Julio e Tenoch, diciasettenni, sono amici inseparabili.
Ad un matrimonio fanno la conoscenza di Louisa, una trentenne sposata.
Col recondito desiderio di portarsela a letto, i due ragazzi invitano la donna a fare un viaggio verso una bellissima spiaggia, chiamata “La Boca del Cielo”.
Dopo una certa titubanza la donna accetta.
Il viaggio riserverà non poche sorprese e i due ragazzi dovranno lasciarsi alle spalle i piaceri dell’adolescenza.
Alfonso Cuaròn (vedi anche il recente GRAVITY, 2013) diresse nel 2001 questo film di formazione che guarda malinconicamente, ma anche cinicamente, ai ricordi della giovinezza.
I due protagonisti del film, lungo il loro viaggio verso una spiaggia paradisiaca, dovranno affrontare la verità del loro legame: un rapporto fatto di piccole meschinità e rivalità e invidie e bugie, tipiche di quell’età.
Ma è anche un confrontarsi con la propria interiorità.
A fare ora da giudice e ora da pacere, ora da miccia incandescente e ora da oggetto conteso/condiviso, è la sensuale Louisa che dietro tanta sfrontatezza e ilarità e voglia di vivere porta il peso dei suoi drammi interiori.
La cinepresa resta affascinata dai paesaggi incontaminati del Messico e dai suoi colori. Ma la nota più interessante è la presenza di una voce narrante estranea ai fatti narrati ma “onnisciente” che di tanto in tanto spezza lo scorrere dell’azione per svelare particolari intimi del passato o del privato dei protagonisti (e anche di quelli secondari) o riflette su fatti di cronaca e/o curiosità dei paesi che andremo a “visitare”.
Questo taglio quasi documentaristico conferisce maggiore credibilità all’intera opera.
Il film è poi impreziosito dalla partecipazione di giovani volti del cinema latino – oggi decisamente più famosi – che possiedono freschezza e onestà: dalla bella Maribel Verdù (vedi “VIZI DI FAMIGLIA” e “IL LABIRINTO DEL FAUNO”) fino al bravo e sensuale Gael Garcia Bernal (vedi “AMORES PERROS”, “LA MALA EDUCATION” e “L’ARTE DEL SOGNO”).