All’una e mezza di notte è giunto il momento che tutti noi appassionati di Drusilla Foer aspettavamo: il monologo!
Gianluca Gori, in arte l’eleganzissima Drusilla, ha portato all’Ariston un intervento sull’unicità. Un tema universale capace di plasmarsi sull’identità di chiunque, senza barriere e senza distinzioni. Una risposta perfetta a tutti coloro che preventivamente hanno brandito lo scudo antigender non appena il suo nome è apparso tra le co-conduttrici del Festival.
Riportiamo qui il testo integrale del suo monologo e il video della performance.
«Potrei parlare, ci son tanti temi che affollano la mia mente e tanti temi che affollano anche la società dove viviamo, ma non è che posso a quest’ora ammorbare il pubblico con “Ecco drusilla Foer che parla di fluidità di integrazione, di diversità eh..”
Forse dovrei, ma…. non so… tra l’altro “diversità” è una parola che proprio non mi piace. Non mi piace perché ha in sé qualcosa di comparativo e una distanza che proprio non mi convince. E quando la verbalizzo sento sempre di tradire qualcosa che sento o che penso.
Io trovo che le parole siano come i diamanti, quando non funzionano pià vanno cambiati subito. E quindi ho cercato un termine che potesse degnamente sostituire una parola che per me è così incompleta. E ne ho trovato uno molto convincente: unicità.
Unicità mi piace, è una parola che piace a tutti perché tutti noi siamo capaci di notare l’uncicità dell’altro e tutti noi pensiamo di essere unici, è facile… per nient!. Perché per comprendere e accettare la propria unicità bisogna capire di che cosa è composta la nostra unicità, di che cosa è fatta, di che cosa siamo fatti noi.
Certamente delle cose belle, no? Le ambizioni, i valori, le convinzioni, i talenti. Però i talenti vanno allenati, seguiti, delle proprie convinzioni bisogna avere la responsabilità, delle proprie forze bisogna avere cura. Non è facilissimo: e queste sono le cose che sulla carta son fighe! Immaginatevi quando si comincia con i dolori che vanno affrontati, le paure che vanno esorcizzate, le fragilità che vanno accudite. Bisogna prendrsene cura, è una cosa pazzesca! Non è affatto facile entrare in contatto con la propria unicità, è un lavoro pazzesco.
Come si fa a tenere insieme tutte queste cose che ci confondono?
Io un modo ce l’avrei: si prendono per mano tutte le cose che ci abitano. Quelle belle, che pensiamo essere brutte, e si portano in alto. Si sollevano insieme a noi, nella purezza dell’aria, alla libertà del vento, alla luce del sole, in un grande abbraccio innamorato e gridiamo: che bellezza tutte queste cose! Sono io, sono io! Sarà una figata pazzesca! E sarà bellissimo abbracciare la nostra unicità.
E a questo punto io credo che sarà anche più probabile aprirsi all’unicità dell’altro e uscire da questo stato di conflitto che ci allontana. Io credo di sì.
Io sono già una persona molto fortunata a essere qui ma vi chiederei un altro regalo: date un senso alla mia presenza su questo palco e tentiamo insieme l’atto rivoluzionario, il più grande atto rivolzuionario che si possa fare al giorno d’oggi che è l’ascolto. L’ascolto di se stessi, degli altri, l’ascolto delle unicità. Promettetevi, vi prego, che ci proveremo. Ascoltiamoci, doniamoci agli altri, doniamoci gentilmente, accogliamo il dubbio, anche solo per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo delle convenzioni. Facciamo scorrere i pensieri in libertà senza pregiudizio, senza vergogna, facciamo scorrere i sentimenti con libertà e liberiamoci dalla prigionia del’immobilità. Vi prego»
Il video integrale del monologo A QUESTO LINK
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