Da qualche settimana accendendo la radio vi siete accorti che un nome ricorrente è martellante ci sta entrando in testa? Se per caso state pensando a quello della ex moglie del Cavaliere, al secondo nome della Ciccone o a quello della Santa intenta ad asciugare il volto di Cristo durante la via crucis: ci siamo!
Veronica n. 2 é il brano dei Baustelle che ha anticipato l’uscita de “L’amore e la Violenza volume 2″.
Il trio toscano é tornato con “canzoni facili” per noi ghiotti appassionati di musica italiana di maniera.
Il 23 marzo, inoltre, noi di BL Magazine abbiamo avuto la possibilità di incontrarli per il lancio del disco sulle maggiori piattaforme digitali ed abbiamo ascoltato in anteprima il disco.
Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Brasilia hanno risposto alle domande di pubblico e stampa presso la Feltrinelli di piazza Piemonte a Milano. Sala gremita. Bambini, vedove, hipster barbuti, studentesse bocconiane e punkabbestia , intellettuali, modelle ed anche una ignara pensionata meneghina ottuagenaria che affermava “Damatrà, l’é meglio la Milva!”
Passano minuti interminabili ed inoltre ci rendiamo conto che per qualche motivo il riscaldamento della sala era stato programmato per indurci una fastidiosa percezione del calore tropicale, all’inizio, e, poi quella di una sauna finlandese alla massima potenza istallata a Timbuktu, a sud del Sahara. L’attesa lamentosa e madida aveva come sottofondo “L’amore e la Violenza n. 2” messo a loop. La platea diventata moltitudine ammassata ascoltava con riguardo con i vinili e i cd nelle mani grondanti. La Sciura fan di Milva si gira e mi chiede “non avevo mai visto cosí tanta fila alla cassa dell’Esselunga… Cos’é successo?” si gira verso il palco, si volta e mi comunica che avrebbe approfittato della lunga fila per acquistare il prosciutto in offerta ed andare a pagare la bolletta dell’elettricità alla Posta. Sorrido e capisco. Ascolto i Baustelle:” AMEN” penso.
Caldo. Tanto.
Poi una visione escatologica cristiana: Gesù Cristo accompagnato da Maria Maddalena e San Pietro vestiti da londinesi anni ’60… Ma no! Erano i Baustelle: l’ apocalisse é lontana per fortuna.
Il tutt’altro che robusto Bianconi prende il microfono in mano. Silenzio tombale. “Eccoci” dice. Scatta l’applauso. Spalmandosi piano piano sulla sua seggiola inizia a parlare sommessamente con atteggiamento dolce ed ecumenico.
Ci spiega molte cose tecniche sul disco. Ad esempio che é nato durante il tour de “L’amore e la Violenza” che la loro ricerca sull’argomento pareva non finita, non esplorata fino in fondo. Infatti, dice Rachele, hanno comunque scritto tanti pezzi ed alcuni li hanno beatamente scartati. Insomma i Baustelle, probabilmente hanno ancora molti dischi da sfornare vista la bulimia creativa. E a noi ci piace!
Ma partiamo a gradi, dalle fondamenta tecnico-creative dell’album.
Dopo il primo ascolto, anche io, mi sono accorto dell’autentico ‘labor limae’ sugli stilemi che caratterizzano tecnicamente i testi: autentiche visioni condensate nel verso connesso agli altri con sapiente uso delle rime baciate, che hanno il potere di descrivere al meglio l’ “AMMORE“. In fondo dal Dolce Stil Novo a Tony Renis é un attimo dal punto di vista tecnico.
Dal punto di vista musicale Bianconi ammette che “l’armamentario sonico é simile a L’amore e la Violenza”
Ma poi passiamo alla Tematica dell’album. Lapalissiana. Reiterata per la seconda volta. Abusata. Violenta. E Bianconi ce la descrive citando Paolo Conte: <la differenza é che qui si parla d’amore! > scatta la risata per il pleonasmo improvviso dato dalle mirabolanti capriole dei ragionamenti di Bianconi.
In effetti si parla d’amore, non di quello adolescenziale, ma di quello adulto, vissuto senza istintive sbandate ma con la marmorea capacità di intendere e volere. E poi:
“Qui siamo tutti adulti…. Tranne Rachele…”
Boato di risate dalla platea.
L’intero album si attorciglia ad una idea di base, dice sempre l’ossuto front man, su una teoria resa celebre nel libro “Eros in Agonia” del filosofo sudcoreano Byung-Chul Han, che analizza il controllo delle passioni e delle pulsioni nella società contemporanea, (vedi i social media, le comunicazioni super rapide e le app d’imbrocco suino) , come uno strumento essenziale attraverso il quale il potere “addomestica” e manipola la loro forza liberatoria, capace di turbare ogni ordine e modello. Assediato da questo controllo, l’individuo non è più capace di amare e si abbandona a una sessualità sempre uguale. E ci chiediamo se stiamo diventando immuni all’eros.
“Il” forte darsi all’altro” é in agonia con questo sistema che propaganda i miti opposti, il mito della salute e dell’eterno. L’amore é il contrario di questa società. L’amore contiene il segno meno…. ” sostiene Bianconi.
Nel brano Baby di suggella tutto questo: canzone d’amore felice, bisogna farcela da soli per poter amare intensamente” con un rivolo di sangue sulle labbra e due virgole di sperma sulla schiena”.
Ma il brano piú intenso ed emozionante é senza dubbio “Il Minotauro di Borges” un brano senza ritornello, una poesia musicata.
Emozionante.
Il disco funziona!
E funziona bene e sono sicuro che rimarrà nelle memorie musicali italiane!