La colpa. Che essa ci venga inflitta da terzi o che ad attribuircela siamo noi stessi, la colpa è un tarlo crudele che lenta, ma inesorabile, viene a logorarci dal di dentro.
In questo speciale di #3filmchenonsapevidivolervedere tratteremo di colpe e di sensi di colpa.
Partiamo subito con un film del 2004, L’UOMO SENZA SONNO di Brad Anderson.
Anderson si è fatto notare fin dagli esordi con un titolo che invito a recuperare, SESSION 9, dimostrando di saper costruire atmosfere minacciose e con una regia attenta e minuziosa.
Anche qui ci immerge fin da subito in atmosfere malsane e dai colori freddi e lividi. Seguiamo la vita in bilico sulla follia dell’insonne e scheletrico Trevor Reznik. Un giorno, nella fabbrica dove lavora, viene coinvolto suo malgrado in un grave incidente ai danni di un collega. Così egli comincia a pensare che esista un complotto su di lui. Trevor pare essere assalito da un male interiore che non lo fa dormire da più di un anno e che lo logora nella mente e nel corpo…
Non posso svelar altro sulla trama perché L’UOMO SENZA SONNO è di quei film che hanno un fascino prettamente estetico e sulla costruzione della storia. Una volta svelato l’arcano, perde subito buona parte del suo fascino. Anderson ha imparato dai grandi registi della suspense come Polanski e Cronenberg e Lynch, ma ha ancora molta strada da fare per padroneggiare certi materiali.
Il film merita di essere visto, almeno una volta. Fosse anche solo per la presenza (spaventosa) di un quasi irriconoscibile Christian Bale che per l’occasione ha perso più di 20 chili.
Nello stesso anno, in Thailandia, ecco spuntare un horror che nel tempo avrebbe riscosso grande successo a livello mondiale.
Mi riferisco a SHUTTER per la regia di Banjong Pisanthanakun e Parkpoom Wongpoom (qui in veste anche di sceneggiatori).
Amore eterno e colpa e vendetta sono gli elementi che stanno alla base di uno degli horror più interessanti degli ultimi anni (lasciate perdere il patinato remake americano del 2008 con Joshua Jackson).
Al ritorno dal loro matrimonio Tun e Jane, ubriachi, investono una ragazza. Presi dal panico scappano via.
Tempo dopo Tun, che di mestiere fa il fotografo, si accorge che in molte delle foto da lui scattate appare come un lampo di luce o una figura femminile. Presto egli sarà perseguitato da strani fenomeni paranormali. La ricerca della verità svelerà una verità molto più tragica di quel che pensiamo.
Altro film di atmosfere, ma con una sceneggiatura solida e ben costruita che sorprende e inquieta in egual misura.
Alcune scene resteranno impresse nella vostra memoria come delle polaroid tanto è l’orrore in esse contenute.
Il protagonista, Ananda Everingham, offre la giusta sensibilità per delineare colpa e smarrimento del suo personaggio.
E chiudiamo questa rassegna con un film tratto da un celebre romanzo, tra i miei preferiti.
ESPIAZIONE (2007) di Joe Wright. Tratto dall’omonimo romanzo di Ian McEwan , il film si sofferma su diversi temi importanti, strettamente connessi tra loro come il pensiero visionario della gioventù e quindi il mestiere dell’artista e l’uso che fa della propria arte. Seguiamo i passi di una giovane e curiosa Briony, ragazzina arguta e appassionata di scrittura, dalla fervida immaginazione. Ella è volta quindi a osservare la realtà che la circonda cogliendo (spesso in maniera erronea) particolari che vede. Il suo errore di valutazione costerà caro allo sbocciare dell’amore tra la sorella maggiore Cecilia e il ragazzo tuttofare Robbie Turner. Sarà lui a pagarne il prezzo maggiore, costretto a finire in carcere e poi gettato tra gli orrori della guerra.
Solo molti anni dopo Briony, pentita, cercherà di espiare le proprie colpe, ma sarà forse troppo tardi.
Un film di rara bellezza che avvolge lo spettatore fin dalle prime inquadrature. Il regista dove non riesce ad osare e riflettere sul potere della finzione, riesce però a incantare nella messa in scena, nei costumi, nella fotografia e nelle musiche che tendono a sublimare l’algida bellezza di Keira Knightley (vedi LAST NIGHT) e la sensibilità del bravo James McAvoy (SPLIT) e di una giovanissima ma promettete Saoirse Ronan (PICCOLE DONNE) di Greta Gerwing). Imperdibile!