RITORNO AL FUTURO uscì per la prima volta nelle sale americane il 3 Luglio 1985.
In questo articolo vi spieghiamo perché È e RESTERÀ un cult intramontabile.
La storia la conosciamo (quasi) tutti.
Il diciassettenne Marty McFly ha una famiglia come tante e una fidanzata.
Ha anche un amico eccentrico che è convinto di aver costruito un’automobile capace di muoversi nel tempo.
Presto Marty, in tragiche circostanze, scoprirà che questo è vero e si ritroverà catapultato nella sua stessa città nel 1955 quando ancora i suoi genitori non sembravano affatto destinati a finire assieme…
Il primo capitolo della fortunata saga di RITORNO AL FUTURO è certamente il migliore perché il più genuino, fresco e libero dalla necessità di voler stupire a tutti i costi.
Dopotutto il tema del viaggio nel tempo è un topos della letteratura e del cinema di fantascienza e questo il giovane regista Robert Zemeckis lo sapeva.
Reduce dal successo de ALL’INSEGUIMENTO DELLA PIETRA VERDE, il cineasta che più di altri – assieme a Spielberg e Lucas -avrebbe fatto sognare milioni di persone in tutto il mondo, diresse quella che solo in apparenza poteva sembrare una commedia leggera.
In realtà questo film è molto di più.
Se esso usa l’espediente narrativo del viaggio nel tempo e quindi gli elementi della fantascienza, la sua anima guarda al racconto di formazione e alla riflessione dolce amara sul divario generazionale.
Più di ogni film passato e successivo a esso, questo RITORNO AL FUTURO mette due sguardi e due mondi e due epoche a confronto, perché l’uno possa conoscere l’altro.
Laddove spesso i genitori rimproverano i propri figli, dimentichi della loro “gioventù bruciata”; così anche i giovani non riescono ad accettare l’idea che quelle persone così serie e tristi possano esser stati loro coetanei, con sogni e desideri simili ai loro.
Questo film è prima di tutto un ritorno alla comprensione dell’altro e all’accettazione dei limiti e delle pecche caratteriali di chi dovrebbe esser perfetto ai nostri occhi e tale non è mai stato e non sarà forse mai.
Nel mezzo c’è anche una riflessione su di un’ America che stava cambiando e con essa il suo popolo; uno sguardo che non è mai malinconico del tempo che fu, ma che anzi esalta il cambiamento e l’evoluzione e la crescita personale, come processi forse anche dolorosi dell’esistenza, ma naturali.
Non è un caso che ancora oggi questo film sia preso come esempio e citato in non poche pellicole. Ironicamente, come è accaduto nell’ultimo capitolo degli Avengers ENDGAME o con devozione, come nel primo episodio della terza stagione di STRANGER THINGS.