statuetta dell’oscar.
Ma è certamente la figura di Rayon a restare nel cuore, così come la camaleontica trasformazione del bel Leto (celebre frontman del gruppo Thirty Second To Mars) che nella mimica e nell’espressività mai troppo marcata trova le sfumature necessarie perché sia credibile.

Sarebbero tanti altri i titoli e i personaggi che vorrei approfondire, ma che posso solo citare e che vi invito a riscoprire, come il toccante “AMICI PER SEMPRE” di Peter Horton (1995); “LE FATE IGNORANTI” di Ferzan Ozpetek (2001); il duro e poetico “MYSTERIOUS SKIN” di Gregg Araki (2004) o “I TESTIMONI” di André Téchiné (2007) o lo struggente “THE NORMAL HEART” (2014) di Ryan Murphy, realizzato per l’HBO con Julia Roberts, Matt Boomer e Mark Ruffalo, fino al più recente successo sulla vita e la fama dello scomparso Freddie Mercury in “BOHEMIAN RHAPSODY” (2018).

Chiudo questa rassegna con un titolo che recensii un anno fa, proprio in occasione del 1 Dicembre e della giornata contro l’AIDS.
120 BATTITI AL MINUTO” di Robin Campillo (2017).
La storia, ambientata negli anni ’90, segue le giornate di alcuni attivisti di Act Up-Paris e della loro lotta contro una politica e un sistema sanitario inefficienti e disinteressati alle conseguenze del dilagarsi della piaga dell’AIDS.
Un film di rara bellezza che brilla grazie ad interpretazioni appassionate tra cui spicca la fisicità e l’anima di Sean – il cui volto è quello di Nahuel Pérez Biscayart – istrionico e contagioso (di vita!) attivista che ama, grida, corre e lotta fino all’ultimo battito – come una luminosa stella cadente – perché altre vite non debbano più spegnersi.

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Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.

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