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Dal 5 ottobre la terza stagione di The Man in the High Castle su Prime Video, la serie che racconta la vittoria del nazismo

- 02/10/2018


“Cosa sarebbe successo se…”

Quante volte ci siamo fatti questa domanda pensando ai punti di svolta della nostra vita? Ma vi siete mai chiesti cosa sarebbe successo se anche la storia, il nostro passato, non fosse andato così come lo insegnano a scuola?

La serie tv “The man in the high Castle” (L’uomo nell’Alto Castello) non solo se lo chiede, ma lo mette in scena. E ci mette davanti ad un’ipotesi terribile, forse la più inquietante di tutte.

Cosa sarebbe accaduto se Hitler avesse vinto la seconda guerra mondiale?

The Man in the High Castle è una serie tv prodotta da Amazon Video e ispirata al romanzo “La svastica sul Sole” di Philip K. Dick. La serie, così come il romanzo, è ambientata in un passato alternativo e distopico: gli anni ’60 in USA. Non siamo però davanti agli Stati Uniti che conosciamo.

Gli USA nel mondo ucronico di The Man in The High Castle

Cartina USA The man in the high castle

La sinossi 

In questo caso, la vittoria dell’asse nazinipponico sugli alleati, ha avuto come effetto la divisione degli Stati Uniti in due parti, proprio come accadde alla Germania dopo la sua resa.

Da un lato, a est, il Grande Reich Nazista, che domina indisturbato su buona parte del pianeta, e dall’altra, a ovest, gli Stati Giapponesi del Pacifico, sotto il controllo dell’Impero. Una terza zona, chiamata “neutrale“, occupa le montagne rocciose.

Le due potenze, le uniche in grado di controllare il mondo, sono in una fase di tregua dopo gli orrori della seconda guerra mondiale (che si scoprirà essere chiusa da una bomba atomica sganciata su Washington DC, che sarà rasa al suolo), ma perennemente in stato di crisi interna per i moti di Resistenza che ne minacciano la stabilità.

A preoccupare Hitler e ad animare la resistenza sono infatti alcune pellicole che mostrano le immagini di un presente del tutto differente da quello conosciuto: bandiere americane issate sui monumenti, assalti alla base giapponese di Pearl Harbor, cittadini felici che accolgono i marines vincitori, i simboli del nazismo abbattuti. Il migliore dei mondi possibili del quale è opportuno distruggere ogni testimonianza, vera o presunta.

A dirigere il traffico di questi nastri pericolosi c’è un’entità ribattezzata “l’uomo nell’alto castello“.

Locandina The Man in The High Castle

La serie 

Alexa Davalos interpreta Juliana Crain

The Man in the High Castle è una serie complessa nella quale non è mai chiara la linea di demarcazione tra i “buoni” e i “cattivi”. Nel corso delle due stagioni finora prodotte impariamo a conoscere personaggi complessi, che affronteranno evoluzioni emotive e che lotteranno fino all’ultimo per i propri ideali.

La profondità della scrittura dei personaggi sarà però limitata da un ventaglio di interpreti non sempre all’altezza del proprio ruolo, su tutti i due protagonisti (sui quali si dipana l’intera faccenda): Alexandra Avalos (che interpreta Juliana Crain) e Luke Kleintank (Joe Smith), che sono però compensati dalle valide prove attoriali di Rufus Sewell (L’Obergruppenführer John Smith) e Rupert Evans (Frank Frink, fidanzato di Juliana).

Una puntata dopo l’altra, lo spettatore si approprierà di una realtà alternativa alla propria. Sarà curioso esplorarla attraverso gli occhi dei protagonisti, alcuni presenti nella zona giapponese e altri in quella tedesca, e grazie a una costruzione meticolosa dei dialoghi si potranno ricostruire i momenti topici del trionfo di Hitler. E in più scoprirne le paranoie, le ossessioni, il corrotto e dittatoriale sistema politico costruito attorno al Reich.

Si tratta di un modo completamente nuovo di concepire una serie tv: non si tratta di fantascienza, scenari apocalittici o sci-fi o  ma di una revisione storica tanto credibile quanto inquietante, non dissimile da ciò che depositiamo nell’abisso delle nostre paure: la mancanza di libertà, un regime politico totalitario, la follia ariana compiuta e risolta, l’imposizione di un pensiero unico.

Vedere ad esempio San Francisco (sotto il dominio giapponese) come una città grigia, desolata e sconfitta smuove senz’altro sentimenti contrastanti, così come ritrovare gli Stati Uniti e il sogno americano ridotti ad un flebile ricordo generazionale prebellico è la resa inesorabile del mondo ad un destino di terrore.

