“E’ andata in un mondo migliore, dove la sua umanità, la sua inconfondibile risata e il suo straordinario talento risplenderanno per sempre“. Alle 16.20 di oggi 5 luglio è venuta a mancare Raffaella Carrà. L’annuncio è di Sergio Japino, storico partner della Carrà e regista di suoi numerosi successi televisivi, che si è unito al dolore degli adorati nipoti Federica e Matteo, di Barbara, Paola e Claudia Boncompagni.
La Raffa nazionale è stata vinta da una malattia che l’affliggeva da tempo. Nelle sue ultime disposizioni, secondo l’ANSA, Raffaella ha chiesto una semplice bara di legno grezzo e un’urna per contenere le sue ceneri.
È un momento di lutto per tutti noi. La comunità lgbt+ di tutta Italia e dell’America Latina aveva designato Raffaella come icona assoluta, simbolo dell’autodeterminazione e dell’emancipazione dei costumi. Oggi più che mai il suo contributo al mondo dello spettacolo risuona vivo e forte. E così sarà sempre, per chi ha ridisegnato la mappa del sesso in Italia da Trieste in giù. Ha ballato ballato ballato da capogiro. Ha inventato il Tuca Tuca per poter dire “mi piaci mi piaci mi pià”.
“La Carrà, icona eterna”
A fronte di tante sue colleghe che tutti chiamiamo per nome, lei ha continuato ad essere per tutti “la Carrà“. Ossequiosamente, quasi a non voler intaccare la sua aura di grandezza con riferimenti profani
Icona antelitteram dell’emancipazione femminile, naturale madrina del movimento di liberazione lgbt, la Carrà ha attraversato decenni di tv lanciando mode, cantando tormentoni, scrivendo pagine di storia dello spettacolo con inattaccabile passione e stoico entusiasmo.
Le sue canzoni hanno descritto un mondo spensierato in cui la seduzione, l’amore e perfino il sesso, con malizia e disimpegno, possono essere divertenti e spassosi. Ha provocato senza indignare, ha costruito senza distruggere.
Le sue trasmissioni hanno raccontato il fenomeno migratorio del dopoguerra verso il Sudamerica e commosso una nazione intera. È stata simbolo della lotteria Italia, musa di parolieri. È stata baraccona ed elegante, sofisticata e popolare, ha messo d’accordo un intero Paese sulle note di “Maga Maghella” come di “Fiesta”. Senza mai mancare di rispetto a nessuno.
Lo scorso mese di novembre, il Guardian l’aveva definita “icona del sex positive” -> potete recuperare l’articolo qui
Buon viaggio Raffaella, e che tu possa continuare, ovunque tu sia, a fare tanto Rumore.