Nel 2001 arrivava sugli schermi italiani SANTA MARADONA, una commedia per certi versi stramba e sconclusionata e sopra le righe, eppure diventata nel tempo un piccolo cult nostrano con Stefano Accorsi e Libero De Rienzo.
Torino. Due giovani laureati in lettere alla ricerca di un lavoro, forse di un amore o semplicemente di dare una direzione alla loro vita. A complicare il tutto ecco poi le due donne: la seducente Dolores e la sempre presente e scontrosa Lucia.
Marco Ponti scrive e dirige nel 2001 SANTA MARADONA. Il titolo si rifà a un brano di Mano Negra (canzone per altro inserita anche nella strepitosa soundtrack) che guarda al celebre goal di mano di Maradona.
Maradona – come molti sapranno – è un uomo la cui vita privata è stata segnata dai vizi e dagli scandali, ma la sua carriera da calciatore lo ha reso una sorta di divinità agli occhi dei tifosi di tutto il mondo. Una divinità a cui si perdonava quasi tutto, anche il celebre goal di mano!
Proprio da questo divario tra immagine pubblica e immaginario collettivo nasce il desiderio di Marco Ponti di fotografare la sua generazione X. Egli scegli di raccontare di uomini e di donne le cui scelte di vita possono risultare opinabili (come quella di Dolores, pronta a tutto per coronare i suoi sogni di successo), discutibili, se non addirittura criticabili (Bart crogiola tra divano e letto per buona parte del suo tempo). Eppure i personaggi sono come quegli amici che vuoi bene a dispetto di ogni loro difetto e a cui perdoni ogni cosa.
Il film dal ritmo serrato ha i suoi punti a favore nella sceneggiatura firmata dallo stesso Ponti che strizza l’occhio o cita palesemente tanti altri titoli generazionali o film di nicchia (solo per citarne alcuni: TRAINSPOTTING , EUROPA di Von Trier, GREASE e LO CHIAMAVANO TRINITÀ e BASIC INSTINCT) ma che sopratutto nei dialoghi, in alcune situazioni al limite dell’assurdo, guarda allo stile di Tarantino.
A vedere questi ragazzi italiani carini e disoccupati viene da chiedersi come possano permettersi un appartamento e le uscite e le bevute al bar, ma SANTA MARADONA, pur nei suoi limiti, non vuole prendersi troppo sul serio e riesce a intrattenere per tutta la sua durata.
Merito questo va dato agli attori, i maschietti per lo meno. Le due attrici e comprimarie Anita Caprioli e Mandala Tayde non spiccano per bravura o fascino, ma hanno dei personaggi ben delineati tra i loro problemi affettivi e familiari..
Se Stefano Accorsi è qui già un volto noto, ma ancora acerbo che tende a marcare troppo nella sua recitazione, la vera sorpresa è la presenza di Libero De Rienzo.
Libero De Rienzo, che si era già fatto notare in ASINI (1999) di Grimaldi e in LA VIA DEGLI ANGELI (1999) di Pupi Avati, veste perfettamente il suo personaggio tanto da rendere strepitose anche le battute più scontate. Faccia da schiaffi, sguardo stralunato e sorriso sornione, è certamente l’anima di questo SANTA MARADONA. Non a caso Marco Ponti sceglierà di collaborare con l’attore anche in futuri lavori come A/R ANDATA + RITORNO (2004) e UNA VITA SPERICOLATA (2018).
Nel 2002 SANTA MARADONA trionfa ai David di Donatello aggiudicandosi due premi preziosi: quello per il Miglior Regista Esordiente (Marco Ponti) e per il Miglior Attore Non Protagonista (Libero De Rienzo).
SANTA MARADONA ha compiuto 20 anni e sebbene guardi a una generazione ormai lontana, non è poi così distante dalla nostra. I 30enni di ieri, così come quelli di oggi, sembrano vivere delle incertezze e delle vanità del loro tempo, saltando da un lavoro precario a un altro, da un amore a un altro, da un canale tv a un altro, in un perenne “vivi il momento” che esplode tra effimera euforia e mal celata paura di un domani che è già adesso.
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