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PICCOLI DIAVOLI _ 3 Film che non sapevi di voler vedere

- 29/05/2020
JOSHUA (2007)


I bambini. Piccoli angeli. Doni venuti dal cielo. Ma talvolta sono dei veri e propri piccoli diavoli venuti a sconvolgere il quieto vivere (e dormire) di neo mamme e neo papà.

Il cinema ha da sempre giocato su questa dicotomia tra la gioia di avere un bambino e le estenuanti fatiche nel crescerlo, educarlo e (diciamocelo) sopportarlo! Proprio di recente abbiamo visto lo splendido film FIGLI con Mastandrea e la Cortellesi e consiglio vivamente di recuperare l’ottimo TULLY con una sorprendete Charlize Theron.

Nel leggere piccoli diavoli sono certo avrete pensato a pellicole come MAMMA HO PERSO L’AEREO (1990) o PICCOLA PESTE (1990), ma in questo speciale di #3filmchenonsapevidivolervedere faremo un’incursione nel genere thriller e horror.

IL GIGLIO NERO (1956)

Cominciamo con un titolo del 1956: IL GIGLIO NERO diretto da Marvyn LeRoy.
La trama: Christine (Nancy Kelly) è una donna felice con un marito e una splendida bambina, Rhoda, che tutti le invidiano. Rhoda (Patty McCormack) è una ragazzina volitiva e che pretende molto da se stessa e dagli altri. Quando a scuola vedrà assegnata la medaglia d’oro a un suo compagno Rhoda andrà su tutte le furie. Non molto tempo dopo un tragico incidente costerà la vita al ragazzino e da lì in poi una serie di coincidenze e prove schiaccianti porteranno Christine a convincersi che sua figlia abbia commesso qualcosa di orribile.
Un thriller teso e ambiguo che riflette sulla nascita del male o la sua discendenza, su come certi bambini sembrino essere indirizzati verso la criminalità e la violenza e in questo senso sono definiti “semi cattivi” o “gigli neri”.
Il film ebbe 4 nomination agli oscar e vinse un Golden Globe (assegnato a Eileen Heckart come attrice non protagonista).
Rispetto al romanzo da cui è tratto il codice Hays (una serie di linee guida morali che per decenni ha limitato la produzione del cinema negli Usa) ha costretto il regista a cambiare il finale. In Italia il film venne vietato ai minori di 16 anni. Solo nel 1997 venne ammessa la visione senza limiti di età.

E passiamo a un titolo “maledetto” del 1993, L’INNOCENZA DEL DIAVOLO diretto da Joseph Ruben su di una sceneggiatura di Ian McEwan.
Il dodicenne Mark Evans (un emergente e già bravissimo Elijah Wood) ha perso la madre dopo una lunga lotta contro il cancro. Il padre dovendo partire per lavoro, lascia Mark a casa dei suoi zii, Wallace e Susan e dei loro figli Henry e Connie.
Presto Mark vedrà la natura sadica e malvagia di Henry e per quanto egli tenti di avvisare gli adulti delle sue impressioni non verrà creduto. Quando Susan (una brava e sofferta Wendy Crewson) scoprirà la verità sarà forse troppo tardi…
Dicevamo sopra film maledetto, perché? Anzitutto Ian McEwan non fu per niente contento di come venne trattata la sua sceneggiatura tanto poi da rinnegare la sua partecipazione al progetto e poi il film. non perfetto ma di forte impatto emotivo con attori nella parte, segnò in un certo senso la fine della carriera del piccolo Macaulay Culkin, astro nascente amatissimo nei primi anni ’90 grazie a una serie di commedie. Il suo desiderio di sperimentarsi in un ruolo estremamente negativo lo rese sgradevole ai più a cui seguirono poi personali problemi di droga e alcol.
Eppure il film riesce a costruire una sua tensione e ha due scene davvero molto forti tra cui il controverso finale.

Una famigia sull’orlo di una crisi di nervi nel film JOSHUA (2007)

E chiudiamo questa rassegna di piccoli diavoli con un titolo cui sono particolarmente legato: JOSHUA di George Ratliff.
Un thriller con picchi di vero orrore che guarda allo sfascio di una famiglia. Il film, a dispetto di tanti thriller, si prende il suo tempo e gioca coi nervi dello spettatore, sopratutto nella prima parte che si concentra sulla depressione della madre di Joshua, una bravissima Vera Farmiga (che i più conosceranno per la sua partecipazione alla saga di THE CONJURING), mal supportata da un padre che troppo tardi si accorgerà della verità (un bravo Sam Rockwell, premio oscar come attore non protagonista nel 2018 per TRE MANIFESTI A EBBING, MISSOURI)
Il giovane Jacob Kogan è chiamato a interpretare un ruolo non facile, fatto di implosioni e piccole sfumature che suggeriscano ambiguità e malvagità e ha imparato a suonare La Sonata per pianoforte n° 12 di Beethoven per una scena del film.
Meravigliosa poi la canzone scritta appositamente per il film, “The Fly” da Dave Matthews.
Un thriller di atmosfera che soffoca e turba con poco.

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Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.

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