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LITTLE CHILDREN è un film del 2006 che qui in Italia è passato praticamente inosservato. Mai distribuito nel formato dvd per anni, passato solo di recente in televisione, ma in sordina, snobbato agli Oscar.
Eppure ci troviamo davanti a un (quasi) capolavoro.
Sarah è una mamma frustrata il cui marito è ossessionato dai porno.
Todd è un uomo aitante e padre sorridente, ma la moglie è troppo concentrata sul lavoro.
Tra loro nasce una passione incontrollabile che porterà entrambi a maturare una scelta che potrebbe cambiare per sempre le loro esistenze.
Poi c’è Ronnie, uomo affetto da pedofilia, che torna a casa dopo aver scontato la pena. Ma il suo ritorno catalizzerà tutte le ansie e la rabbia della cittadina.
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Todd Field (IN THE BEDROOM, 2001) studia con sguardo severo, ma beffardo, uno spaccato della vita di alcune famiglie disfunzionali per scalfire la patina di perfezione del sogno americano e mostrare la bruttura e le contraddizioni umane.
LITTLE CHILDREN si apre col primo piano di alcune statuine in ceramica di bambini il cui sguardo, fisso e vacuo, incontra quello dello spettatore.
In sottofondo il suono prima lieve e poi sempre più pressante di alcuni orologi.
Martellante e altrettanto presente nello svolgersi dell’azione sarà anche il rumore di un treno: esso preannuncia l’arrivo di una possibile catastrofe o di qualcosa che potrebbe sovvertire il corso degli eventi.
Nelle intenzioni del regista c’è il voler porre l’accento sul punto di osservazione delle cose e del giudizio a esso connesso: la percezione che noi abbiamo degli altri, la percezione che gli altri hanno di noi e quella che abbiamo di noi stessi.
E poi c’è lo sguardo dei bambini verso il mondo degli adulti di cui non comprende bene le regole e quello degli adulti sui più piccoli che non sempre è gentile e protettivo e rispettoso.
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Nel corso del film si parla di riscatto sociale, di crisi di coppia, di identità, di desiderio, di sesso, di perdono, di vendetta, di tradimento.
Tutta la gamma di emozioni e di fragilità umane sono messe a nudo, a volte con tenerezza ed empatia, a volte con pietà e imbarazzo misto a sarcasmo.
Tutti i personaggi, nel loro percorso, affrontano situazioni e scelte importanti che spesso non sanno – o non vogliono – gestire con la dovuta maturità.
In particolare Sarah e Todd, presi dalla passione, si perdono in una ritrovata fanciullezza fatta di scappatelle e di bugie, stanchi di una vita ordinaria, in cui il loro malessere non è percepito dai rispettivi partner.
Nel frattempo anche Ronnie, il pedofilo, pare non accorgersi di quanto le sue azioni o la sua sola presenza possano accendere paura e ignoranza e crudeltà negli occhi di chi lo guarda con sospetto.
Solo agli occhi “ciechi” e amorevoli della madre lui non ha colpe e in essi brilla ancora la speranza che il suo bambino/uomo possa riscattarsi e trovare un suo posto nel mondo.
In questo film corale, che ha molti punti in comune con altri piccoli capolavori come HAPPINESS (1998) o AMERICAN BEAUTY (2000) e MAGNOLIA (2000), le vite e le decisioni di ognuno condizionano e minacciano il destino di altre.
Così dai toni rosa e caldi iniziali, quasi da film sentimentale, si passa a quelli più cupi e freddi del thriller.
La pellicola si apre radiosa e la prima parte del racconto si svolge per lo più tra parchi giochi e prati soleggiati per poi chiudersi in una notte nera in cui il peso di quelle scelte e delle loro conseguenze incombe tragicamente sulla testa di tutti.
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LITTLE CHILDREN è oggi considerato uno dei migliori film del 2006.
In quell’anno però, date le tematiche trattate, non trovò il giusto riconoscimento.
Tre sole candidature agli Oscar (Scenegiattura/Attrice e Attore Non Protagonista) e solo ai Golden Globe comparì nella rosa dei Migliori Film
Sotto la perfetta regia di Todd Field un cast di primo livello.
Kate Winslet è bravissima a regalare umanità e verità a un personaggio così complesso, difficile, per molti aspetti negativo: riesce a entrare in connessione con lo spettatore che è portato a comprendere e perdonare.
Altrettanto bravi sono i comprimari Patrick Wilson (volto e corpo che accende infiniti desideri) e Jenniffer Connelly che offrono prove recitative intelligenti.
Ma una menzione speciale va sicuramente alla performance di Jackie Earle Heley (che i più conosceranno in WATCHMEN di Snyder, 2009): un ritratto patetico e fragile di un personaggio controverso.