Un fotogramma di The Man in The High Castle

Dove eravamo rimasti (rischio spoiler!)

Juliana Crain, grazie al contributo del Ministro Tagomi (che grazie alla meditazione riesce a viaggiare tra le due realtà parallele) e all‘Ispettore Kido, riesce a consegnare nelle mani dell’Obergruppenführer John Smith un filmato in cui si prova che i giapponesi sono in possesso di un arsenale sufficiente a contrastare il folle piano del Cancelliere Heussman (padre di Joe Blake) di distruggere Tokio con la bomba atomica, per riportare il mondo sotto l’egida di un’unica razza.

Mentre il piano di Heussman è così sabotato dall’interno, Smith dimostra che dietro all’avvelenamento e alla morte del führer Hitler c’è proprio il Cancelliere, in un progetto ordito segretamente insieme all’Obergruppenführer Heydrich.

Se da un lato Smith è osannato come eroe del Reich da Himmler e dalle alte sfere naziste a Berlino, oltreoceano suo figlio Thomas, dopo aver scoperto di essere affetto da una patologia degenerativa, si consegna spontaneamente alla polizia sanitaria del Reich sotto gli occhi disperati di sua madre.

Juliana, nel frattempo, raggiunge la zona neutrale dove trova L’uomo dall’Alto Castello che le rivela di essere proprio lei la chiave di tutta la storia, l’unica donna presente in tutti i filmati del multiverso alternativo, e la sola a poter salvare il mondo da un nuovo, definitivo conflitto che avrebbe decretato la fine dell’America e dell’umanità stessa. Subito dopo la confessione, l’Uomo le rivela che sua sorella Trudy (uccisa nel primo episodio della prima stagione) in realtà è viva. Le due donne si abbracciano con la consapevolezza che non saranno più sole.

Rufus Sewell / John Smith

Le anticipazioni della terza stagione

La terza stagione si basa su alcuni capitoli del sequel mai realizzato di “La svastica sul sole“.

Nei primi episodi l’Obergruppenführer John Smith (Rufus Sewell) scopre l’esistenza degli universi alternativi attraverso una sorta di wormhole nascosto sottoterra, e a questo fa seguito la decisione di invaderli per esportare il nazismo anche lì.

Sarà anche il momento in cui L’Uomo dell’Alto Castello dovrà decidere se rimanere nell’ombra oppure porsi a capo della Resistenza. L’introduzione di un nuovo personaggio, Wyatt, in fuga dall’Irlanda e poco propenso a prendere una posizione netta sul suo futuro sarà importante per Juliana per riflettere sulla realtà storica in corso e sul bisogno di cambiamento, e coinvolgerà l’uomo nella Resistenza.

La ragazza continuerà ad essere fondamentale per decidere le sorti del mondo: scoperto anche l’anomalo stargate si troverà davanti ad un atroce dilemma, la cui soluzione potrà non piacere ai nazisti.

Quando e dove?

The Man in The High Castle è una serie originale Amazon Video. La terza serie sarà disponibile per intero a partire da venerdì 5 ottobre, mentre una quarta stagione è già prevista per il 2019. L’ideatore è Frank Spotnitz, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense, già noto nel mondo delle serie tv per essere stato sceneggiatore di X-Files e ricoprire il ruolo di showrunner ne “I Medici”.

La sigla

La sigla è ricca di simbolismi e fa uso dello strumento delle proiezioni (di grande importanza anche nella serie) per sovrapporre una realtà fittizia al mondo conosciuto. E così dai bombardieri aerei cadono soldati come lacrime dei presidenti scolpiti sul monte Rushmore, e sull’aquila dalla testa bianca, simbolo nazionale degli Stati Uniti, si proietta l’aquila nera del Reich. Simbolismi inquietanti di uno scenario fortunatamente irrealistico. La canzone è “Edelweiss”, canto patriottico, nella versione dolente e malinconica di Jeanette Olsson.

 

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Sono nato in Puglia, terra di ulivi e mare, e oggi mi divido tra la città Eterna e la città Unica che mi ha visto nascere. La scrittura per me è disciplina, bellezza e cultura, per questo nella vita revisiono testi e mi occupo di editing. Su BL Magazine coordino la linea editoriale e mi occupo di raccontare i diritti umani e i diritti lgbt+ nel mondo... e mi distraggo scrivendo di cultura e spettacolo!

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