– Mamma, ma… ma com’era l’epoca tua?
– Mah! Non so… era diversa… ci batteva il cuore. Eh, si! Mi sembra ricordare che ci batteva il cuore.
Sapore di mare
Già a partire dagli anni Cinquanta col filone del cosiddetto neorealismo rosa, il cinema italiano iniziava a misurarsi coi pregi e i vizi degli abitanti del Belpaese.
Usciti da pochi anni dalla guerra, gli italiani, trainati dalla ripresa economica che sarebbe sfociata nel boom degli anni Sessanta, cominciarono a sentire il bisogno di divertirsi e di lasciarsi alle spalle non solo gli scempi della Seconda Guerra Mondiale ma anche quel cinema neorealista cupo che in quegli anni non riscontrava più i favori del pubblico e dei governi democristiani in particolare.
Mentre gli ultimi film neorealisti come Umberto D. di Vittorio De Sica denunciavano ancora le condizioni di alcuni italiani nel dopoguerra, il Paese stava rapidamente cambiando: l’arrivo della televisione nel 1954, il forte rialzo del PIL, la crescita demografica, l’acquisto dei beni di consumo “superflui” spinto dalla pubblicità e quindi anche la corsa alle vacanze estive, specchio più evidente del benessere degli italiani.
È opinione diffusa che il genere “vacanziero” sia una costola disimpegnata della commedia all’italiana, quasi sempre osteggiato dalla critica del tempo, tranne in rarissime eccezioni. Più che altro esso si sviluppò parallelamente alla commedia all’italiana seguendo degli ingredienti ben precisi: ovvero mostrare le virtù e i soprattutto i vizi degli italiani in vacanza in maniera del tutto disimpegnata.
Gli esordi tra gli anni Cinquanta e Sessanta: gli anni del miracolo economico
Il primo film del genere vacanziero è considerato Tempo di villeggiatura del 1956 di Antonio Racioppi, un regista oggi praticamente dimenticato, autore di pochi film poco apprezzati. L’importanza di Tempo di villeggiatura, oltre ad essere l’iniziatore del genere, sta anche nella sua struttura episodica in cui i protagonisti, tutti di alto livello come Vittorio De Sica, Giovanna Ralli e Marisa Merlini, si relazionano tra di loro senza una trama vera e propria, seguendo sempre le stesse tematiche, tra cui facili innamoramenti, tradimenti amorosi senza conseguenze e incontri tra amici.
Altri film usciti successivamente come Vacanze a Ischia del 1957 di Mario Camerini e Avventura a Capri dell’anno successivo non si discosteranno molto da tale impianto tematico e narrativo.
La rivoluzione arriverà nel 1962 con uno dei capolavori non solo della cinematografia italiana ma mondiale, ovvero Il sorpasso di Dino Risi. Il sorpasso non solo dipinge la spensieratezza degli italiani del tempo durante il Ferragosto ma illustra la leggerezza ritrovata, seppur con risvolti molto amari tipici della commedia all’italiana, di una Nazione intera attraverso la sfrontatezza del personaggio di Bruno Cortona, interpretato da un Vittorio Gassman qui al suo meglio.
Tutto il film si configura come una forte critica sociale in cui la velocità e l’insolenza di Bruno riflettono quella dell’Italia del boom economico, un’Italia che sembra non tenere più in considerazione a chi è legato a valori più tradizionali e semplici come il Roberto di Jean – Louis Trintignant. Il tragico ed inaspettato finale rende l’idea di come il boom economico sia stato per l’Italia una lama a doppio taglio: se da un lato esso ha portato anche gli italiani meno abbienti sulle spiagge e a svuotare le città nel giorno di Ferragosto, come la Roma mostrata nel film, dall’altro ha rischiato di schiacciare coloro che il miracolo economico non sono riusciti a sostenerlo, come il di Roberto.
Negli stessi anni però a dominare da protagonista sulle spiagge fu Walter Chiari, il quale proprio grazie al filone vacanziero degli anni Sessanta ha costruito gran parte della sua fama di dongiovanni grazie anche alla sua innata simpatia e al fisico prestante. Tra i suoi film, molto amati dal pubblico di allora ma poco apprezzati dalla critica nostrana, ricordiamo Ferragosto in bikini, Bellezze sulla spiaggia, Copacabana Palace, Follie d’estate e Caccia al marito ed altri.
