Una voce unica e straordinaria e senza dubbio una delle più grandi voci italiane quella di Giuni Russo, la cui vita è stata piena di scelte coraggiose.
La prima volta che la sentì cantare disse di lei Franco Battiato: rimasi sbalordito! la potenza vocale viaggiava con la sua sensibilità musicale, cosa assai rara”. Era un talento naturale e sorprendente.
Giuni Russo: gli esordi
Il vero nome di Giuni Russo è Giuseppa Romeo, nata a Palermo nel Settembre del 1951 e fin da piccola canta splendidamente. A 16 anni nel 1967 partecipa e vince il Festival di Castrocaro interpretando la celebre “A chi”, e poi direttamente a Sanremo nel 1968, dove partecipa con il nome di Giusi Romeo e canta una canzone con parole di Pallavicini e musica di Paolo Conte ed Enrico Intra dal titolo “No Amore”. La canzone non è delle migliori, infatti sarà lei stessa a dire “ero troppo giovane e non mi piaceva la canzone, fu un’imposizione!”.
Nel 1969 si trasferisce a Milano e fa un incontro decisivo per la sua vita: conosce Maria Antonietta Sisini, la sua co-autrice e produttrice per 36 anni. Intanto la divisione italiana dell’etichetta discografica tedesca BASF (quella delle musicassette) le propone di firmare un contratto e le suggerisce un altro nome, quello di Juni Russo, poiché i discografici intendono lanciarla sul mercato internazionale.
Nel 1975 arriva il primo album “ Love is woman” dove Giuni musica i suoi testi con Sisini, ma è interamente scritto in inglese, e non ha un grande riscontro. Il successo auspicato non arriva, e Giuni incomincia a peregrinare tra varie case discografiche. Scoraggiata perché non riesce ancora ad esprimere il suo talento come vorrebbe, Giuni pensa di mollare il mondo della musica, fino all’incontro con un chitarrista e arrangiatore: Alberto Radius (leader della Formula tre) che nel 1981 le presenta l’uomo che darà una svolta alla sua carriera: Franco Battiato.
Giuni Russo e Franco Battiato
Il Maestro trovava prodigiosa la sua vocalità: nasce quindi una collaborazione a otto mani con Radius, Sisini, e Giusto Pio, e vengono realizzati tre brani: CRISI METROPOLITANA, L’ADDIO e UNA VIPERA SARO’. Questi brani vengono proposti alla discografica della CGD di Caterina Caselli, che resta folgorata dalla splendida voce di Giuni Russo.
Il contratto prevede 5 album in 5 anni: il primo album realizzato si chiama “ENERGIE”, un lavoro di sperimentazione, rivoluzionario sia per l’uso delle sonorità innovative di Franco Battiato, sia per l’utilizzo della voce. Il progetto va bene anche se è un prodotto di nicchia.
“LETTERA AL GOVERNATORE DELLA LIBIA” è un’ ouverture maestosa e incalzante, splendida. Il secondo brano della scaletta è “IL SOLE DI AUSTERLITZ”, una ballata sospesa tra documento storico e romanzo. Poi arrivano “ATMOSFERA” viene definita da lei stessa “una romanza dei tempi odierni”, “UNA VIPERA SARO” in cui in pochi minuti Giuni si cimenta in un vero e proprio esercizio di bravura con salti d’ottava. Sul finale della prima e della terza strofa la voce di Battiato si sovrappone agli acuti della Russo.
Il successo commerciale e i primi problemi con Caterina Caselli
Battiato e Giusto Pio scrivono nell’album una canzone che ha caratteristiche molto piu commericiali: UN’ESTATE AL MARE (un pezzo semplice impreziosito sul finale dall’utilizzo del registro di fischio (whistle,); il celebre verso dei gabbiani eseguito però con la voce, utilizzato anche ne “L’addio“). Il testo è singolare: parla di una prostituta che sogna una vacanza al mare e una pausa dalle difficoltà della sua vita. Siamo nel 1982. e per Giuni Russo non è certo la canzone ideale, ma ottiene un enorme successo.
