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OLD di M.N.Shyamalan e il tempo perduto… a vedere questo film! (recensione)

- 27/07/2021
OLD (2021) recensione film di M. Night Shyamalan


OLD di M. Night Shyamalan è giunto nelle sale italiane il 21 Luglio scorso, anticipato da un trailer accattivante. Peccato che a vederlo si esca dal cinema certi di aver perduto due ore della propria esistenza.

Guy e Prisca si recano coi propri figli, Trent e Maddox, in un resort tropicale. Su consiglio del direttore del resort la famiglia visita una spiaggia isolata vicino a una riserva naturale. Altre famiglie finiranno su quella stessa spiaggia. Ben presto tutti i presenti si accorgeranno che il tempo su quella spiaggia scorra veloce e inesorabile e le vite di tutti loro sono in pericolo.

C’era da aspettarselo. La discontinuità di uno dei registi più amati e detestati in egual misura del cinema contemporaneo è ormai cosa nota. Se negli anni novanta e nei primi duemila M. Night Shyamalan si è imposto all’attenzione di tutti con titoli come IL SESTO SENSO (1999) e UNBREAKABLE (2000) fino ai più recenti successi di critica e di pubblico come THE VISIT (2015) e SPLIT (2016); nel mezzo ci sono titoli che hanno diviso i pareri come THE VILLAGE (2004) o E VENNE IL GIORNO (2008) e altri prontamente stroncati come L’ULTIMO DOMINATORE DELL’ARIA (2010) e AFTER EARTH (2013).
La parabola ascendente sembrava essersi già pericolosamente incrinata con GLASS (2019) e questo OLD ne è la tragica conferma.

OLD è liberamente ispirato alla graphic novel “Castello di sabbia” scritta da Pierre-Oscar Levy e Fredrick Peeters.
Ma l’adattamento di Shyamalan è così privo di ispirazione e perde buona parte della tensione narrativa dell’opera originale.

Anzitutto il film abbonda di spiegazioni che non servono a nulla se non quella di far perdere di interesse dopo i primi 30 minuti. Le dinamiche che si instaurano tra i vari personaggi ci fanno rimpiangere certe soap sudamericane e il cast viene diretto male, per non dire malissimo.

Nella foto: Thomasin McKenzie e Alex Wolff in una scena tratta dal film OLD (2021) di M. Night Shyamalan

Ed è un vero peccato giacché tra gli interpreti principali abbiamo un bravo Gael Garcia Bernal (vedi Y TU MAMA TAMBIEN, AMORES PERROS e LA MALA EDUCATION di Almodovar) e la meravigliosa rivelazione di Vicky Krieps de IL FILO NASCOSTO di Paul Thomas Anderson, fino alla presenza sempre ambigua di Rufus Sewell (vedi DARK CITY e il più recente THE FATHER) e del giovane Alex Wolff che i più avranno notato nello splendido HEREDITARY di Ari Aster.

Shyamalan cerca di dare una propria cifra stilistica all’opera muovendo avanti e indietro la macchina da presa, proprio come il moto perenne delle onde che vengono a toccare la spiaggia che fa da palcoscenico a questa storia del terrore. Oppure compie grandi evoluzioni rotatorie attorno agli sprovveduti vacanzieri, quasi a ricordarci lo scorrere inesorabile delle ore. Eppure…

Tutto risulta essere così artificioso e macchinoso, a cominciare dai dialoghi e alle reazioni dei vari personaggi messi in scena, che il più delle volte si scade nel ridicolo. C’è qualcosa di interessante o di vagamente inquietante, ma è buttato in un calderone di banalità e assurdità che ne logora il potenziale fin dalle sue fragili, fragilissime fondamenta.

Nella foto Rufus Sewell in una scena tratta da OLD di M. Night Shyamalan

Non c’è spazio per delle riflessioni filosofiche sul senso del nostro vivere o su quello che conta davvero nel tempo che ci resta da condividere coi nostri cari, questo OLD è un film che al pari di un castello di sabbia è destinato a crollare e poi a essere dimenticato.


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Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.

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