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TENET _ Mentire è la procedura per ricordare (recensione)

- 11/09/2020
TENET di Cristopher Nolan (2020)


TENET è l’undicesima fatica di uno dei cineasti più interessanti del cinema moderno. A dispetto delle critiche che possono facilmente precipitare sul suo operato e sulle sue opere, Christopher Nolan si conferma il regista più coraggioso e autentico del presente.

Dopo un’operazione per sventare un piano terroristico, un operativo americano della CIA, viene inserito in un programma misterioso e compartimentalizzato dove ognuno sa giusto quello che deve sapere. La missione che deve affrontare lo metterà a scontrarsi con persone capaci di muoversi nel tempo, ma dall’esito del suo operato dipende la sopravvivenza dell’intero pianeta terra.

Mi accingo a scrivere forse una delle recensioni più complesse e dispendiose (in termini di parole) e pazienti (per voi che leggete).

C’è un punto chiave, una scena nel film, che suggerisce quanto poi andremo a vedere, o meglio, dove vuole andare a parare il regista di gioielli come THE PRESTIGE e INSOMNIA : Kat, moglie infelice del trafficante d’armi russo Andrei Sator, torna col figlio su un motoscafo verso lo yacht del marito. Vede una donna tuffarsi dall’imbarcazione e la guarda quasi con invidia perché quella donna è libera, coraggiosa, quello che lei può solo sognare di essere, incastrata in un matrimonio di ricatti e infelicità. Quella stessa scena ci verrà riproposta verso la fine, ma dal punto di vista della donna che si tuffa in mare. Scopriremo essere la stessa Kat, o sarebbe meglio dire un’altra versione di lei che è tornata indietro nel tempo per chiudere i conti. Sarà lei ora a rivolgere uno sguardo verso il motoscafo su cui viaggiano una donna e il suo bambino. Ella guarda al suo passato e ciò da cui ha preso le distanze, oggi più consapevole e determinata, come se stesse guardando a un ricordo.
È qui il cinema di Nolan.
È qui il senso di TENET.

Sorretto da una strepitosa e imperiosa colonna sonora di Ludwig Gôrasson , TENET si presenta come un grande spy movie cerebrale che gioca con le leggi della fisica, del tempo e del nostro osservare.
Sebbene disseminato di forse troppe spiegazioni didascaliche del senso di cosa sia TENET, il film resta in un certo senso caotico e di non facile lettura. Ma non si può non restare abbagliati da tanta grandezza.

Sarebbe però un errore definire il cinema di Nolan cerebrale, freddo giacché da sempre le sue opere sono state motivate e sorrette da temi importanti che toccano l’emotività di noi tutti.

John David Washington, protagonista di TENET (2020)

Christopher Nolan, fin dai suoi primi lavori pare essere ossessionato dal tempo o più precisamente dalla percezione che abbiamo di esso. Il tempo che passa, il tempo che rincorriamo, quello che perdiamo e invano cerchiamo di recuperare, quello che logora i ricordi, quello che resta.
È qui il cuore pulsante delle storie di Nolan: nell’escheriana complessità di INCEPTION (2010) il protagonista non riusciva a separarsi dal ricordo della moglie ; in INTERSTELLAR (2014) Nolan guarda a temi universali come il perdono e l’abbandono.

Come nei film sopracitati anche in TENET torna questo desiderio di mostrare la percezione del tempo, come se questa fosse una dimensione fisica, misurabile e tangibile.
Ma tra il tempo che scorre indifferente ai drammi umani e quello interiore c’è un divario quasi incolmabile che i protagonisti di queste opere possono colmare in un solo modo: mentire.

Accadeva al Leonard di MEMENTO in cui il suo tempo restava incastrato nel momento in cui sua moglie veniva uccisa. In INTESTELLAR mentiva Cooper a sua figlia quando partiva per una missione da cui sapeva non sarebbe più tornato.
In TENET viene più volte ripetuto e verrà ribadito dal protagonista sul finale “mentire è la procedura”. Tutti mentono o omettono informazioni per riscrivere le sorti di un racconto di cui sanno già il finale.

È in questa sfrenata corsa avanti e indietro nel tempo che va ricercato il dramma tipicamente umano di riscrivere la Storia e le storie in cerca di un perdono o di riparare agli errori e alle offese. Nolan estremizza questo concetto e ce lo mostra nella sola maniera possibile: sfidando le leggi della fisica e della termodinamica e costruendo un film palindromo, un quadrato perfetto in cui non esiste un prima e un dopo, ma dove è possibile scoprire differenti significati nascosti a seconda del punto di vista scelto.

In definitiva posso dire che nonostante i personaggi siano appena abbozzati (abbastanza bidimensionale il protagonista interpretato dal bel John David Washington, spiccano per carisma il Neil di Robert Pattinson e il crudele Andrei Sator di Kenneth Branagh) questo TENET è una sfida che ogni spettatore dovrebbe vivere. Il cinema è anche questo: una corsa sulle montagne russe.
Nolan ha qui superato ogni barriera concettuale per regalarci la quintessenza del suo cinema. Un punto di non ritorno e un arrivo che impone forse una svolta, un nuovo racconto, una nuova ossessione, un nuovo sogno, un nuovo viaggio verso l’ignoto.

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Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.

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