IT Capitolo 2 è arrivato nelle sale il 5 Settembre scorso e nel primissimo weekend è riuscito a spodestare dal trono degli incassi “IL RE LEONE“. Al momento è di fatto il secondo incasso più importante della storia del genere horror.
Sono passati 27 anni e It si è risvegliato dal suo lungo sonno.
Mike, l’unico rimasto nella cittadina di Derry, richiama quindi tutti i suoi vecchi amici in nome di quella promessa che fecero tanti anni prima.
Li aspetta una battaglia contro tutte le loro paure sopite o mai sconfitte.
Dopo l’ottima prova del primo capitolo, l’attesa e le aspettative erano altissime, sebbene si sapesse che, della mastodontica opera di Stephen King, la parte finale fosse quella più complessa e difficile da realizzare.
Per chi si fosse mai cimentato nella lettura di IT sa bene di cosa io stia parlando. Così anche chi ha visto la miniserie degli anni ’90 ricorda con un certo disappunto il deludente finale.
Di fatto Stephen King nel romanzo si addentra dettagliatamente su temi che toccano la metafisica e guardano alla sfera onirica su cui gravava anche la figura di una tartaruga gigante (!?).
Andy Muschietti dopo il successo del primo capitolo si avventura in questo IT Capitolo 2 con la voglia di rispettare il più possibile la pagina scritta e quindi ha l’audacia di dirigere una pellicola horror che tocca quasi le 3 ore.
Una scelta coraggiosa e forse necessaria che è di fatto ripagata dal grande interesse che essa sta suscitando.
Il risultato finale è sicuramente di ottimo livello sebbene esso non sia esente da certi difetti.
Se nella prima parte Muschietti aveva deciso di scostarsi dalla pagina scritta, concentrandosi solo sull’infanzia del gruppo dei perdenti, qui, rispettandone in un certo senso la struttura del romanzo, alterna i due piani temporali.
I perdenti, ormai adulti, disillusi e provati dalle loro piccole e grandi battaglie quotidiane, lontano da Derry, hanno dimenticato da cosa erano scappati e che cosa avevano affrontato.
Solo Mike, rimasto a vegliare che il male fosse sepolto per sempre, ricorda tutto e li richiamerà a sé dove tutto era iniziato.
Una prima cosa che forse può deludere è proprio relativa alla caratterizzazione dei personaggi da adulti.
Il confronto con le loro parti da bambini va certamente a loro svantaggio e difficilmente si riesce a trovare quella connessione necessaria perché ci si affezioni realmente.
A funzionare è certamente il duo di Richie Tozier e Eddie Kaspbrak, che nelle vesti di adulti sono interpretati da Bill Hader e James Ransone: la loro comicità trascinante, così come la loro fisicità riescono a costruire un legame credibile e sincero che ha una insita continuità narrativo-temporale con le loro parti bambine.
Ciò non avviene invece con due attori di maggiore fama mondiale: il Billy interpretato da James McAvoy e la Beverly interpretata da Jessica Chastain sono solo un’ombra dei personaggi così ben delineati nella loro infanzia. C’è la sensazione che di fatto due bravi attori come loro non siano stati sfruttati al loro meglio.
E questo accade anche con la parte adulta del tenero Ben, che qui ha le sembianze e gli addominali del bel Jay Ryan.
Lo stesso Bill Skarsgård, ormai pienamente a suo agio nelle vesti dell’inquietante Pennywise, viene relegato a poche scene, limitandone il potenziale.
E veniamo quindi a ciò che di fatto un film del genere dovrebbe fare: spaventare.
Nelle sue quasi tre ore di girato le scene di tensione sono tantissime e ben costruite, supportate da tutta una serie di jump scares ben posizionati, spesso imprevedibili. Il tutto però viene costantemente smorzato da una battuta o una scena comica.
Questo alla lunga può essere irritante perché frena una tensione che secondo me era necessaria.
Il combattimento finale è certamente la parte dove più Muschietti si scosta dalla pagina scritta preferendo mantenere sì una linea con lo spirito del romanzo, ma evitando (furbamente) di realizzare qualcosa che avrebbe forse lasciato non poche perplessità nel pubblico in sala. A mio parere una scelta intelligente e ben congegnata, funzionale, decisamente migliore rispetto ai risultati della vecchia miniserie.
Due succulenti camei faranno la felicità di molti: anzitutto la partecipazione del regista/attore Xavier Dolan (vedi MOMMY o il più recente LA MIA VITA CON JOHN F. DONOVAN) nella scena di apertura, sicuramente tra le più feroci che è anche denuncia contro gli atti di omofobia.
L’altra è la presenza dello stesso autore del romanzo di IT, il noto Stephen King, nei panni di un avido antiquario.
In definitiva questo IT Capitolo 2 è certamente un film di buon livello (forse meno potente e compatto del primo capitolo) e Muschietti si conferma abile regista nel modellare la materia letteraria e quindi filmica, costruendo un suo personale parco degli orrori dove ci si perde piacevolmente per tutta la sua durata.
Egli costruisce alcune scene davvero incredibili che sono certo rimarranno nell’immaginario di molti, guardando sì all’orrore, ma contaminando il tessuto narrativo di sentimenti che esaltano e onorano l’unica arma possibile contro la paura: l’amicizia.
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