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LADY BIRD (2017)

- 02/03/2018


voto 7-

Christine odia quasi tutto della sua vita.
A cominciare dal suo nome, preferendo farsi chiamare da tutti “Lady Bird”.
Odia la città in cui vive, Sacramento, e vorrebbe andare via, a New York.
Odia la sua scuola cattolica, mal sopporta gli insegnanti e i compagni di classe.
Lady Bird vorrebbe avere un’altra vita e farà di tutto perché ciò accada, pur sapendo che questo potrebbe ferire il padre disoccupato e la madre iper apprensiva.

Greta Gerwig è una ventata di aria fresca nel mondo del cinema contemporaneo, spesso intasato di testosterone.
È sempre un piacere ritrovare uno sguardo femminile che sappia guardare al loro universo.
E in effetti il suo primo film, in buona parte autobiografico, sta riscuotendo un enorme successo.
Ma la portata di tale successo è realmente meritato?

La storia di formazione della giovane Lady Bird non si discosta molto dai tanti teen-movie che si sono susseguiti nell’arco degli ultimi 20 anni.
C’è una ragazza che veste in maniera particolare con un rapporto conflittuale con la madre. La madre sembra non apprezzare mai tutto ciò che fa la figlia ma ne è segretamente orgogliosa. Ha un padre docile che resta ai margini per fare da spartiacque ai vari scontri tra moglie e figlia. Ha un’amica sovrappeso che si infatua del professore e di svariati ragazzi. A un certo punto del racconto Lady Bird metterà da parte la sua vera amica per avvicinarsi a persone superficiali ma che vivono una vita apparentemente più interessante tra feste e sesso e ricchezza.
E dopo tanto vagare e prendere un volo per New York, la nostra protagonista capirà quanto fosse preziosa e importante la sua vita che ha sempre detestato.
Vi ricorda qualche film? Giusto una decina forse!

Certo, sarebbe frettoloso bollare questo film come banale, giacché non lo è affatto.
Gerwig si sofferma negli episodi più drammatici e più comici della sua giovinezza senza edulcorare i fatti, ma permeandoli dello sconforto e delle incertezze tipiche di quell’età in cui si vorrebbe essere altro.
Attorno alla ragazza ruotano personaggi che solo in apparenza sono scontati, ma non lo sono le loro scelte o le dinamiche che vanno a concatenarsi tra essi, unendoli e separandoli. Anzi di molti di loro vi è un universo interiore che ci viene soltanto accennato, che non viene sfruttato a fini prettamente cinematrografici, ne rispetta il loro privato e la loro anima.
Greta Gerwig ci invita a conoscerli e a innamorarcene senza troppi giri di parole, per quello che sono, per quello che la nostra mente ci porta a carpire e a ridefinire della loro vera essenza. Sono vite – come le villette che Lady Bird e la sua amica guardano sognando – che possiamo solo immaginare, guardandole dal di fuori, soffermandoci su alcuni particolari preziosi.

A impreziosire questo film sono una colonna sonora più che gradevole, una fotografia e la ricerca di colori che splendono come certi tramonti, ma sopratutto sono la presenza di una Saorsie Ronan sempre più brava e capace di riempire la scena con la sue energia ( un volto che molti ricorderanno in film come ESPIAZIONE e AMABILI RESTI e il più recente BROOKLYN ) e una ritrovata e bravissima Laurie Metcalf ( che alcuni ricorderanno in SCREAM 2 di Wes Craven) che mostra con autenticità tutte le ansie e le speranze di una madre severa ma desiderosa – come tutte le mamme – di essere accettata dai propri figli e che essi vivano la serenità che lei non ha mai neppure sognato.

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Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.

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