STORIA DI UN MATRIMONIO ci mostra le luci e le ombre di un rapporto amoroso giunto al capolinea. Una storia universale che indaga sulle ragioni che portano alla fine di una storia d’amore che pareva essere eterna.
Charlie e Nicole si sono amati, tanto.
Lui regista di teatro. Lei attrice.
Hanno condiviso ogni cosa e hanno avuto uno splendido bambino.
Ma ora non si amano più e devono lasciarsi.
Lei si trasferisce in un’altra città e si affida a un avvocato e lui deve tutelarsi ed evitare di perdere la custodia del loro figlio.
Il regista Noah Baumbach si interroga sulle ragioni che portano due persone che sono state tanto vicine e complici ad allontanarsi e a non riconoscersi più.
Porta la sua cinepresa in quell’arena che è comune a noi tutti – l’amore – e ci mostra due avversari meravigliosi le cui ferite sono sempre le stesse, quelle che conosciamo tutti, quelle che tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo inferto o subito.
STORIA DI UN MATRIMONIO illumina fin dalle prime inquadrature i volti e le anime dei suoi personaggi, qui interpretati in maniera appassionata e struggente da due ottimi Scarlett Johansson e Adam Driver (vedi anche “L’UOMO CHE UCCISE DON CHISCIOTTE“).
Prima lui e poi lei ci presenteranno la persona che hanno amato, delineandone con tenerezza tutte quelle peculiarità caratteriali che la rendono unica, preziosa, amabile. Una vera dichiarazione d’amore che scopriremo esser solo un esercizio richiesto da uno psicoterapeuta perché entrambi si ricordino chi e cosa abbiano amato dell’altro, prima di lasciarsi,per sempre.
Sotto un cielo clemente, tra le temperature confortanti della California, assistiamo al raggelarsi di un rapporto che soccombe in maniera via via sempre più feroce.
Charlie e Nicole si scontreranno e indosseranno le rispettive armature perché desiderosi di vincere l’ultima partita, di sopravvivere a loro stessi e ai fantasmi del loro amore.
Voleranno parole crudeli, ci saranno porte sbattute, si urleranno contro, prevaricandosi, allontanandosi, alienandosi, non riconoscendosi quasi più.
Il regista, che ha firmato anche la splendida sceneggiatura, ha la capacità di donare un peso specifico a ogni singola parola, a ogni singola inquadratura, a ogni tremore del volto così come alla rigidità dei muscoli del collo teso; ma ancora più importante riesce a dare il giusto senso a ogni singola lacrima, senza cadere mai nel patetico, anche quando i suoi protagonisti possono apparirci tali.
Egli non prevarica mai la scena, non ostacola mai il lavoro dei suoi attori, al contrario li accompagna con delicatezza a mostrarsi nudi e indifesi davanti alla telecamera, rispettandone tempi e modalità, mostrandoli come esseri umani prima ancora che come attori.
STORIA DI UN MATRIMONIO a ragione è stato definito il “KRAMER CONTRO KRAMER” 2.0 e sono altrettanto evidenti i richiami a uno stile registico e a un utilizzo degli attori tanto caro al cinema di Woody Allen.
Ma è altrettanto importante riconoscere un talento e un merito a questo regista che da sempre ha indagato sulle dinamiche di coppia e sulle irragionevolezze del cuore in pellicole non sempre perfette, ma sincere e dannatamente umane come “IL CALAMARO E LA BALENA” (2005) o “IL MATRIMONIO DI MIA SORELLA” (2007) o il più recente “GIOVANI SI DIVENTA” (2014).
Qui, in questo film, Noah Baumbach riesce a condensare qualcosa di intangibile, imprigionandolo in una lacrima fiera e luminosa che precipita silenziosa sui nostri cuori rammendati o indolenziti, per sussurrarci di non dimenticare mai chi siamo e perché meritiamo di essere ancora amati.
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