Walter Chiari accettò molti copioni appartenenti a questo filone, non solo perché l’attore amava il mare ma soprattutto perché un film d’autore non sempre era capace di dare quella fama che molti attori e comici ricercavano. A tal proposito fu lo stesso Chiari ad affermare che ad un film d’autore girato a Berlino con un grande regista ne preferiva uno popolare girato sul lungomare di Ostia, anche se inutile o poco più.
Il genere continuò per tutti gli anni Sessanta con film come L’ombrellone di Dino Risi ambientato ancora una volta durante il Ferragosto, Frenesia d’estate ancora con Vittorio Gassman e Le tardone con Walter Chiari.
Dino Risi, su questo tipo di commedia, disse che da lato esse si configuravano da un lato come un piacere per gli attori perché lavoravano poco e guadagnavano tanto e dall’altro un piacere per gli stessi sceneggiatori che riuscivano ad immettere nel mercato cinematografico quelle idee che fino ad allora non erano diventate dei film autonomi.
La ripresa negli anni Ottanta e Novanta
Con la fine degli anni Sessanta il miracolo economico iniziò a scemare.
La paura del ritorno del fascismo divenne un fatto concreto a causa del terrorismo nero e la crisi energetica del 1973 fecero impennare la disoccupazione fino a raggiungere i livelli record del 1977. In questo contesto gli italiani sembravano aver quasi dimenticato gli anni appena trascorsi. Gli stessi temi proposti dalla cinematografia nazionale divennero più cupi e dai contenuti più dichiaratamente di critica sociale e politica, anche nella commedia.
Con la ripresa economica degli anni Ottanta anche nel filone vacanziero si ebbe una nuova svolta. La prima pellicola da ricordare è senza dubbio Sapore di mare diretto da Carlo Vanzina nel 1983. La differenza di Sapore di mare con i film degli anni Sessanta risiede nel fatto di non illustrare più un ritratto degli italiani in vacanza ma di tracciare un amarcord di quella spensieratezza che gli anni Settanta avevano cancellato.
Il film ambientato a Forte dei Marmi nel 1963, attraverso le hit di quell’estate come Abbronzatissima di Edoardo Vianello, Una rotonda sul mare di Fred Bongusto e Non son degno di te di Gianni Morandi, ritrae un gruppo di giovani in vacanza con le proprie famiglie che si ritroveranno venti anni dopo negli stessi locali, in un contesto sociale completamente cambiato in un crescendo di nostalgia.
Il film, ancora oggi un piccolo cult del cinema italiano, fu un grande successo di pubblico, tanto da far conquistare a Virna Lisi, la splendida quarantenne annoiata che fa perdere la testa ad uno dei giovani in vacanza, il David di Donatello come miglior attrice non protagonista.
A cavallo degli Ottanta e Novanta il genere proseguì con commedie premiate quasi sempre da un notevole successo di pubblico ma di scarso riscontro critico con film come Giochi d’estate del 1984, Montecarlo Gran Casinò e Rimini Rimini entrambi usciti nel 1987, Abbronzatissimi del 1991 e Saint Tropez – Saint Tropez del 1992.
Sebbene nel corso degli anni Novanta il genere vacanziero o cinecocomero abbia trasferito sempre di più le sue modalità di rappresentazione ai cinepanettoni, la visione dell’estate da parte di alcuni autori italiani ha cominciato a rinnovarsi profondamente facendo della bella stagione non una semplice cornice in cui ambientare le banali storie dei protagonisti ma quasi uno stato dell’animo. È il caso di Pane e tulipani diretto da Silvio Soldini nel 2000, uno dei film italiani più acclamati dal pubblico e dalla critica negli ultimi vent’anni. La presa di coscienza del grigiore della sua vita da parte della protagonista Rosalba nell’estate calda e colorata di inizio millennio si configura come un grande messaggio di leggerezza e gioia.
Negli ultimi anni alcuni veterani del genere hanno tentato di riportare in voga il genere con film stroncati sia dalla critica che dal pubblico come Vita Smeralda, Un’estate al mare, Un’estate ai Caraibi. Una via ad oggi non più tentata a causa degli irrisori incassi.