MY OCTOPUS TEACHER è un documentario presente sulla piattaforma Netflix.
Tradotto banalmente col titolo IL MIO AMICO IN FONDO AL MARE, il prodotto guarda all’uomo e al suo avvicinarsi a una creatura dei mari tanto comune quanto misteriosa: un polpo.
Il filmaker naturalista Craig Foster resta prima incuriosito e poi affascinato da un polpo e dal suo vivere e sopravvivere tra le mille insidie delle profondità marine. E inaspettatamente nasce tra loro un’amicizia...
Candidato agli oscar 2021 nella sezione Miglior Documentario, questo MY OCTOPUS TEACHER è un prodotto che nella sua verità affascina e ammalia. Convince meno la presenza (spesso ingombrante, in termini filmici, di voce narrante) dell’uomo, del romantico e fatalista Craig Foster.
L’uomo si appassiona della vita di questo “alieno dei mari” e inizia a filmarlo quasi ossessivamente per giorni e mesi, lungo tutto l’arco vitale di questo mollusco cefalopode. Se dapprincipio è portato a spaventare l’animale, via via ne rispetta l’istinto e il suo habitat così da guadagnarsi la sua fiducia.
Sono meravigliose le immagini che vedono l’avvicinarsi di due creature così diverse e a mio parere il commento narrativo è superfluo e talvolta fuorviante. Craig tende a romanticizzare più del dovuto quanto accade, trovando una sorta di parallelismo tra la sua vita di uomo, di padre, di marito (la famiglia di lui è un elemento praticamente assente per quasi tutta la durata del documentario) e quella del polpo.
Ci sarà un evento tragico (l’attacco di un piccolo squalo) che porterà poi Craig a ricercare in maniera quasi compulsiva l’animale ferito e a seguirlo maggiormente nel suo vivere le profondità dell’oceano.
Un documentario che starebbe perfettamente nel catalogo Disney per questa ondata di sentimenti e sentimentalismi ad un certo punto stucchevoli.
MY OCTOPUS TEACHER ha il suo potere nella forza delle immagini e nel suo insegnarci a convivere con una natura che ha leggi diverse dalle nostre, ma certo non meno importanti. E in questo senso il film si lascia vedere con piacere nel rispetto di tutte le creature che convivono sul nostro pianeta terra.
Ma fosse per me leverei il sonoro e i sottotitoli. Peccato perché l’accompagnamento musicale scelto per il documentario è altrettanto piacevole e aggiunge dramma o comicità al girato. Ma i patemi del narratore e le sue riflessioni sono quasi insopportabili. Peccato.
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