LA DEA FORTUNA ci riporta alle famiglie disfunzionali tanto care al regista turco de “LE FATE IGNORANTI” e “LA FINESTRA DI FRONTE”. Un successo che conferma lo stretto legame che ormai si è creato tra Ozpetek e un pubblico mai così eterogeneo.
Alessandro e Arturo sono una coppia in crisi da diversi anni.
A salvare (forse) la coppia arrivano Annamaria e i suoi due figli. Lei deve fare alcuni esami diagnostici e affida alla coppia i suoi bambini.
Ferzan Ozpetek e la sua poetica sono ormai registri codificati che il pubblico riconosce e apprezza ormai da vent’anni.
Dicono che un bravo narratore, perché sia considerato sincero, possa parlare solo di cose che conosce, che sente, che vive.
Ozpetek in tal senso è certamente tra i registi più onesti e genuini del nostro panorama cinematografico giacché attinge a piene mani dal suo vissuto, dalla sua storia, dal suo cuore.
Ecco perché – anche qui – egli pare crogiolarsi in una confortante rilettura di quei luoghi e di quelle dinamiche che vanno a ripetersi in buona parte delle sue pellicole. Eppure ogni volta egli aggiunge una pennellata, una sfumatura, un profumo, un suono che arricchisce o sovverte le vite dei suoi personaggi.
Come in altre pellicole – vedi “MINE VAGANTI“(2010) o “ALLACCIATE LE CINTURE“(2014) – il tessuto narrativo segue percorsi del cuore che esplodono in ilarità incontenibile o dolore straziante, resta sospeso su silenzi tangibili o precipita in un buonismo talvolta stucchevole.
LA DEA FORTUNA non è esente da questi difetti che sono i medesimi di sempre, perché Ozpetek è sfacciatamente sentimentale e non se ne vergogna, deve necessariamente immergerci nelle vite delle sue “fate vaganti“, puntualmente con “SATURNO CONTRO” che viene a sconvolgere e ferire e derubare queste vite a caduta libera.
Ma non si può restare indifferenti alla potenza di questa voglia di vita e di felicità che i suoi personaggi ricercano come acqua nel deserto e Ozpetek anche qui si rivela magnifico direttore d’orchestra dove ogni membro del cast riesce a brillare e distinguersi per le proprie capacità.
A voler esser pignoli Serra Yilmaz è sempre la stessa in ogni film, quasi fosse lo stesso personaggio che fa da collante a ogni titolo.
Stefano Accorsi a tratti è troppo teatrale e controllato, poco naturale, eccede in un manierismo recitativo che può innervosire.
Il personaggio del bel Filippo Nigro, non sempre vibrante, viene sfruttato eccessivamente nella sua drammatica comicità.
A sorprendere piacevolmente sono invece la giovanissima Sara Ciocca che offre un’interpretazione tanto matura quanto fresca e poi un genuino e toccante Edoardo Leo, qui nella sua migliore prova recitativa di sempre.
LA DEA FORTUNA guarda al dramma e all’orrore della malattia, dei legami di sangue infetti e crudeli; ma guarda anche a temi attuali come l’omogenitorialità senza mai edulcorare la pillola, ma mostrando coraggiosamente la realtà di tante coppie (non solo omosessuali) che sopravvivono a loro stesse, composte da persone talvolta egoiste, imperfette, incapaci di toccarsi realmente, ma che per amore di quei figli sono pronti a mettere in secondo piano il proprio ego e sono capaci di donare amore e conforto e offrire un abbraccio quando si ha più paura.
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