Stregoneria, misticismo, una ragazza in fuga e numerosi segreti che si celano nell’Italia dell’inquisizione del Seicento: sono questi gli intriganti ingredienti di “Luna Nera“, la nuova produzione Netflix disponibile da domani in Italia e liberamente ispirata dal romanzo omonimo, primo della saga “Le città perdute” (Sonzogno) di Tiziana Triana.
Una serie sospesa tra fantasy e rievocazione storica, che vede protagoniste alcune donne accusate di praticare stregoneria. In questa terza serie Netflix italiana, la prima in costume dopo “Suburra” e “Baby”, si pesca dalle pagine oscure di uno dei periodi più drammatici per la libertà e l’autodeterminazione del sesso femminile.
Donne “ribelli e forti”, come le definisce Francesca Comencini (già dietro la cinepresa di Gomorra – La serie), che un disfunzionale mondo fallocentrico vedeva come una minaccia al proprio dominio incontrastato. Nient’altro che streghe da mandare al rogo perché scomode, imprevedibili, impossibili da controllare e dominare. “Sono un simbolo – spiega la Comencini – non rappresentano le forme o le caratteristiche che ci si aspetta dalle donne, magari perché anziane o perché non piacciono o non si accompagnano a uomini, o che non stanno un passo indietro. Trovare un modo per uomini e donne di stare al mondo e convivere, che sia diverso e sfugga alla tentazione di dominio degli uomini e di sottomissione delle donne è la più grande utopia del nostro tempo.“
Alla regia si alterneranno, oltre a Francesca Comencini, anche Susanna Nicchiarelli e Paola Randi. Anche la sceneggiatura è tutta al femminile: Francesca Manieri, Laura Paolucci e Vanessa Picciarelli.
Luna Nera: la trama
Luna nera è il racconto, ambientato nell’Italia centrale del XVII secolo, di una giovane levatrice di 16 anni, Ade (Adelaide, intitolata da Antonia Fotaras), giovane ostetrica che viene accusata di possedere poteri sinistri. Ade trova rifugio in una comunità di donne misteriose nei boschi, mentre sulle sue tracce ci sono i minacciosi Benandanti, rozzi cacciatori di streghe risoluti nel compito di liberare il mondo dalla minaccia delle demoniache fattucchiere.
Ade, tuttavia, scoprirà di avere davvero poteri nascosti, e che la comunità di donne che la ospita ha un misterioso legame con la sua famiglia. Le sue sicurezze saranno messe a repentaglio dall’amore verso Pietro Benandanti (Giorgio Belli), giovane studente di medicina la cui famiglia ha come obiettivo uccidere Ade.
Oltre al conflitto di Ade, che si esporrà ad un amore impossibile, ci sarà anche quello di Pietro, che sfiderà la sua famiglia cercando in ogni modo di estirpare il male alla radice, mettendo in discussione le credenze del tempo in nome della scienza. Eppure Ade possiede davvero un potere inspiegabile: quale sarà la reazione dell’uomo di scienza quando realizzerà che la verità si nasconde dietro l’irrazionale?
L’elemento fantasy della serie è fortemente incardinato nella realtà: la sceneggiatura, così come il romanzo, si basa su fatti storici documentati da atti processuali, tutti portati avanti dall’incontrastato potere maschile, della giustizia divina così come di quella terrena.
La serie è stata girata tra le campagne del Lazio e il teatro 13 di Cinecittà, che ha ospitato anche alcuni set esterni (come la piazza).
Luna Nera – L’installazione di Netflix a Milano contro l’odio di oggi verso le donne
Qual è il rogo delle donne del XXI secolo? I social network.
Non sono più le fiamme a divampare attorno delle donne accusate di stregoneria, bensì il sessismo, la violenza di genere, l’insulto indiscriminato. “Vacca”, “Befana”, “Troia”, “Cessona”, “Racchia”: sono solo alcune delle scritte che si possono leggere su una video installazione interattiva allestita a Milano, in piazza XXV Aprile, che potete visitare vino al 5 febbraio per il lancio di “Luna Nera”.
Insulti reali, tratti da veri post individuati da un software sui social network e con vere destinatarie: ne sono stati individuati oltre 7000.
L’installazione è stata concepita come un “rogo del terzo millennio” nel quale addentrarsi per vivere un’immersione – simbolica – tra le fiamme dell’odio.
Con un piccolo gesto si potrà realmente fare qualcosa contro l’hating in rete: l’installazione ha un’interfaccia sulla quale si può selezionare uno degli insulti e cancellarlo. Non si tratterà solo di una cancellazione “simbolica” per gettare acqua sul fuoco della violenza verbale, ma grazie alla collaborazione con il progetto sociale Parole O_stili, volto alla sensibilizzazione contro la violenza delle parole, l’insulto sarà realmente segnalato in rete, con l’obiettivo che venga cancellato definitivamente.
fonte: repubblica, comingsoon