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STORIA DI UN FANTASMA _ Il persistere di un’assenza (recensione)

- 14/04/2020
STORIA DI UN FANTASMA di David Lowery (2017)


STORIA DI UN FANTASMA (2017) è un dramma intimo e silente che si interroga su temi universali come amore, tempo, morte, senso del (sopra)vivere. Un film di rara bellezza che nella fissità delle sue inquadrature ci costringe a confrontarci con noi stessi.

C è un fantasma che fa ritorno in quella casa dove conviveva con M.
Lei cerca di andare avanti, finché non decide di lasciare quella casa ormai abitata da troppi ricordi dolorosi. Ma C resta tra quelle quattro mura prigioniero delle sue scelte.

STORIA DI UN FANTASMA (2017)
STORIA DI UN FANTASMA è disponibile su Prime Video o in dvd/bluray

Il giovane regista David Lowery firma un’opera stratificata e densa che affonda il suo (il nostro) sguardo oltre la rassicurante superficie delle cose, della quotidianità, per parlare di elaborazione del lutto. Nulla di speciale non fosse che qui il punto di vista è quello di un fantasma.

Il tempo è certamente uno dei protagonisti principali di questo splendido film. E il regista si permette di giocare con esso alternando lunghi e significativi piani sequenza (la sofferta e lunga scena di M impegnata a divorare una torta per tentare di colmare il vuoto lasciato dalla morte del compagno) a un montaggio e trovate funzionali perché si possa avvertire l’inesorabile moto della vita che passa, dei giorni, dei mesi, degli anni che si inseguono e si dimenticano. Sceglie poi di girare il suo STORIA DI UN FANTASMA in un formato 4:3 che sottolinea il costante senso di oppressione del suo insolito protagonista, ammorbidito però dai contorni arrotondati dell’immagine e da una scelta delle luci sì fredde, ma malinconiche e avvolgenti.

Se nella prima parte del film il regista elude le aspettative degli spettatori suggerendo ora una possibile storia di paura, ora una storia d’amore alla GHOST (1990), nella seconda parte unico protagonista assoluto è il fantasma C che si ritrova da solo (con i suoi fantasmi e ricordi di una vita che ora non c’è più) a sopravvivere nella sua casa.

La figura di C (un bravo Casey Affleck, regista e interprete del meraviglioso LIGHT OF MY LIFE, 2019) non ha richiesto il supporto della computer grafica, ma si è scelto di dargli forma nella maniera più semplice possibile: un lenzuolo con due buchi neri al posto degli occhi. Questa figura per certi versi elementare, che richiama alla mente la fanciullezza, è una scelta vincente sia dal punto di vista visivo che narrativo. Con essa è possibile dare forma universale a un’assenza che è di fatto una presenza costante nelle persone che hanno perso un affetto a loro caro. Il dolore diventa tangibile. La maschera tragica del fantasma si riempie di sentimento. L’inquietudine iniziale che può sorprendere lo spettatore viene via via sostituita da tenerezza, divertimento, tristezza, felicità, partecipazione.
Seguiremo la sua (non)vita che pare non essere capace di andare avanti e ne sentiremo i suoi bisogni e le sue paure e le sue volontà nonostante egli non professi alcuna parola.

STORIA DI UN FANTASMA (2017)
Nel 2019 il sito Indiewire.com posiziona STORIA DI UN FANTASMA al 53° posto dei migliori 100 film del decennio 2010-2019

Emblematico poi sarà l’incontro con un altro fantasma che abita nella casa di fronte. Nel breve dialogo che i due scambiano, l’altro fantasma pare non ricordarsi neppure chi stia aspettando, ma è certo che deve aspettare. Quando successivamente la casa verrà abbattuta quel fantasma accetterà la triste verità: non tornerà più nessuno in quella casa e così, nel proferire queste parole il lenzuolo si accascerà, vuoto della sua anima.

Nel suo persistere, il fantasma C si ritroverà a dover infestare la sua abitazione quando essa verrà acquistata da nuovi inquilini, non sopportando che qualcuno possa condurre una vita felice che a lui è stata negata.

il trailer originale del film STORIA DI UN FANTASMA

Ma altro elemento che tornerà a più riprese nel film vede C intento a cercare di levare dalla fessura di uno stipite un piccolo pezzo di carta su cui M, la sua amata (una sempre brava e autentica Rooney Mara), ha scritto qualcosa il giorno che ha lasciato per sempre quella casa.
Quel pezzetto di carta e le parole in esso contenute rappresentano in un certo senso la presa di coscienza di C e l’elaborazione del lutto (della propria esistenza) che egli coscientemente o meno rinvia, puntualmente. Ma più in generale esso simboleggia una Verità che spesso non vogliamo accettare, quel passo necessario perché si faccia la cosa giusta, il punto di non ritorno; il momento in cui, messi da parte i ricordi e le canzoni che amiamo e la confortante presenza di oggetti e persone che riempiono la nostra esistenza, ecco ci troviamo a doverci confrontare con noi stessi e domandarci su chi siamo noi, su quale direzione le nostre vite debbano prendere; a liberarci di quel pesante lenzuolo bianco perché si possa tornare a essere liberi.

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Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.

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