Chi pensava che dopo la sanguinosa “Battaglia di Winterfell” sarebbe stato difficile, per gli spettatori di Game of Thrones, rimanere atterriti davanti ai titoli di coda, si è dovuto ricredere.
In qualunque modo la si pensi, la battaglia tra i vivi è stata ben più dura da sopportare della lotta tra la vita e la morte vista nella storica 8×03. Se l’oscurità fa paura (“The night is dark and full of terrors” ci ha ripetuto Melisandre per 8 stagioni), restare inermi di fronte ad un massacro ingiustificato è ancora più agghiacciante.
La pazzia di Daenerys
Protagonista e antagonista al tempo stesso di questa infiammata 8×05 è senza dubbio la nostra Daenerys Targaryen nata dalla tempesta, prima del suo nome, distruttrice di catene e blabla. Ormai ridotta ad essere l’ombra di quella khaleesi coraggiosa, innocente, empatica che abbiamo conosciuto nelle prime stagioni, provata da perdite sempre maggiori (due dei suoi draghi, metà del suo esercito, la fida consigliera Missandei che aveva liberato dalla schiavitù), Daenerys lotta tra i suoi demoni e le sue virtù, mentre la cupa ombra di suo padre, il re folle Aerys II, comincia a posarsi su di lei. E i crudeli istinti tirannici, placati per anni da un harem di uomini perdutamente innamorati e una saggia corte a sua disposizione, sembrano tornare a vivere dentro di lei.
“Follia e grandezza sono le due facce della stessa moneta. Ogni volta che nasce un nuovo Targaryen, gli dèi lanciano in aria quella moneta, e il mondo trattiene il fiato aspettando di sapere su quale faccia cadrà.”
Ser Barristan Selmy
Il tradimento di Varys
Ormai certo che Daenerys non sia più l’opzione migliore per il popolo di Westeros, e soprattutto venuto a conoscenza che la legittimazione di sangue di Daenerys è caduta perché Jon Snow in realtà è Aegon Targaryen, Varys propone a quest’ultimo di tradire la sua regina e rivendicare il trono. Questo gli costa la vita, come già minacciato da Daenerys nella 7×02, ma non prima di aver usato i suoi uccelletti come emissari per divulgare la notizia del secolo. Già nella prima scena della puntata, infatti, lo vediamo intento a scrivere messaggi dal contenuto inequivocabile.
Quale sarà la reazione dei Sette Regni? Siamo certi che nella 8×06 si ripartirà proprio da qui.
Dracarys!
Anticipando le mosse dell’avversario, diventa facile per Daenerys distruggere gli scorpioni e far cadere Approdo del Re. E la regia di Sapochnik lo racconta magistralmente, rendendo Drogon mai così spaventoso e potente.
Ma non basta. Ormai completamente sola a Westeros, destinata a non essere amata, considerata usurpatrice, estranea e tradita anche da Jon, che ha rivelato alle sue sorelle la verità mettendo in moto un’inevitabile reazione a catena, in un impeto estremo di follia, non paga di aver visto la città capitolare sotto ai suoi occhi, decide di polverizzarla, letteralmente, insieme ai suoi abitanti.
Distruggere la capitale e la sua fortezza, annullare il simbolo stesso di un potere immensamente agognato diventa la sua unica missione. Quasi a voler cancellare ciò che è stato, tutto il passato trascorso in quella città che per anni ha visto da lontano. Distruggere la memoria dell’uomo e ricrearla da zero. Da distruttrice di catene a mad queen, Daenerys eredita dal Re della Notte la sua missione di cancellare il presente per fondare il suo dominio sulle ceneri di una città terrorizzata e totalmente soggiogata al suo volere.
Questa scelta, coerente con un personaggio che più di una volta ha mostrato luci e ombre, ha ovviamente scontentato i fans della serie. C’era davvero bisogno di arrivare a tanto? Davvero è plausibile che Daenerys abbia reagito in maniera così feroce senza curarsi delle conseguenze, realizzando l’opera spaventosa che suo padre non era riuscito a compiere? In barba ai suoi consiglieri e a tutti i buoni propositi sui quali avrebbe voluto fondare il suo regno – liberare dalla schiavitù, distruggere la ruota, abbattere una tiranna.
