In occasione del #PrideMonth ecco una nuova retrospettiva dei brani LGBT italiani meno conosciuti.
In questo secondo episodio attraverseremo un arco temporale lungo oltre 40 anni in cui cantautori e interpreti vecchi e nuovi, storici o emergenti, hanno saputo narrare la tematica LGBT, in maniera più o meno approfondita, in alcuni dei loro brani che non hanno raggiunto lo stesso successo delle hit radiofoniche.
Selezionarli non è stato semplice, perché nel mare magnum della canzone italiana, per decenni, i riferimenti all’omosessualità si sono concentrati soprattutto in brani dallo stucchevole pietismo e in motivi di ispirazione trash pecoreccia, ma scavando tra gli sterminati repertori di artisti di grande spessore capita di imbattersi in piccole perle che meritano di essere ascoltate.
Queste sono 5 canzoni italiane dedicate al mondo lgbt che sono passate inosservate ai più.
Per recuperare il primo appuntamento delle Canzoni LGBT+ italiane che probabilmente non conoscevi clicca qui.
#1 / Ornella Vanoni – La storia di Marcello (1976)
In questa piccolo gioiello malinconico nascosta tra le pieghe di una discografia immensa, la voce sofisticata e raffinata di Ornella Vanoni ci racconta del piccolo Marcello, ragazzino di borgata cresciuto nella bottega di macelleria di famiglia.
La storia di Marcello è tutta lì
Lì, nella bottega del padre e dello zio
Gente sana di macelleria
Lui, ragazzo solo in quella via
E sua madre che sognava di chiamarlo Maria
In un crescendo melodico, Marcello accarezza il sogno di diventare Maria. Ciò che gli manca, però, il coraggio di schiudere il suo bozzolo, “la seta” che lo protegge. Alla fine della canzone scopriamo che la farfalla ha finalmente spiegato le sue ali e, anche se non vola via, perché per la sua gente Marcello è diventata Maria.
La vita di Marcello è sempre lì
Lì, dietro San Pietro, tra l’angelo e il buon Dio
Nella seta non si nasconde più
È farfalla, ma non vola via
Cambia solo che lo chiamano Maria
#2 / Alfredo Cohen – Valery (1979)
Ascoltando le prime note di questo brano ve ne verrà in mente un altro, decisamente più famoso: Alexander Platz. Fu proprio Valery, scritto da Cohen stesso insieme a Franco Battiato e Giusto Pio, a fare da base per il pezzo iconico interpretato da Milva.
In Valery ritroviamo la stessa metrica ipnotica del capolavoro interpretato dalla pantera di Goro, senza un refrain ma con alcune porzioni di testo comuni che Franco Battiato adottò nella nuova versione.
Alfredo Cohen, che qui canta il pezzo con voce ferma e suadente, non ebbe molto successo come cantautore. Valery, tuttavia, è un brano che va riscoperto: la ragazza del titolo risponde al nome di Valérie Taccarelli, attivista transessuale di Bologna che conobbe Alfredo Cohen, già fondatore del F.U.O.R.I, verso la fine degli anni ’70.
Come rivelato dalla protagonista della canzone a gaynews la canzone nacque a Roma, in un periodo in cui Valery era ospitata da Cohen: “Avevo 15 anni quando lui cominciò a prendersi cura di me, a proteggermi come una figlio/a. L’anno dopo mi fece andare da lui a Roma. […]. La sua casa in Via della Pace era al quanto disordinata. Iniziai quindi a prendermene cura e lui mi descrisse così: Ti piace di più lavare i piatti poi startene in disparte come vera principessa che aspetta all’angolo come Marlene. Fu allora, infatti, che scrisse Valery”.
La bidella ti fa ripetere
una lezione troppo antica:
mi piace di più lavare i piatti,
spolverare, fare i letti,
poi starmene in disparte
come vera principessa
prigioniera del suo film
che aspetta all’angolo con Marleen…
Hai le borse sotto gli occhi tuoi di Liz Taylor,
e suoni Schubèrt
#3 / Ivan Graziani – Limiti (1984)
Un uomo il cui cuore, con troppi battiti e sempre a caccia d’amore, appartiene a tutti e a nessuno è il protagonista di Limiti di Ivan Graziani, cantautore ribelle del cinema italiano scomparso nel 1997.
Per Attilio (così lo chiama Graziani) l’amore è insieme passione e sofferenza. Appurato che le barriere innalzate dal suo cuore non fermeranno il desiderio (Le donne ti annoiano / Ti buttano giù / Ma si stan baciando alla TV e tu / E tu aggiungi un’altra angoscia in più), Attilio dovrà venire a patti con la sua natura e assecondare la sua fame d’amore (Sai non è per offenderti / Ma non puoi più difenderti Da una cosa normale / Come quella di amare).
Infine, ciò che è più importante, Attilio dovrà riconoscere a se stesso di non disdegnare il sentimento verso un uomo (Vai, corri da lei / O da lui se preferisci, ma fallo).
#4 / Levante – Santa Rosalia (2017)
Tre anni prima di Tikibombom, la giovane cantautrice di Caltagirone Levante ha dedicato il testo di Santa Rosalia a un’amica omosessuale, trasformando il testo della canzone in una filastrocca che descrive un amore senza limiti né confini (“rosa o blu, rosa o blu, dai un bacio a chi vuoi tu”), come lo spiegherebbe l’innocenza di un bambino.
Il riferimento a Santa Rosalia nasce da una credenza popolare che ricorda la fuga della santa di Palermo in una grotta, perché costretta dal padre a un matrimonio di convenienza. Secondo quanto sostenuto da molti, Santa Rosalia avrebbe amato una donna.
#5 / Edda – Italia gay (2020)
Con il suo quinto disco Fru fru, uscito all’inizio del 2019, Stefano Rampoldi in arte Edda, in un tripudio di citazioni che parte da Ivan Cattaneo e attraversa il pop italiano (è emblematico il caso di “Un’ora sola ti vorrei”), diverte e provoca con funamboli di parole e audacia musicale.
“Vorrei l’Italia fosse tutta gay“, si augura Edda: omosessuale ma soprattutto felice, serena; un paese dove l’idea della libertà sessuale non provochi conflitti e odio ma solo baci e amore (L’amore è di tutti / Lo sanno anche i curdi / Che baciano i turchi).
Un pezzo d’effetto, perfetto da cantare e ballare in un assolato Pride d’estate.