Valak è un demone desideroso di fare la drag queen. Si traveste da suora credendo di partecipare ai casting per SISTER ACT 3 e invece si ritrova suo malgrado a recitare in questo film, THE NUN.
Anni ’50. Un inquietante suicidio in un isolato convento della Romania. Padre Burke e la novizia suor Irene vengono mandati a indagare sulle forze oscure che albergano tra quelle mura.
Ben presto scopriranno di non essere soli e che un terribile demone, Valak, ha deciso di giocare con loro…
Terzo spin off dell’universo creato da James Wan e del suo THE CONJURING, questo THE NUN – ve lo dico subito – è il peggiore dell’intera saga.
Inevitabile quindi che esso precipiti nell’angolo di #LumierePerdonali !
Partiamo dalla sceneggiatura. Se le premesse possono anche essere interessanti, dopo i primi 15 minuti la trama perde di ogni credibilità e i personaggi, appena abbozzati, si muovono senza alcun senso tra corridoi bui, verso la morte, verso il pericolo e poi… non muoiono!
Oltre il volto noto dell’emaciata e imbronciata Taissa Farmiga ( vedi la serie antologica American Horror Story ) che offre una buona prova, troviamo un prete dalla faccia da duro che vedremmo più volentieri in un porno, l’attore Demián Bichir.
Assieme a loro ecco comparire il tanto bello quanto inutile Jonas Bloquet che interpreta “il francese”.
Non solo a esso sono relegate le scene più patetiche e sopra le righe dello script, ma qui in Italia hanno ben pensato di farlo doppiare da uno che ha la voce di un ragazzino sfigato.
Avete presente quel momento in cui conoscete un uomo aitante e possente e poi apre bocca e sembra abbia la voce di una cassiera? Ecco, stesso trauma. Stesso pessimismo cosmico.
Ma a deludere più di tutti è lei/lui: il demone Valak.
Premesso che pare per l’appunto un travestito e invece sotto il cerone si cela la spigolosa e androgina Bonnie Aarons. la “Suor Maria Nervosetta” Valak più che spaventare e avere dei piani diabolici, pare voglia solo divertirsi un po’.
Non si spiegherebbe infatti del perché sepellire vivo padre Burke e poi lasciare che suora Irene riesca a intuire dove sia seppellito ( recidere il cordoncino col campanellino pareva difficile per uno spirito maligno) e – ma guarda un po’? – trovi propriò lì vicino alla bara una pala. Ci mancava solo che l’aiutasse a scavare!
Per metà del film “Suor Maria Posseduta” Valak fa la timida e non si mostra.
Lascia la scena a un bambino indemoniato – l’ennesimo – che se la prende con padre Burke ( rivincita delle violenze subite dai minori da parte degli uomini di chiesa? ).
Poi ecco che compare come un’ombra che aleggia sulle pareti prima di entrare dentro uno specchio (che fantasia!) e nell’ultima mezz’ora di film da spirito diventa magicamente un’entita corporea e tangibile che ha preso lezioni di arti marziali.
Sorvolo sull’imbarazzante finale dove il bene trionfa sul male: la morale della favola pare sia “non ingoiare, ma sputa bene, dritto in faccia”.
Certo le scenografie sono meravigliose e anche la fotografia ha il suo perché , ma l’originalità lascia posto alla prevedibilità di una storia in cui si comincia a sbadigliare dopo soli 30 minuti.
Ci si spaventa, ma a fatica. Giusto il tempo che non ti cali la palpebra.
La cosa che più mi inquieta è che THE NUN, costato poco più di 20 milioni, nella sola prima settimana di programmazione negli States abbia incassato ben 100 milioni. Cifra destinata a triplicarsi. Mediocri produttori penseranno a un possibile sequel? “Suor Maria Psicopatica” Valak calcherà il palco di Las Vegas?