Si realizza così la profezia nella Casa degli Eterni: Daenerys nella sala del trono distrutta, ma quella che credevamo essere la neve dell’inverno è, in realtà, solo cenere.
Le ceneri di Cersei
Cersei ha sempre tratto piacere dal suo potere: quello col quale ha sedotto suo fratello Jaime, la potenza che ha manifestatamente utilizzato per punire chi intralciasse il proprio cammino o quello dei suoi figli. L’abbiamo vista fare cose orribili, come far decapitare un’innocente come Missandei e radere al suolo il Tempio di Baelor per liberarsi dal credo militante, fino al recente tradimento della promessa fatta a Jon e Daenerys di unirsi nella lotta contro gli Estranei.
Per quattro puntate (in due, in realtà) abbiamo visto una Cersei arroccata nelle stanze del potere gestire in maniera quasi grottesca la minaccia della guerra e le sue esasperanti vendette contro chiunque. Dagli elefanti mancati all’incarico dato a Bronn di uccidere i suoi fratelli, fino a vendersi ad Euron. Cersei in questa stagione è stato un personaggio ripiegato su se stesso e disperato a tal punto da sottovalutare la minaccia di Daenerys. La fortezza rossa, Qyburn ed Euron è tutto quello che ha. Gli scorpioni diventano presto briciole, la flotta di ferro va, Approdo del re cade e si scioglie sotto i suoi occhi. Ser Gregor l’abbandona, Qyburn diventa vittima del suo mostro di Frankenstein. È nuda, come nel cammino di redenzione, impaurita e sola contro tutti. Muore abbracciata a Jaime nei sotterranei della fortezza rossa, che non aveva mai lasciato. Il simbolo stesso della sua ossessione diventa la sua tomba, il suo regno non è altro che macerie.
Ci è davvero piaciuta questa fine per Cersei? Quanto avremmo preferito un confronto diretto tra le due regine, o quanto meno assistere ad un moto di pietà verso se stessa e suo figlio in grembro prima di vedere King’s Landing bruciare? Anche i più irriducibili tra i suoi detrattori, stando a quanto si è letto sul web, hanno trovato la sua uscita di scena piuttosto deludente. Ciò non toglie che la sua è una morte senz’altro significativa: al gioco del trono si vince o si muore. E lei rappresenta alla perfezione le due ipotesi. Al di là delle preferenze da fans, ciò che è mancata è una narrazione meno periferica del suo personaggio in quest’ultimo frangente di serie.
You did nothing, Jon Snow
Tutti i personaggi sembrano realizzare la logica del contrappasso: il Mastino, certo di non riuscire a uccidere suo fratello Gregor, ormai trasformatosi nell’ineluttabile “La cosa” dal pazzo alchimista Qyburn, si lancia nel fuoco insieme a lui e compiere finalmente la sua vendetta; Tyrion aiuta suo fratello a scappare; lo sbruffone Euron è infilzato dallo Sterminatore di Re; Arya trova una nuova regina da aggiungere alla lista.
E Jon Snow? L’ex bastardo di Winterfell è un uomo che ha perso la bussola. Tutto quello che lo ha portato a unirsi ai Bruti, essere accoltellato, tornare nel mondo dei vivi, combattere per la sua famiglia oggi non c’è più. Archiviato il Re della Notte, si ritrova a combattere al fianco di Daenerys più per riconoscenza che per reale convinzione, lasciandole campo libero anche dopo aver scoperto la verità sulla sua ascendenza.
Mentre Approdo del Re urla di dolore tra le fiamme di Drogon, i suoi occhi sembrano spegnersi per la colpa. Di non aver capito la sua regina, di essere parte di un massacro evitabile. Sono le sorelle Stark, adesso, la sua coscienza rinnovata. La fredda lucidità di Sansa e l’incandescente caparbietà di Arya, la sua famiglia ritrovata.
Qualunque cosa accadrà nell’ultimo episodio, Jon sarà un personaggio fondamentale anche per i messaggi fatti recapitare da Varys in tutto il Regno. Sarà finalmente tempo di una sua rivincita?
Lo scopriremo presto.