TERMINATOR – DESTINO OSCURO è l’ennesimo esempio di come la nostalgia per il passato possa spingere il cinema contemporaneo verso un futuro rassicurante, fatto di situazioni e volti ai più familiari, ma la novità dove sarebbe?
Forse in quel manifesto post femminista…
Sono trascorsi 25 anni da quando Sarah Connor aveva salvato la vita del suo figlio John, destinato a diventare capo della resistenza contro le Macchine che volevano conquistare la terra.
Ma è accaduto poi qualcosa per cui la minaccia di un’ apocalisse non è stata scongiurata.
Dal futuro si materializza un nuovo modello di Terminator liquido, Rev-9, programmato per dare la caccia alla giovane Dani Ramos che vive a Città del Messico.
Sempre dal futuro, per salvarla dal suo destino, arriva Grace, soldatessa cyborg.
Ma quando la situazione sembrerà precipitare ecco ricomparire la granitica Sarah Connor…
Forse più preoccupato di perdere i diritti sulle sue creature, James Cameron, super impegnato nella post produzione dei suoi AVATAR (in uscita ben 4 capitoli dal 17 Dicembre 2021 al 17 Dicembre 2027), partendo da un’idea che gli ronzava per la testa, si “limita” a produrre questo nuovo “TERMINATOR – DESTINO OSCURO” che si ricollega solo ai primi due film della fortunata saga.
La regia è affidata al promettente regista Tim Miller che si è fatto notare per il suo politicamente scorretto “DEADPOOL” e che dimostra di avere grande padronanza della macchina da presa.
Qui apporta ben poche novità a quanto già conosciamo e abbiamo amato della saga e non sono pochi i richiami sopratutto al secondo capitolo “TERMINATOR 2 – Il Giorno Del Giudizio” (1991).
Il film è un perfetto giocattolone in stile hollywoodiano in cui sono pochi i momenti di intimità e di riflessione (sebbene sullo sfondo sono rintracciabili riferimenti alla politica americana e al problema dell’immigrazione e della clandestinità) e dove per lo più la protagonista (una credibile Natalia Reyes) è costretta a correre e fuggire, braccata dal temibile e letale Rev-9 (un tonico e nella parte Gabriel Luna).
Ciò che rende vincente questo “TERMINATOR – DESTINO OSCURO” è sì, il piacere di rivedere due dei protagonisti storici della saga, ma sopratutto come la filosofia cameroniana sia portata qui a consacrare la donna come sola e unica ragione di salvezza per l’umanità.
Vi è un’emancipazione totalizzante del ruolo della donna in questo capitolo.
Qui la donna non è più madre e quindi genitrice di colui che salverà il mondo, ma è essa stessa eroina assoluta, è lei la sola speranza per il genere umano, madre di tutti i figli futuri della Terra.
A proteggerla e condurla verso il suo destino oscuro (ma glorioso) sono assoldate altre due donne altrettanto toste che non necessitano di uomini per cavarsela: la bella e brava Mackenzie Davis (vista di recente nella commedia agrodolce “TULLY“) e la granitica Linda Hamilton, che nonostante abbia superato i 60 anni da un po’ ha una fisicità da far invidia a tutti e si autoproclama come bad-girl per eccellenza, insuperabile e inarrivabile.
Sì, c’è spazio anche per un T-800 “addomesticato” (Arnold Schwarzenegger) sul viale del tramonto che negli ultimi anni ha scelto di condurre una vita appartata e tranquilla, prendendosi cura di una famiglia e su cui grava una grande colpa.
Ci sarà il tempo di fare la cosa giusta ed espiare i propri peccati.
Egli diventa così simbolo del genere maschile che dovrebbe mettere da parte armi e smanie di conquista, ritrovare il piacere di essere padre e marito devoto e supportare la donna in questo percorso di emancipazione.
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