Settimo adattamento cinematografico del romanzo di Louisa May Alcott, questo PICCOLE DONNE è certamente una delle trasposizioni più appassionate e sincere. Un cast stellare al servizio di una storia intramontabile.
La trama che conosciamo (quasi) tutti come non ci è mai stata raccontata parte proprio dalla nascita di quello che sarebbe divenuto un classico della letteratura per l’infanzia per poi guardare alle vicissitudini delle 4 sorelle attraverso una serie di flashback.
Greta Gerwig “riscrive” e dirige il suo personalissimo PICCOLE DONNE ponendo l’accento su tematiche che, per quanto datate, sono ancora oggi parte integrante del tessuto socio-politico della nostra società moderna: gli ostacoli sul cammino di una reale autonomia femminile; il matrimonio e la sua natura contrattuale; la condizione della donna spesso resa “ornamento della società”.
La regista di “LADY BIRD” (2017) in questo senso da romanzo per l’infanzia trasforma le pagine della Alcott in un manifesto femminista vitale, luminoso, appassionato e speranzoso.
La sua regia è attenta, puntuale, fresca e dinamica.
Supportato da una buona colonna sonora e una fotografia che predilige i toni caldi e umani, il film si fa amare in ogni inquadratura.
La Gerwig sceglie di non soffermarsi più di tanto su alcuni snodi narrativi anche importanti, carichi di pathos; ma preferisce conferire maggiore profondità alle sue protagoniste, donando loro dialoghi costruiti a puntino per trattare di arte e di denaro e di come queste due cose siano sempre state territorio esclusivo del maschio.
Argomento che si ricollega perfettamente anche alla condizione di tante donne (attrici, registe, sceneggiatrici etc) che ancora oggi devono sgomitare per farsi spazio in un mondo (quello del cinema) prettamente patriarcale dove il mestiere delle donne viene pagato meno rispetto a quello dei colleghi maschi.
Le sue PICCOLE DONNE sono volitive, ingegnose, caritatevoli, testarde, resilienti, sognatrici, vendicative, ma sono anche prudenti e ragionevoli e unite.
Perché al di là del rimaneggiamento delle pagine originali, a discapito di episodi che tanti hanno amato, a bucare lo schermo sono proprio i legami e gli animi di 4 sorelle, mai così ricche di sfumature, mai così moderne pur restando perfettamente inserite nel contesto storico che fa da sfondo al racconto.
Saoirsie Ronan veste con disinvoltura i panni della celebre Jo, personaggio chiave del romanzo e alterego dell’autrice (e qui anche della regista). Sebbene talvolta ecceda nelle sue smorfie e vada a ricalcare troppo certi slanci di emotività, la Ronan offre un’ottima performance, soprattutto nei silenzi e nelle scene più drammatiche.
Se Emma Watson pare non sappia fare quel salto qualitativo che la renda una vera attrice completa, a sorprendere è Florence Pugh, già ammirata e apprezzata in LADY MACBETH (2016) e MIDSOMMAR.
La Pugh si conferma una delle più interessanti promesse del futuro e anche qui riesce a rubare la scena alla protagonista e collega Ronan.
Lo splendido finale poi ridona potere e dignità all’autrice di PICCOLE DONNE giustificando in qualche modo i motivi che l’hanno spinta a dover tradire l’animo ribelle e indipendente di Jo e far maritare la sua eroina.
Una complicità e un rispetto tra donne di epoche diverse che nell’arte hanno trovato una propria realizzazione e un proprio spazio che, per quanto piccolo, è certamente un traguardo importante.
La conferma che le donne, ieri, oggi e domani, possano far la differenza e possano azzardare a riscrivere la Storia e un finale a esse congeniale.
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