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TONYA (2017)

- 30/03/2018


Voto 6e1/2

Nonostante un’infanzia difficile – un padre assente e una madre severa e feroce – e un matrimonio disastroso con Jeff Gillooly, Tonya Harding negli anni ‘90 divenne una delle migliori pattinatrici su ghiaccio al mondo.
Nel ‘91 eseguì il suo primo triplo axel ai Campionati nazionali statunitensi.
Amata e odiata dal pubblico non è mai stata apprezzata dalle giurie per il suo temperamento e per la sua presentazione un po’ rozza.
Ma è nel 1994 che i riflettori si concentrarono su di lei, non tanto per la sua partecipazione ai Giochi olimpici invernali quanto per la sua presunta collaborazione ai danni dell’atleta e collega Nancy Kerrigan, aggredita pochi giorni prima da uno sconosciuto che l’aveva colpita al ginocchio con una mazza durante i suoi allenamenti.

Craig Gillespie, regista di origini australiane che ha esordito nel 2007 col titolo LARS E UNA RAGAZZA TUTTA SUA e di cui ricordo con molte perplessità quel FRIGHT NIGHT- Il Vampiro Della Porta Accanto (2011) remake sbiadito di quel gioiello del terrore che è stato AMMAZZAVAMPIRI del 1985; si cimenta con un film a metà strada tra il biopic e una divertita quanto cinica messinscena.
Non a caso la storia si apre con un avviso:
Tratto da interviste assolutamente vere, totalmente contradditorie e prive di qualsiasi ironia con Tonya Harding e Jeff Gillooly”.

In realtà la storia (vera) ha tanto di quel materiale incendiario e sopra le righe e dei personaggi così assurdi che l’elemento ironico è quasi impossibile evitarlo.
Non solo la sgraziata e iraconda Tonya Harding ma sia la madre, LaVona, che l’ex marito Jeff e il braccio destro di lui, Shawn, sembrano venire fuori dalla sceneggiatura di una qualunque commedia americana.

Il film trova la sua forza proprio nel cast e in particolare nelle spettacolari performance di due bravi attrici. Da una parte abbiamo una Allison Janney in stato di grazia che, nel ruolo di una delle madri più odiose mai viste al cinema, veste il suo ruolo con la giusta dose di ruvidezza e cinismo e ha visto premiata la sua interpretazione con tutti i premi possibili.

E poi vi è lei, la giovane e brava e bella Margot Robbie. Fattasi notare nel 2013 nel film di Scorsese THE WOLF OF WALL STREET, nel 2016 veste i panni della folle e seducente Harley Quinn, amante del Jocker-Leto, nel film SUICIDE SQUAD, ed è a oggi l’unico elemento interessante che rende piacevole la visione di quel filmetto.
Ma è con questo titolo che si impone all’attenzione di tutti e ne viene riconosciuta anche la straordinaria bravura ( la preparazione di lei davanti allo specchio in una delle scene finali e poi quella che la vede pregare il giudice di cambiare la sentenza, sono esempio lampante della sua credibilità ).
Margot Robbie non si è aggiudicata l’oscar ma si è imposta sicuramente tra tante attrici molto più famose di lei.

Menzione speciale per un colonna sonora tutta rock. Peccato per quegli effetti speciali in cui si tenta maldestramente di sovrapporre il viso della Margot al corpo fatto in digitale: sono tante le scene (splendide riprese, sia chiaro) in cui la telecamera segue la pattinatrice nelle sue storiche esibizioni sul ghiaccio e ogni volta è davvero irritante notare questo elemento che va a sporcare irrimediabilmente tutto il lavoro fatto.
Da non perdere nei titoli di coda stralci delle reali interviste ai protagonisti di questo tragicomico fatto di cronaca.

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Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.

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