Giuni realizza con Battiato nel 1983 l’album VOX (anche questo pieno di acrobazie vocali, da restare a bocca aperta) contro il parere della Caselli. La Russo paga dazio per questo presentandosi al Festivalbar con un brano decisamente easy, SERE D’AGOSTO, a patto che sia poi l’artista di punta della CGD al festival di Sanremo. Le cose purtroppo non vanno così, in quanto la CGD decide poi di inviare a Sanremo Patty Pravo beffando così la Russo.
Nel frattempo Giuni scrive un nuovo album, “MEDITERRANEA” (che va dal madrigale d’estate “Ciao” al consueto meta-tango “Una sera molto strana” a riletture personali di classici della canzone nostrana, come “Aprite le finestre” di Franca Raimondi) che non piace alla Caselli con la quale il rapporto incomincia ad incrinarsi. A questo punto c’è solo un brano che si avvicina al genere che la CGD vuole imporre a Giuni, ed è LIMONATA CHA CHA CHA, l’ennesimo tormentone estivo.
Il cambio di etichetta e i nuovi successi
È inevitabile dunque un cambio di etichetta; Giuni chiede una liberatoria e la ottiene ma, accade una sorta di attentato alla carriera della cantante siciliana perché nessuno vuole più produrla. La vecchia casa discografica le fa la guerra, e lei non vuole rinunciare ai suoi sogni. Nasce una sorta di embargo ai suoi danni, fino a quando la coraggiosa casa discografica Bubble record decide di lanciare una sfida, e nel 1986 Giuni pubblicherà l’album omonimo GIUNI. scritto per intero con la Sisini. Il cambio di produzione non intacca la qualità dei lavori della cantante palermitana.
L’album contiene un altro grande successo: ALGHERO, che nell’immaginario collettivo è seconda, probabilmente, solo a “Un’estate al mare“: Il testo allude a uno scandalo d’amore da consumare ancora sui bagnasciuga (“mia madre non lo deve sapere che voglio andare ad Alghero in compagnia di uno straniero…“). Oltre ad ALGHERO, troviamo “I RAGAZZI DEL SOLE” in cui offre l’ ennesima dimostrazione della sua classe (ne abbiamo parlato anche qui) e “SOGNO D’ORIENTE”.
Il rapporto con la Bubble Record si rinnova nel successivo disco, ALBUM. Del 1987 è il brano ”ADRENALINA” in cui duetta con Donatella Rettore.
Il ritorno di Franco Battiato e la ricerca interiore
Il 1988 è un altro anno di svolta per Giuni, che non trova alcuna casa discografica disposta a rischiare. L’unico che crede in lei è il suo amico Franco Battiato, che pubblica con la sua etichetta, l’album “A CASA DI IDA RUBINSTEIN”. Giuni reinterpreta qui arie di Donizetti, Bellini, Verdi. Unico comune denominatore è la voce splendida e magistrale della cantante, ma l’album rimane nel limbo della discografia italiana e non ha grande successo.
Durante i primi anni novanta la cantante siciliana intraprende un lungo cammino di ricerca interiore che la induce ad abbracciare una profonda religiosità; nasce così “Se fossi più simpatica sarei meno antipatica”, che contiene anche un brano omonomo, esce nel 1994 e raccoglie quanto seminato nell’arco di questo intenso periodo di riflessione. Menzione particolare merita “LA SUA FIGURA” riprende un verso di un poema di San Giovanni della Croce (“Sai che la sofferenza d’amore non si cura/ se non con la presenza della sua figura“).
“Morirò d’amore”: l’ultimo atto
Il pezzo avrebbe dovuto partecipare a Sanremo ma il brano viene rifiutato. Il futuro però non ha in serbo per Giuni belle sorprese: una battaglia difficile ha inizio nel 1999, quando le viene diagnosticato il cancro. Dopo molti anni di assenza torna a Sanremo nel 2003 con una bellissima canzone MORIRO’ D’AMORE, arrangiata da Franco Battiato e scritta parecchi anni prima insieme a Maria Antonietta Sisini e Vania Magelli. Morirò d’amore si classifica al settimo posto, ma l’esibizione è meravigliosa e piena di pathos e poi la sua voce…e che voce!
“Morirò d’amore” diventa il testamento artistico di Giuni, che se ne va un anno e mezzo dopo, nella notte tra il 13 e il 14 settembre 2004, a soli 53 anni.
a cura di Maxi Maximilian